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Alessandra Mammì per Dago-Art
E' ancora lunga la strada per le ragazze creative. L'arte come la guerra è ancora una roba per maschi. I dati cantano. Nei musei contemporanei la prevalenza della creatività virile è schiacchiante.
Un esempio per tutti: la Tate Modern (nata in tempi in cui la parità avrebbe dovuto essere un dato acquisito), vantauna collezione firmata all'86 per cento da artisti maschi e solo per il 14 % donne. Se poi si contano le opere si va di male in peggio: 96% contro il 4%. E di poco consola il fatto che i lavori di mano femminile siano stati praticamente tutti acquistati a partire dal 2008. Chi lo vede come positivo segnale di un crescente interesse del mercato e del museo verso le donne artiste , non ci spiega come mai il numero delle opere maschili è cresciuto da 144 a 743 mentre quelle femminili son passate solo da 71 a 155.
Neanche in patria le cose vanno meglio. Al Maxxi, che deve la sua collezione quasi completamente all'anno della sua fondazione, il rapporto è 73% a 27%.
Al Mart dove la collezione è anche dovuta non solo ad acquisti ma anche a prestiti richiesti dalla direzione del museo (femminile peraltro: Gabriella Belli prima e Cristiana Collu dopo) le cose vanno anche peggio ( 88% contro il 12%).
Nel Castello di Rivoli primo museo d'arte contemporanea nato nel nostro paese il rapporto si ferma al 33% di presenze femminile tutte o quasi acquisite negli ultimi cinque anni.In numeri assoluti:108 i lavori di artisti e solo 54 di artiste.
Dati sconcertanti emersi da una ricerca dello IULM di Milano che segnalano peraltro come la fantasia nel caso delle acquisizioni femminili sia davvero scarsa. Sempre le solite 4o intime: Louise Bourgeois, Marina Abramovic, Cindy Sherman.. fantastiche autrici spesso però rappresentate con pochi insufficienti esempi della più celebrata maturità. A differenza dei maschi che soprattutto nel caso delle super star vedono documentato l'intero arco della carriera, compresi spesso gli incerti e faticosi inizi o i tromboni e ripetitivi esiti.
Le donne invece o bucano lo schermo da sole, o certo nessun museo le aiuterà a farlo. Su di loro non si rischiano volentieri i budget, da vive, giobvani e vitali fanno paura e generano sospetti, si preferisce semmai rivalutarle in tarda età o meglio post- mortem come figure eccezionali da tirar fuori dal cono d'ombra. Spesso grazie a mostre e cataloghi firmati dalla mano e dall'acuto acuto intuito di un curatore nato uomo.
THIS IS WHAT A FEMINIST LOOKS LIKE TRACEY EMIN
Cosa grave perchè di artiste eccezionali è pieno il mondo. E ancor più grave perché omette, dimentica, trascura e censura la capacità delle donne di costruire immaginario. Il quale a volte è molto più potente della guerra. E forse per questo i maschi se lo tengono stretto. Nell'arte come nel cinema, roba da maschi anche quello.
Dati tratti da : http://www.corriere.it/reportages/cultura/2014/donne_arte/
L’arte delle donne – Le artiste nelle collezioni museali contemporanee è un progetto nato nell’ambito del Dipartimento in Arti e Media dell’Università IULM di Milano e coordinato da Vincenzo Trione, direttore del Dipartimento?La ricerca è curata da Anna Luigia De Simone, ricercatore in storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Arti, turismo e mercati -IULM
con la collaborazione di Lucrezia Di Donfrancesco Giulia Gregnanin e Anna Zuliani studentesse del Corso di Laurea Magistrale.
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