DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
STORMZY SUPERPROTETTO SUL PALCO. UNA GIOVANE INCINTA DI 8 MESI PUGNALATA A MORTE
Antonello Guerrera per la Repubblica
Solo poche ore prima il 25enne rapper di Croydon, Michael Ebenazer Kwadjo Omari Owuo Jr. detto "Stormzy", aveva incendiato il celebre festival musicale inglese di Glastonbury urlando "Fuck Boris Johnson!" ma soprattutto indossando un "giubbotto anti-accoltellamento" con i colori della bandiera britannica "Union Jack" disegnato dal misterioso street artist Banksy.
Sabato pomeriggio, sempre a Croydon, periferia a sud di Londra, Kelly Mary Fauvrelle, una donna di 26 anni all' ottavo mese di gravidanza, è stata brutalmente accoltellata in casa: lei è morta mentre i soccorritori sono riusciti a far partorire il bambino quando la madre era ancora in fin di vita. Ma il piccolo resta gravissimo e secondo i medici difficilmente sopravviverà.
È l' ultima tragedia di una Londra sempre più afflitta da un'epidemia di lame e coltelli, soprattutto tra giovanissimi, anche se per l' omicidio della povera Kelly Mary sono stati arrestati un 29enne e un 37enne. Proprio poche ore dopo la storica performance di Stormzy col suo giubbetto anti-coltello, venerdì sera, salutata come la prima di un britannico nero nello "slot" più importante di Glastonbury, a Londra ci sono stati altri accoltellamenti. Ovviamente Stormzy non c' entra nulla.
Ma, oltre a Kelly Mary, nel weekend sono state accoltellate a morte altre tre persone a Londra: un 18enne in strada all' alba di ieri a Walworth, periferia sud-est della capitale; sabato sera, invece, è stato ucciso un 56enne a Brixton durante una rissa e infine un ventenne a Newham, periferia est.
I numeri sono oramai agghiaccianti: è il quinto anno di fila che a Londra crescono gli episodi di accoltellamenti e nel 2019 siamo già a quota 68 omicidi, mentre su scala nazionale il computo ha sfondato quota cento.
Lo scorso gennaio, a Leyton (sempre a Londra est), era stato ammazzato il 14enne Jaden Moodie, la vittima più giovane quest' anno. Perciò il sindaco della capitale Sadiq Khan è da tempo sotto accusa, anche del presidente americano Donald Trump, che non perde occasione di attaccarlo sulla sicurezza dopo le critiche del sindaco musulmano verso le sue politiche "razziste e islamofobe".
Nel frattempo ieri si è saputo che 340mila persone hanno abbandonato Londra tra giugno 2017 e giugno 2018 per trasferirsi altrove. È il record negativo di sempre: per il costo della vita, certo. Ma anche la prospettiva di far crescere i propri figli in alcune periferie avrà certamente influito.
L'UOMO NO-LOGO DIVENUTO BRAND
Francesco Bonami per Robinson – la Repubblica
E se Banksy fosse solo un poveraccio invelenito contro il mondo dell' arte che alla fin fine lo considera alla stregua di un fenomeno folcloristico passeggero? Una sorta di Unabomber del contemporaneo, come quel folle matematico americano che negli anni Novanta, da una baracca sperduta nei boschi dove si era rifugiato, mandava pacchi bomba a sconosciuti che considerava diabolici responsabili del degrado del mondo.
Ora, grazie a Dio, Banksy non fa male a una mosca e quindi, se è contento lui della sua oramai prevedibile sceneggiata, faccia pure. Il pubblico generalista sembra trovarlo ancora divertente e fa la fila per vedere le mostre autorizzate o meno dall' anonimo maestro. Ma un po' a noia sta venendo, anche perché la sua vena rivoluzionaria che vuole mettere in braghe di tela il sistema e il mercato dell' arte, con il suo farsi paladino delle disgrazie e delle ingiustizie del mondo, sta diventando sempre più fiacca.
Non solo: Banksy non ha inventato nulla di nuovo. Nel 1985, sette donne mascherate come delle scimmie lanciarono il gruppo delle Guerrilla Girls a New York, protestando contro un mondo dell' arte governato da soli maschi. Da allora sono sempre state attive e anonime, anche se a volte un po' pedanti. Hanno davvero inventato qualcosa, un movimento, un linguaggio, un' immagine. Cosa che Banksy non ha mai fatto.
Il suo segno grafico è vecchio e strausato, anche se sempre efficace. Tuttavia non è farina del suo sacco, ma del mondo della grafica. Il fatto poi che Banksy abbia il coraggio di lamentarsi che i curatori della Biennale di Venezia non lo abbiano mai preso in considerazione è abbastanza comico. È come se Julian Assange si lamentasse di non essere mai stato invitato all' insediamento dei presidenti degli Stati Uniti.
Pur vivendo e proliferando grazie alla sua assenza, Banksy è un vero presenzialista. Nell' ultimo anno lo troviamo come il prezzemolo dovunque, dai musei alle case d' asta fino, appunto, alla Biennale. Bisogna però chiedersi come mai un fenomeno molto marginale come lui sia riuscito a conquistare l' immaginario collettivo. È un po' la stessa domanda che ci facciamo davanti al populismo politico rampante. I due fenomeni non sono così diversi. Entrambi raccolgono la stanchezza della gente davanti a due sistemi, quello politico e quello dell' arte, diventati incomprensibili ed elitari.
Banksy, come il populismo, semplifica il linguaggio, i problemi e veste i panni sempreverdi del Robin Hood. Il populista politico non può permettersi di essere anonimo, deve metterci la faccia, ma come Banksy, a lungo andare, diventa l' imitazione di se stesso. Tecnicamente e creativamente Banksy non ha nessun talento, se non quello di riuscire a non farsi mai vedere. È uno Zorro o un Batman dell' arte contemporanea con una differenza sostanziale. Di Zorro e Batman conosciamo l' identità ed è questa informazione che ci fa divertire. Se non si sapesse mai la vera identità dei due eroi, anche loro ci verrebbero a noia dopo un po'. Si sono fatte tante supposizioni su chi sia Banksy, ma nessuna di queste è stata mai davvero affascinante. Tant' è che pochi si ricordano chi siano state le persone sospettate di "banksismo".
BANKSY PARLAMENTO DI SCIMMIEBANKSY PARIGI 3
Il paradosso è che Banksy, che fa finta di non esistere, esiste sempre di più, mentre l' artista che lui vorrebbe interpretare non è mai esistito. Di che artista si tratta? Di quello disinteressato al mercato, alla fama e al successo. L' artista che crea per le masse, portavoce di una creatività collettiva immaginaria. La gente è affascinata dalle immagini di Banksy, per quanto banali, perché sono il frutto di quello su cui si è sempre basata tutta la storia dell' arte: il gesto e l' idea individuale destinate a un altro individuo, lo spettatore.
L' arte di massa esiste perché la massa è fatta di singole persone. Ma non esiste il contrario: una massa di persone che creano una singola opera d' arte, possono contribuire a costruirla, ma non a concepirla. Il fallimento invisibile di Banksy sta nel non voler essere quello che invece è: una persona come tutte le altre, con un nome e un cognome, che però a questo punto non è neanche troppo interessante sapere quale sia, non essendo più nemmeno divertenti le gesta griffate di un semiartista diventato tarocco di se stesso.
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