DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Emanuela Gamba per “la Repubblica”
La doppietta è un lusso che hanno potuto permettersi in pochi, e quei pochi sono gente speciale Valentino Mazzola e José Mourinho, Luis Figo e Roberto Baggio, Omar Sivori e Roberto Mancini (lui ha fatto doppietta al quadrato: c’è riuscito sia da giocatore sia da allenatore, è l’unico) e naturalmente il più grande di tutti, Diego Armando Maradona. Uno soltanto ha trasformato il double ( è il termine tecnico più appropriato, quello che usano gli inglesi che in queste cose sono lessicalmente inappuntabili) in treble, ovvero l’Inter del 2010: in tutta onestà, chi avrebbe immaginato che nel giro di cinque l’epica di quella storia avrebbe già avuto l’opportunità di aggiornarsi?
Ultimamente sembra più facile: ci sono state cinque doppiette negli ultimi ventotto anni (e stiamo andando per la sesta), quando invece ce ne furono appena tre nei precedenti 65, cioè a partire dal 1922, quando venne inventata la Coppa Italia e la vinse il Vado. La Juventus può essere la prima a collezionare tre double, ma anche la prima a vincere per la decima volta il secondo trofeo nazionale e magari chiedere di potersi appuntare sul petto un simbolo che attesti il primato, tipo una stelletta d’argento, proprio nell’anno in cui torneranno sulle maglie bianconere le tre stelle d’oro dei 31 scudetti, in virtù della precisa volontà del nuovo sponsor tecnico, l’Adidas. Cosa non si fa in nome del marketing.
Roma Inter finale di coppa italia
Non esistono invece pecette che ricordino le rare annate in cui una squadra ha dominato tutto e tutti, altrimenti il primo ad apporsela sarebbe stato il Torino, il Grande Torino, che nel 1943 inanellò il primo dei suoi cinque scudetti e l’unica Coppa Italia possibile. Sempre sfigato, il Toro: alla ripresa delle attività dopo la seconda Guerra Mondiale, la coppa venne sospesa e poi ripristinata solamente nel 1958, altrimenti è assai probabile che la più forte squadra italiana di ogni tempo avrebbe fatto man bassa.
La doppietta appartiene a squadre non banali, e non potrebbe essere diversamente. La Juve del 1960, quella di Sivori, Charles e Boniperti: a quell’epoca la Coppa si giocava a settembre, alla vigilia della nuova stagione, ma tecnicamente era la coda di quella vecchia. Il Napoli di Maradona, nel 1987, che è stata in definitiva la prima formazione a farcela nell’era moderna.
La Juventus del 1995, la prima di Lippi, quella che di fatto segnò una svolta nel nostro calcio: sfiorò un minitriplete perdendo la finale di Coppa Uefa contro il Parma, che a sua volta fu secondo sia in Coppa Italia sia in campionato realizzando una sorta di tripletta al contrario. La Lazio del 2000, quella con Mancini in campo, che nel giro di quattro giorni conquistò lo scudetto mentre la Juve affogava nelle pozzanghere di Perugia e poi resistette all’Inter a San Siro.
L’Inter del 2006, quella con Mancini in panchina, che vinse la Coppa nei tempi canonici ma seppe dello scudetto soltanto in estate inoltrata, dopo che la Juve venne spedita in serie B a causa di Moggi e Giraudo e il Milan declassato dal secondo posto. Esistono dunque anche le doppiette a tavolino, per quanto legittime.
L’Inter del 2010, la più bella della storia, quella di Mourinho e del triplete, la squadra che venne spremuta in nome di una stagione memorabile: la netta sensazione è che alla Juve di Allegri non succederà lo stesso, sempre ammesso che la Lazio prima e il Barcellona poi non riducano un’annata formidabile alla banalità di un successo e basta. Ma l’altra sensazione è che questa Juve non abbia nulla di banale.
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