spalletti allegri

CALCIO DOTTO - SPALLETTI AMMETTE: 'SONO OSSESSIONATO DALLA VITTORIA, LA ROMA È OSSESSIONATA'. UNA PICCOLA FRASE DI SALAH CREA UNA REAZIONE CHE OSSESSIONA TUTTA LA CITTÀ. POTREBBE ESSERE LA SVOLTA DELLA LORO STAGIONE, E CHISSÀ DELLE LORO VITE. MA A UN CERTO PUNTO LA PAROLA VIRALE COMINCIA A SUONARE FESSA, ALIAS VUOTA, O STANCA

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DZEKO SALAHDZEKO SALAH

Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia

 

Le parole possono fondare o divorare l’esistenza. Dipende da come le usi. Dalla tua scelta di come raccontarti quello che sei e quello che ti capita dipende quello che sarai e quello che ti capiterà. Dipenderà la tua buona o cattiva stella.  Dipenderanno i tuoi umori, dipenderà il destino. E’ un’applicazione elementare ma spesso invisibile, piantata sotto traccia nella giungla barocca del credersi qualcuno o qualcosa.

 

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Estraila, usala e chiuderanno per fallimento chiese, guaritori e psicoanalisti. La parola, per sua natura, è virale. Nel bene e nel male. Si propaga come la luce e come il cancro. T’illumina e ti ammala. Nell’era del web e dei social la sua velocità di propagazione è moltiplicata. Ci sono parole più di altre predisposte alla viralità.

 

Un esempio recente? Lo troviamo in casa Roma. Un timido egiziano di poche parole, Mohamed Salah, rilascia un’intervista all’Equipe, e definisce il suo allenatore, Luciano Spalletti, “ossessionato dalla vittoria”. La frase viene ripresa e rilanciata in tutti i siti.

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Alla prima conferenza stampa di Spalletti, il giornalista di turno (i giornalisti sono per definizione gli untori della parola virale, non si sa se più struggenti o grotteschi nel credersi soggetti elaboranti e non invece quello che sono realmente, strumenti passivi e inconsapevoli della potenza fondante e divorante della parola) slaccia la fatidica domanda: “Lei, Spalletti, si sente ossessionato dalla vittoria?”.

 

E’ “ossessione” la parole chiave, la parola che chiava, nel senso che apre le porte, penetra nei chips delle teste e li piega al suo diktat. A Spalletti piace questo sentirsi definire “ossessionato”. “Si, ha ragione Salah, sono ossessionato”. E rilancia. “La Roma è ossessionata”. La frittata è fatta. Una gigantesca omelette. Si diffonde la voce. Si salvi chi può.

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La Roma è ossessionata. I suoi giocatori sono ossessionati. Antonio Rudiger, intervistato da Sky: “Anch’io sono ossessionato” (in questo caso gioca a favore anche l’assonanza tra l’italiano e l’inglese “obsessed”). Tutta Trigoria è permeata di ossessione. La città a seguire. E sapete una cosa? A dirsi ossessionati, allenatore e giocatori della Roma lo diventeranno veramente. Il che s’immagina potrebbe essere la svolta della loro stagione, e chissà delle loro vite. Avete visto cos’ha combinato un timido e mite egiziano di poche ma decisive parole, fin lì conosciuto solo per le sue eccentriche e meravigliose volate palla al piede?

spallettispalletti

 

La Roma adesso, dipende dalla propagazione e dalla forza del contagio, potrebbe giocarsela alla pari con la Juve, che i suoi slogan viroidi e viriloidi ce li ha da sempre, incarnati dai suoi rinnovabili soldatini verniciati di bianconero. Megafoni ubbidienti. Arrivano alla Juventus e dopo una settimana già arruolati. “Vincere non è la cosa più importante, è l’unica cosa che conta”.

 

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I più vecchi sono alla testa della missione. Bonucci è uno dei più attivi, anche per le sue posture marziali e lo sguardo da tenebra. “Alla Juve non può succedere che sbagli due volte di seguito”. Buffon l’aveva detto con toni meno marziali. C’è un solo difetto in tutto questo meccanismo. Una sola possibile incrinatura. Lo scetticismo della ragione combinato all’usura del tempo. Quando la parola virale comincia a suonare fessa, alias vuota, o stanca. Come una moneta falsa.

Romanisti ora e juventini sempre si augurano il più tardi possibile.