DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
Caro Aldo, lei parlando dei tennisti più forti di sempre cita Nadal e Djokovic, dimenticandosi di Federer. Lapsus o intenzionale?
Risposta di Aldo Cazzullo
Caro Adriano, lasciamo perdere le simpatie personali, e cerchiamo di essere, per quanto possibile, oggettivi. Roger Federer è stato il giocatore che più di ogni altro nella storia del tennis ha concentrato nella stessa persona talento, forza, bellezza. Questo lo rende unico. Il più grande. Vedere giocare Federer era uno spettacolo estetico ed emotivo non paragonabile a nessun altro.
aldo cazzullo foto di bacco (4)
(...)
Non a caso, Federer ha conquistato venti Slam (traguardo pazzesco, mai riuscito a nessuno prima di lui); ma Nadal ne ha vinti ventidue, e Djokovic ventiquattro. (Per quanto riguarda la loro rivalità, Djokovic ha vinto 30 incontri, Nadal 29; ma il bilancio delle finali Slam è 5 a 4 per Nadal).
È vero che Federer ha cinque anni più di Nadal e sei più di Djokovic, e quindi ha perso qualche match nella fase declinante della carriera; ma il discorso si può rovesciare, perché all’inizio ha affrontato nel pieno della maturità giocatori in teoria ancora acerbi.
Perché allora il più grande non è stato anche il più forte?
Ci sono ragioni tecniche: il gioco aggressivo e d’attacco di Federer è poco adatto alla terra rossa; non a caso Roger ha vinto a Parigi una volta sola e non ha mai vinto a Roma. Inoltre, nel tennis moderno il rovescio a una mano, per quanto incomparabilmente più elegante sul piano estetico — e quello di Federer era perfetto —, può essere uno svantaggio rispetto al rovescio a due mani, meno bello ma più solido.
Il resto lo fa la testa. Federer è stato certo un combattente; ma non con la mostruosa intensità fisica e mentale di Nadal e Djokovic. Nadal è uno che, quando stava bene, sulla terra era tecnicamente imbattibile. Djokovic è uno che gioca i punti decisivi meglio di quelli normali; mentre talora — non sempre — sui punti decisivi a Federer è tremato un po’ il braccio.
Sul piano umano, fuori dal campo sono tutti e tre persone educatissime e gentilissime (in campo Djokovic lo è un po’ meno). Per intenderci, sono molto più disponibili di certi panchinari tatuati visti in Nazionale. Ma Federer è un dio; Nadal è Prometeo che ruba il fuoco agli dei per portarlo agli uomini; Djokovic è un lupo serbo, sempre pronto a sbranare. Almeno fino a quando non è arrivato Carlitos Alcaraz.
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