maurizio cattelan

CATTELAN, UN CESSO D'ARTISTA - L’INAUGURAZIONE DEL WATER CLOSET D'ORO AL GUGGENHEIM E’ RIMANDATA A SETTEMBRE: “LE PROVOCAZIONI SONO COME BOMBE MOLOTOV: FUNZIONANO SOLO UNA VOLTA SU DIECI”

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Vincenzo Trione per “la Lettura - il Corriere della Sera”

 

MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

Bluff o talento? Equivoco creato dai mercanti o voce eccentrica? Furbo stratega della comunicazione o autentico artista? Le domande che ci accompagnano dinanzi a questa sorta di enigma dell' arte contemporanea sono sempre le medesime.

 

Maurizio Cattelan, dunque. Siamo di fronte a una personalità difficile da decifrare, le cui opere hanno spesso scandalizzato, alimentato dibattiti, raggiunto quotazioni elevate. Ma cosa si nasconde dietro questa patina mediatica?

 

Ne abbiamo discusso con lo stesso artista padovano, che ha preferito rispondere alle domande de «la Lettura» per iscritto via email.

 

L' occasione per la nostra conversazione a distanza è rappresentata da alcuni eventi. Dopo aver annunciato il ritiro dal mondo dell' arte (nel 2011), Cattelan è ritornato su quella decisione.

 

Ha accettato di farsi filmare nella sua quotidianità da Maura Axelrod per un docufilm, Be Right Back , che è stato appena presentato al Tribeca Festival di New York. Inoltre, nelle prossime settimane, esporrà un igienico d' oro in un bagno del Guggenheim di New York: per un anno quella scultura potrà essere contemplata e usata dai visitatori del museo.

 

AMERICA, IL WC CATTELANAMERICA, IL WC CATTELAN

Infine, nell' ambito di Manifesta XI, Cattelan ci consegnerà un piccolo miracolo: farà camminare l' ex atleta paralimpica Edith Wolf-Hunkeler sulle acque del lago di Zurigo grazie a un ingranaggio collegato alla sua carrozzella.

 

Dietro questi «giochi» si cela un manierista del XXI secolo, regista di un teatro dell' artificio segnato da colpi di scena, autore di opere che appaiono quasi ingenue, eppure determinano imbarazzo. Sono esercizi governati dalla tecnica dello straniamento.

 

Cattelan sposta alcune icone dal loro ambiente abituale, caricandole di un senso imprevisto. Assume elementi ovvi e marginali che tratta secondo una prospettiva anticonvenzionale. Evidenti i rimandi: Duchamp, Warhol, Toscani. In linea con la lezione duchampiana, Cattelan pensa l' opera d' arte come una partita a scacchi, in cui ogni mossa deve disattendere le aspettative dell' avversario.

 

MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

Egli, tuttavia, immette nella dimensione concettuale la componente dell' incanto. Distante da ogni freddezza impersonale, insegue disorientamenti: effettua spostamenti contestuali. Attento a salvaguardare la leggibilità delle sue opere, tenta argute dislocazioni percettive. Disegnando i contorni di un neo-dadaismo meraviglioso, con sottigliezza ragiona per paradossi. Nel ricorrere a ingegnose boutade , trasforma le sue intemperanze in oggetti con una forte evidenza plastica, recuperando (anche) la tradizione delle pratiche fondate sull' utilizzo della cera per modellare «doppi» inquietanti, altamente verosimili.

 

Non senza assonanze warholiane, Cattelan sceglie oggetti legati alla quotidianità, ma anche figure epocali (Hitler, Giovanni Paolo II). I suoi non sono ready made asettici. Estroso, egli altera, modifica. A volte dilata; altre rimpicciolisce; altre volte ancora impreziosisce.

 

Sapiente nell' abbandonarsi ai motti di spirito, concepisce ogni sua «uscita» come una finzione. Sempre capace di difendere l' immediatezza comunicativa, forse memore delle profanazioni di Oliviero Toscani, ordina un catalogo di feticci e di «manifestazioni estetiche», di prodigi e di sberleffi. Trovate assurde e ammiccanti. Che, senza lasciare trasparire inquietudini, incuriosiscono. E divertono.

CATTELANCATTELAN

 

Alcuni esempi. Cattelan trasferisce in una discarica siciliana la scritta «Hollywood» che figura sulla collina di Los Angeles. Sospende con cinghie al soffitto del Museo di Rivoli un cavallo imbalsamato. Rende piccoli - e sbeffeggia - alcuni personaggi storici. Non di rado dà vita a situazioni impertinenti, sperimentando mutamenti di scala. Ingrandisce certe «occorrenze». O le miniaturizza.

 

Come quando trasforma se stesso in un lillipuziano: Pierino irrequieto che, in un' edizione della Biennale, si aggirava su un triciclo telecomandato; folletto smaliziato che provava a evadere dalle stanze di un museo di Rotterdam, per riapparire poi in un' altra stanza di quel museo.

 

La sintesi di questa filosofia è nell' installazione presentata al Guggenheim nel 2011, un assemblage delle maquette di tutte le opere di Cattelan. Ma anche in alcuni suoi gesti pubblici: l' annuncio dell' uscita dall' artworld ; l' attuale ripensamento; infine l' abile costruzione di se stesso come divo, sempre al centro del dibattito nei media, eppure schivo e riservato.

 

«Del poeta il fin la meraviglia...», potrebbe ripetere Cattelan, richiamandosi allo scrittore seicentesco Giovan Battista Marino. Il suo obiettivo: lo stupore. Il sortilegio. Lo choc. Concetti che alludono all' inatteso, all' inaudito, all' imprevedibile. Come scosse, che scuotono e disarticolano il canto delle sirene della quotidianità.

 

HIM CATTELANHIM CATTELAN

Muoveremmo dalle sue fonti. Che rapporto ha con la storia dell' arte?

«Non ho mai pensato all' arte come storia. Pensi alla Cappella Sistina: non appartiene a un tempo preciso. Nonostante questo, arriverà un giorno in cui certe opere, che adesso giudichiamo pilastri fondamentali della nostra cultura, non avranno più senso di esistere, come i monumenti celebrativi che vengono abbattuti alla fine di una dittatura».

 

La ricerca dell' incantamento è al centro della sua avventura. L' arte come sorpresa, come disorientamento.

«L' arte è come uno strano ristorante un po' malfamato, pieno di camerieri invadenti che ti portano solo piatti che non hai mai ordinato e che raramente sono di tuo gusto».

 

oliviero toscanioliviero toscani

La pratica della citazione differita è stata spesso utilizzata da lei. Che significato ha per lei oggi ritornare a «Fountain» di Duchamp (1917)? Non ritiene che portare oggi un igienico in un museo rischi di essere una provocazione fine a se stessa?

«Secondo me, quel che può essere ridotto a un concetto chiaro è già artisticamente morto. Di sicuro quello del Guggenheim è un lavoro in dialogo con tante suggestioni. Ma ho guardato più al design dei sanitari che alla storia dell' arte! A me interessa il problema della fruizione: entri nel museo, fai la coda e ti ritrovi di fronte all' opera. Un momento di spiritualità. Raramente veniamo lasciati da soli con le opere: ovunque c' è qualcuno che ti controlla e ti disturba».

 

Ho sempre considerato Oliviero Toscani come un suo implicito riferimento. Ha esercitato qualche influenza su di lei?

«Nei primi anni Novanta mi hanno colpito soprattutto gli attivisti di Greenpeace che, per sensibilizzare verso cause nobili come la caccia ai cetacei, rischiavano la vita: anche per questo le loro campagne erano forti. Toscani è riuscito a portare il dibattito sociale sui cartelloni stradali in modo efficace».

 

Altre fonti. Il cinema. Che ruolo ha nel suo universo immaginario?

«Mi affascina come forma di intrattenimento collettivo: come tanti, sono entrato in un cinema molto prima di entrare in un museo. Oggi vado spesso al cinema, e ancora più spesso accendo Netflix. Mi incuriosisce il mestiere del regista: mi piacerebbe essere in grado di gestire le immagini in movimento. Ma è una mia grande mancanza: riesco a pensare solo in tre dimensioni, il tempo e le sequenze non mi appartengono».

Marcel DuchampMarcel Duchamp

 

Recentemente le è stato dedicato un film-documentario, «Be Right Back». Perché ha accettato di farsi «spiare»?

«Negli anni in cui mi sono distaccato dal mondo dell' arte, mi sono permesso alcune libertà. Ad esempio, ho detto di sì a Maura Axelrod, una producer di documentari soprattutto su zone di guerra.

 

Pur mantenendomi a distanza, ho accettato di aprire la porta di casa mia: non sono stato coinvolto né nella produzione né come autore. Alla fine, credo di essere diventato il pretesto per parlare di certe contraddizioni del sistema dell' arte, nello stesso modo in cui Maura avrebbe potuto raccontare le contraddizioni di una guerra».

 

Cosa ha fatto in questi anni, dopo l' antologica del Guggenheim?

«Sono stato il classico pensionato che non sa tenere le mani al suo posto e insiste per aggiustarti il rubinetto del bagno. Sono stato abbastanza impegnato, e felice di esserlo: Family Business, un piccolo spazio indipendente a Chelsea; il magazine "Toiletpaper"; la mostra da me curata a Torino ( Shit and Die ); le collaborazioni con il design a Milano».

maurizio cattelanmaurizio cattelan

 

La decisione di smettere di fare arte ha rivelato un sincero bisogno o è stato anch' esso un gesto artistico?

«Non si può stare fermi su un punto per tutta la vita: a volte, la scelta di non agire è più importante della scelta di fare qualcosa. In quel periodo stavo andando alla deriva, galleggiavo sulla superficie di una pianificazione giornaliera, insensibile a tutto ciò che mi circondava.

 

Situazioni drastiche richiedono misure drastiche. Ho deciso di prendermi una pausa. Poi, arriva il giorno in cui la scelta di fare qualcosa diventa più importante della scelta del non fare niente. E così ricominci».

 

Perciò ha deciso di tornare a fare l' artista.

«Finché sei nel mondo dell' arte, anche se non fai nulla di eccellente, nessuno ti dice: "Ma come mai non lavori più come prima?". L’ozio è consentito solo se rimani all' interno del recinto. Una volta che ne sei uscito il tuo "non lavorare" desta sospetti. Ma non è questa la ragione del mio ritorno. Ora sono curioso di vedere cosa accadrà».

 

Che relazione esiste tra la sua attività «propriamente» artistica e le sue frequenti incursioni nel design, nella pubblicità, nei videoclip, nella curatela di mostre?

maurizio cattelan  maurizio cattelan

«Sarebbe come chiedere al padre di una famiglia numerosa che relazione c' è tra i suoi figli. Che dire: spero che non litighino per l' eredità!».

 

La varietà come strategia. Diversamente da molti artisti, lei tende a procedere non per cicli ma per momenti isolati. Come si spiega questa scelta?

«Lascio che siano gli storici dell'arte a sezionare in periodi e in cicli le opere degli artisti. Non pretendo di saperlo fare sugli altri. Non riuscirei mai a farlo su me stesso».

 

Veniamo alla scultura del Guggenheim. Utilizzare l' oro per realizzare un igienico è anche un modo per evocare l' idea dell' artista come re Mida?

«Più che altro è un modo per ricordare che tutti prima o poi ci metteremo a sedere su quella tazza. Così come è certo che tutti saremo infilati in una bara, e poco importerà quanto è costata».

 

maurizio cattelan love galleri perrotin 2010maurizio cattelan love galleri perrotin 2010

Frequente, nella sua poetica, il ricorso a tecniche come lo straniamento, la miniaturizzazione, l' ingigantimento.

«È come cucinare una cena improvvisata per gli amici senza poter fare la spesa: apri il frigo e cerchi di preparare la migliore pietanza nel miglior modo possibile con quello che hai a disposizione. Nessuna tecnica può assicurarti un buon risultato. Credo sia interessante trovare i "perché" più che i "come"».

 

Le sue opere si danno innanzitutto come motti di spirito, come choc visivi.

«Ho sempre creduto all' ironia come a un modo critico per opporsi ai fanatismi: la comicità è come un' ombra diabolica di sospetto che appare ai piedi di ogni proclamazione di verità assoluta».

CATTELAN WC D OROCATTELAN WC D ORO

 

Il suo lavoro sembra poco sensibile alle tematiche civili. Ritiene che arte e politica debbano restare territori lontani?

«L' ho imparato a Torino, nel 2014, quando ho organizzato Shit and Die : libera Chiesa in libero Stato, diceva Cavour. È altrettanto vero per l' arte. La funzione dell' artista al massimo è quella di dire "in futuro faremo così". Egli non deve mai dire: "Dobbiamo farlo adesso!". Quello dovrebbe essere il mestiere del politico».

 

Molti critici la indicano come un simbolo della crisi dell' arte del nostro tempo.

«Ognuno è libero di avere le proprie opinioni. C' è chi dice che l' arte contemporanea sia finita. Io penso che solo il tempo saprà spiegarci per quali ragioni una determinata fase storica si sia conclusa. Comunque, succederà tra molti anni: non abbiamo ancora capito con certezza le ragioni della caduta dell' Impero romano».

 

Il suo «Hitler» è stato appena battuto all' asta per 17 milioni di dollari. Che rapporto ha con il mercato e con le quotazioni delle sue opere?

«Mostre, istituzioni e mercato sono collegati tra loro in una catena indissolubile. Negli ultimi anni la domanda si è espansa a macchia d' olio; e sono nati nuovi modi di intendere il collezionismo. Questa trasformazione ha portato a un turnover sempre più veloce, un po' come accade nella moda. L' arte è diventata uno status symbol , ma non ha perso la sua aura. Le idee che scaturiscono dagli artisti sono per tutti e gratis. Anche le mie».

 

Un' ultima domanda. Perché è stata rimandata l' inaugurazione della sua preziosa opera al Guggenheim? Abbiamo la sensazione che il suo ritorno nel mondo dell' arte possa essere un' altra trovata, un' altra provocazione.

MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

«Stiamo cercando disperatamente un idraulico che abbia uno sturalavandini d' argento per sistemare il mio water. E poi sa, le provocazioni sono come bombe molotov: funzionano solo una volta su dieci».