DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
Si può fischiare la squadra più forte che esista, e il di lei allenatore? Si possono contestare, in casa, i campioni d’Europa e del mondo in carica, primi in campionato, con in attacco il vincitore degli ultimi due Palloni d’oro che segna più di un gol a partita, reduci da un autunno con 22 vittorie consecutive e favoriti per la conquista della prossima Champions League, visto che l’hanno iniziata vincendo (unici tra le 32 partecipanti) tutte e sei le gare della prima fase?
Se si è a Madrid, e si è tifosi del Real, evidentemente è possibile. Infatti è accaduto sabato al Bernabeu, all’inizio di Real-Deportivo (2- 0). Fischi per Ancelotti, Casillas, Benzema, tutti. Colpa di una logica flessione di rendimento a fine gennaio, della sconfitta di sette giorni prima per 4-0 nel derby con l’Atletico e della successiva festa (per i 30 anni di Ronaldo) cui i giocatori parteciparono la sera stessa.
Peccato gravissimo per la mentalità tifosa, a ogni latitudine: si perde 4-0 e si deve stare per forza in lutto, anche se sei il Real campione d’ogni cosa. Il dannatissimo clima è questo, quindi il cammino per la conquista dell’Undecima non sarà sereno: già si vocifera che se non vincessero la Champions, beh, Ancelotti rischierebbe, si sa che con Florentino Perez non è mai sbocciato l’amore, e via andare.
E’ con questo fardello di assurde negatività che il Real, però privo per molto ancora di Modric, Ramos e James Rodriguez, riprende la corsa della Champions. La più bella, la più difficile e la più ricca competizione del pianeta riparte domani con gli ottavi di finale, spalmati (purtroppo) fino al 18 marzo.
Quattro tedesche, tre inglesi, tre spagnole, due francesi, un’italiana, un’ucraina, una portoghese e una svizzera. Al solito, in palio ci sono l’Europa e un sacco di soldi, visto che in ogni edizione l’Uefa distribuisce un miliardo di premi. Vincere la Champions vale circa 100 milioni: 60 tra montepremi e market pool (solo partecipando alla prima fase si superano i 30), ma tra crescita del prestigio del marchio e partecipazioni a Supercoppa Europea e Mondiale per club si arriva a 100 senza accorgersene. E nel prossimo triennio le cifre saliranno, per via di un aumento del 30% dei ricavi per i diritti televisivi, da cui l’Uefa incasserà 1,75 miliardi di euro. Ecco perché basta la parola, Champions, per far girare la testa a chiunque.
Lo dicono tutti: è la competizione dei dettagli. Chi ne prevede di più, o ne evita meglio le trappole, prevale. Meglio però prepararsi a farlo con i migliori giocatori del mondo, come nel caso delle due favorite, Real e Bayern. Squadre da stropicciarsi gli occhi in campo e in panchina, per assoluta qualità degli interpreti e delle giocate, veri compendi del calcio moderno.
Entrambe hanno preso sberle da quattro gol di recente (da Wolfsburg e Atletico), ma si preparavano a ripartire a febbraio, quando conta davvero. Il Bayern è già decollato con gli 8 gol all’Amburgo e attende nel testacoda degli ottavi di Champions lo Shakhtar Donetsk dell’immenso Mircea Lucescu, all’ennesimo miracolo della carriera alla guida del club di un paese in guerra.
Il Real fatica di più e ha assenze pesanti: la sfida con lo Schalke non sembra priva di insidie, anche se i valori prevarranno. Il gran botto degli ottavi, già da domani, è Psg- Chelsea, Ibra contro Mourinho e Mourinho contro il mondo.
Col Psg sgonfio di quest’anno il Chelsea ha il pronostico a favore: miglior attacco fin qui (17 gol), nessuna sconfitta come Real e Porto, i Blues giocano alla Mou, cioè con fame, cattiveria tecnica e perfidia tattica, un Fabregas maiuscolo (88% dei passaggi riusciti, un mostro), il miglior portiere del mondo dopo Neuer (Courtois) e l’anima cupa di Diego Costa in attacco, insomma roba da terza favorita dopo Real e Bayern.
In City-Barcellona può annidarsi la quarta del tabellone, e potrebbe essere il Barça: gli danno tutti del matto o dell’eretico, ma Luis Enrique, ricorrendo a difesa e contropiede (tanto davanti ha Suarez-Messi-Neymar) sta gestendo al meglio il difficile tramonto della vecchia guardia (Xavi su tutti, recordman di presenze in Champions: 146) e ha infilato una serie di vittorie che neppure ai tempi di Guardiola.
CARLO ANCELOTTI - DIEGO SIMEONE
Poi, ovvio, occhio all’Atletico di Simeone. Lo scorso anno non se lo filava nessuno, ma arrivò a 90 secondi dalla vittoria finale. Le altre, con la Juventus e l’Arsenal in prima fila, attendono di capire se ci sarà spazio per un ballo a sorpresa fino in semifinale, che sarebbe bellissimo. A volte, anche nel torneo più difficile del mondo, tutti i dettagli scelgono te e insieme ci si tuffa in scorciatoie impensabili.
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