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CALCIO DOTTO - FA STRANO VEDERE LA CITTÀ CAPUT MUNDI, IN FREMENTE ATTESA DELL’ARRIVO DEL MESSIA - CHISSÀ SE QUALCUNO, AVRÀ RACCONTATO A DZEKO L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA. L’AUREOLA CHE SI TRASFORMA IN CORONA DI SPINE

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Giancarlo Dotto per Dagospia

DZEKODZEKO

 

Migliaia di tifosi a Fiumicino, altre decine di migliaia sparsi tra radio e spiagge, boccheggianti, sospesi tra il sogno e la sopravvivenza, aspettando che il Bosniaco spuntasse tra le nuvole. E, poi, una volta apparso, per nulla deludente, dentro una sagoma significativa, bionda, svettante, sorridente, tutti nel caos di pelli sudate e cuori in tumulto a scrutare e annusare, l’eventuale aureola sopra la testa e l’odore di santità sulla notevole superficie tra testa e piedi del probabile unto dall’olio del Signore. Dzeko come Batistuta, quasi quindici anni fa.

 

DZEKODZEKO

Fa strano come la città caput mundi, l’ombelico dell’impero, meta del misticismo turistico di tutto il pianeta, sia così ferma al canone proto ebraico dell’attesa messianica. L’arrivo del Messia che ti strapperà dalle vili catene dell’esistenza e ti porterà alla redenzione.

 

Chissà se qualcuno, ad esempio Pjanic, l’altro bosniaco in giallorosso, avrà raccontato all’amico Edin l’altra faccia della medaglia. L’aureola che si trasforma in corona di spine. Il selfie sulla croce. La capacità unica al mondo di una città (ancor più se massa tifosa) di degradare a oggetto di scarto l’immagine venerata fino a pochi giorni prima.

SALAHSALAHDZEKODZEKO

 

Deve saperlo il Bosniaco Unto che l’olio santo può trasformarsi a breve in fango. Batigol, con una gamba di meno, seppe andare oltre la metafisica vendetta dell’idolatra che distrugge i suoi idoli. Ma aveva alle spalle un Totti con dodici anni e non so quanti bulloni d’acciaio in meno.

 

Nessuna piazza come Roma può dare a un presunto eroe la misura esatta di quanto sia presunto e quanto eroe. Sentenze spettacolari e spesso brutali. Da Manfredini a Falcao e Totti, passando per gli Adriano, i Batista e gli Osvaldo.

SALAHSALAH

 

Molto interessante sarà capire come, in questo delirio la cui coda spesso smentisce il capo, s’inserirà Mohamed Salah, musulmano ortodosso, sbarcato a Fiumicino con tanto di moglie velata. E se fosse lui, con una meravigliosa e anche un po’ scandalosa sovversione dei canoni religiosi, il Messia?