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CICLISTI ALLO SBARAGLIO - LA TRAGEDIA DEL BELGA DEMOITIÉ, TRAVOLTO DA UNA MOTO, METTE I CORRIDORI SUL PIEDE DI GUERRA - CONTADOR: “E’ NECESSARIO UN CONTROLLO DELLE MOTO DURANTE LE CORSE” - DA SERSE COPPI A CASAROTTO: QUANTE TRAGEDIE...

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Matteo Spaziante per “Libero Quotidiano"

 

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Il ciclismo riscopre la tragedia. Antoine Demoitié non ce l' ha fatta: troppo gravi le condizioni dopo la caduta a Sainte-Marie-Cappel, al 150º km della Gand Wevelgem di domenica, sbattuto a terra dopo essere stato investito da una moto insieme ad altri quattro corridori. Una morte tanto tragica quanto evitabile.
 

Belga di Liegi, 25 anni, dopo tre stagioni con la Wallonie-Bruxelles era passato quest' anno alla Wanty Groupe Goubert, un salto di categoria importante (da una squadra Continental a una Professional, in sostanza passando dalla terza alla seconda fascia dei team), iniziando il 2016 con un terzo posto all' Etoile des Bessèges e un secondo alla Dorpenomloop Rucphen solo due settimane fa. Alla Gand Wevelgem non era certo partito per vincere, ma magari per farsi notare per il futuro. Almeno fino a quel maledetto incidente, con una moto di servizio che fa cadere Antoine insieme ad altri quattro ciclisti.

FABIO CASARTELLIFABIO CASARTELLI

 

Che le condizioni fossero gravi si era capito subito, quando, dopo un iniziale ricovero a Ypres, era stato trasferito a Lille. Poco dopo la mezzanotte ha smesso di respirare, con l' annuncio dato dal team, mentre il compagno di squadra Bill Gaetan dal suo profilo twitter, ha annunciato che sono stati donati gli organi di Demoitié: «Ha salvato tre vite: eroe fino in fondo!».

 

CASAROTTOCASAROTTO

l portavoce della Wanty Groupe Goubert, Josè Been, ha parlato dell' incidente: «Non si è trattato di un impatto ad alta velocità. C' è stata una caduta di gruppo, la moto dietro aveva una velocità moderata e ha scartato le bici a terra, ma non è riuscita ad evitare Antoine».
 

RICARDO OCHOARICARDO OCHOA

Comunque sia andata, non toglie che il ciclismo si ritrovi a dover affrontare, per l' ennesima volta, il problema della sicurezza in corsa. Troppi gli incidenti tra auto che falciano il gruppo e motociclisti distratti: per informazioni chiedere a Sagan (poi vincitore della Gand Wevelgem di domenica) e Paulinho alla scorsa Vuelta, ma anche a Fuglsang al Tour oppure a Sergent, messo ko, con conseguente rottura della clavicola, dall' auto del cambio ruote nello scorso Giro delle Fiandre dopo un folle sorpasso in curva. Il pericolo della morte in gruppo torna a farsi sentire: sono passati solo 5 anni dal terribile incidente in cui perse la vita un altro belga, Wouter Weylandt, al Giro d' Italia.

 

ISAAC GALVEZISAAC GALVEZ

Ma la lista dei deceduti è lunga, Thomas Gasparotto al Giro del Friuli 2010, Andrei Kivilev nella Parigi-Nizza 2003 (dopo la cui morte divenne obbligatorio il casco), Fabio Casartelli al Tour 1995, Ravasio al Giro 1986, per restare ai più noti. Perché poi ci sono anche quelli rimasti vittime di malori (Simpson nel Tour 1967) ma soprattutto quelli travolti in allenamento da vetture.
 

La paura in gruppo c' è, e il grido dei corridori è uno solo: serve più sicurezza. «Non ci sono parole per l' accaduto che ha travolto il nostro sport. Serve più coerenza in gara e non solo! Rip Antoine», il messaggio di Nibali. «È necessario un controllo delle moto durante le corse», il tweet di Contador, mentre Moreno Moser ha scritto «Il ciclismo sta andando in una direzione troppo pericolosa da anni, purtroppo Antoine ha pagato più degli altri. Vogliamo più sicurezza».

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