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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Paolo Ziliani per il “Fatto quotidiano”
Dicono che un grande club, vedendo Conte nervoso, nei giorni scorsi gli abbia telefonato. E dicono che Conte, adesso, si stia mostrando ancora più nervoso. Dicono...
Che Antonio Conte sia il prototipo dell’allenatore incazzoso è noto a tutti. Ad Arezzo, nell’anno del debutto, dopo l’ultima di campionato accusò la Juventus di avere perso volutamente la partita con lo Spezia salvando i liguri e mandando in C il suo Arezzo.
A Bergamo, dopo un ko col Napoli, arrivò quasi allo scontro fisico con i tifosi costringendo la società a licenziarlo. A Siena accusò i “tifosi pantofolai” di comportarsi da gufi ammonendoli a “non salire su quel cazzo di carro” in caso di promozione in Serie A. E alla Juve, in una conferenza-stampa divenuta leggenda, dopo la squalifica di 10 mesi per il calcioscommesse Conte sparò a zero su Federazione e giudici sportivi ululando il suo dolore e coniando – nell’occasione – un aggettivo che gli si appiccicò addosso come nemmeno i nuovi capelli alla capa: agghiaggiande.
ANTONIO CONTE E CARLO TAVECCHIO
Antonio Conte ha lo sbrocco facile; e a dirla tutta non vorremmo essere nei panni di Tavecchio in questi tumultuosi giorni di fine 2014. Ne sono passati 100 dalla nomina a Ct e già Conte minaccia di mollare baracca e burattini. Vengono al pettine i nodi di un accordo scellerato siglato in estate in fretta e furia e in cui le parole al vento si sono sprecate.
Schiacciata dal flop azzurro al Mondiale e dal debutto con gaffe del suo nuovo presidente (leggi: banane di Optì Poba), la Federazione si è aggrappata a Conte come un naufrago alla zattera nominandolo a capo di tutte le Nazionali, coprendolo d’oro e promettendogli di tutto e di più; a cominciare dalla più assoluta disponibilità dei club nei confronti della Nazionale, disponibilità che Conte, da allenatore, era il primo a non dare al Ct di allora (le polemiche con Prandelli per l’utilizzo eccessivo di juventini in azzurro sono cronaca di ieri).
E dunque, 100 giorni sono bastati a Conte per capire che la minestra che gli verrà passata sarà in realtà la stessa di Prandelli, di Lippi, di Donadoni. “Sicuramente non stiamo andando nel verso giusto – disse il Ct ai microfoni Rai dopo l’amichevole con l’Albania in uno sfogo inatteso che il Fatto aveva sottolineato –. Io sinceramente mi aspettavo un po’ più di partecipazione sotto tanti punti di vista. Se la Nazionale è l’ultima cosa, allora ne prendiamo atto e ci mettiamo tutti una mano sulla coscienza”.
Ricapitolando: Conte pretende un campionato piegato alle esigenze della Nazionale e a tutti scappa da ridere. “Più di così non possiamo fare”, hanno risposto i club al piagnucoloso Ct a cominciare, guarda un po’, dalla Juventus di Agnelli – che con Conte si è lasciato malissimo – e di Allegri, l’ex rivale ai tempi del Milan. Per la cronaca, la Juve è uno dei cinque club che ancora non hanno aperto le porte al Ct nel tour ecumenico che Conte sta conducendo da Milanello a Trigoria, da Cagliari a Palermo.
Intanto, Tavecchio e Beretta, le due nullità che reggono Federazione e Lega, nel tentativo di salvare capra e cavoli hanno organizzato per il giorno 16 a Milano una riunione Conte-club: dalla quale usciranno i soliti salamelecchi e le solite parole al vento, in attesa che il 2015 si apra col primo mugugno del Ct per una convocazione ostacolata o rifiutata dal club di turno. Dicono che in Figc temano un botto di fine anno. Senza cin cin.
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