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La velocista paralimpica trans Valentina Petrillo gareggerà nel circuito femminile delle Paralimpiadi di Parigi nei 100 e 400 metri. La sua intervista a Relevo.
Petrillo: «Convivo con l’invidia e la gelosia, ma sono consapevole della mia forza»
Ha dichiarato di essere felice di poter avere questa opportunità:
«Onestamente, non vedo l’ora di essere a Parigi e correre su quella bellissima pista davanti a tutto quel pubblico entusiasta. Penso che ci sarà molto più affetto per me di quanto si possa immaginare. È giusto che ognuno di noi possa esprimersi. Lo sport dovrebbe insegnarci il valore dell’inclusione e questo è fondamentale per la felicità delle persone».
Ha dovuto presentare una denuncia per diffamazione per discriminazione contro l’uguaglianza dopo aver ricevuto migliaia di insulti attraverso i social:
«Ho imparato a lasciar andare ciò che non posso controllare. Ora sono psicologicamente più forte di qualche tempo fa e questo è dovuto anche al supporto del mio psicologo. Le persone criticano sempre, per qualsiasi motivo, ed è per questo che nel mio caso è ancora più probabile che lo facciano».
Le è stata diagnosticata la sindrome di Stargardt all’età di 14 anni, che l’ha resa ipovedente. Nel 2018 ha iniziato il suo percorso di transizione ed è diventata la prima donna trans a partecipare nella categoria femminile dei Campionati Italiani Paralimpici di Atletica Leggera nel 2020. Nel 2021 ha ottenuto un quinto posto agli Europei. Tuttavia, la Federazione Italiana l’ha esclusa da Tokyo 2020 per le proteste di alcuni suoi connazionali:
«A poco a poco ho capito che bisogna convivere con l’invidia e la gelosia della gente, purtroppo, ma da parte mia sono consapevole di quello che faccio e quindi non ho nulla da temere. Posso vincere una medaglia a Parigi, ma devo fare meglio del mio record personale dello scorso anno (58.011), perché il livello è aumentato rispetto ai Mondiali 2023».
Al di là delle polemiche sportive, la sua partecipazione servirà da visibilità e ispirazione per le persone trans:
«Sì, sono assolutamente consapevole del valore sociale e culturale della mia presenza a Parigi 2024. Farò del mio meglio per essere all’altezza della situazione e ottenere un risultato sportivo di un certo valore. C’è una comunità che mi sostiene e mi guarda, ma anche quelli che non sono del mondo Lgbtq+ mi incoraggiano, perché mi vedono come un modello ispiratore e questa per me è la cosa più bella».
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