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Guglielmo Buccheri per "la Stampa"
A mettere ordine in un pallone attraversato da strane turbolenze sono ancora una volta i tribunali (sportivi). San Siro riapre per la sfida fra il Milan e l'Udinese in agenda sabato prossimo. E lo fa perchè, dopo la chiusura dello stadio da parte del giudice sportivo, la Corte di Giustizia federale ha deciso di sospendere il provvedimento disciplinare invitando la procura della Figc «all'acquisizione di ogni elemento probatorio utile ai fine della decisione...».
Niente porte chiuse per i cori anti napoletani dei tifosi rossoneri durante la gara con la Juventus a Torino, dunque. Ma giudizio rinviato perché, scrive nella sua ordinanza la corte, «l'applicazione delle sanzioni a carico delle società » in casi del genere «richiede, comunque, una valutazione concreta, in punto di fatto, della portata, dimensione, provenienza e percepibilità della manifestazione oggetto di sanzione in quanto di natura discriminatoria...».
Uscendo dai confini del semplice dispositivo, il passaggio di ieri messo in campo dai giudici, di fatto, anticipa la nuova interpretazione della norma sulla discriminazione territoriale che verrà fatta nel consiglio federale della Figc mercoledì o giovedì prossimo.
La corte, infatti, non ha deciso sul ricorso del Milan, ma nella sua ordinanza ha detto in modo chiaro che, per essere sanzionati con settori o stadi chiusi, i cori espressione di discriminazione territoriale devono essere percepiti come tali da buona parte del pubblico presente, devono avere una facile identificazione per quanto riguarda la provenienza ed una portata di rilievo.
Il verdetto sul caso dei tifosi milanisti domenica scorsa a Torino è sospeso e quando i giudici federali entreranno nel merito, sarà già in vigore l'interpretazione, chiamiamola all'insegna del buon senso, licenziata dal governo del nostro calcio a metà della prossima settimana.
Il Milan esprime «soddisfazione» per la strada scelta dalla corte di giustizia della Figc. Nelle dieci pagine di memoria difensiva l'avvocato del club Leandro Cantamessa aveva sottolineato come i cori, se effettivamente esistenti, fossero stati opera di pochi, pochissimi tifosi rossoneri e che, di quei cori, nessuno nello stadio se ne sia accorto, non l'arbitro e nemmeno gli altri due inviati della procura federale presenti a bordo campo (curioso il riferimento del legale anche al film «L'attimo fuggente» quando gli alunni seguono il professore nella protesta).
Quest'ultimo aspetto è stato sottolineato anche nell'ordinanza della corte che ha richiamato la stessa procura a nuove indagine per chiarire come mai un solo collaboratore del pm del pallone Stefano Palazzi, situato a due metri di distanza dal settore occupato dai rossoneri sulle tribune, abbia riportato a referto le espressioni discriminatorie dei milanisti.
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