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Quando lo Stato Islamico ha massacrato Parigi lo scorso 13 novembre, si è giustamente parlato di attacco alla civiltà, non solo ad innocenti esseri umani. Gli assassini hanno colpito il cuore della città, i cui musei, monumenti e luoghi antichi parlano di nobili ideali. E se ci fosse una mortale e crescente connessione fra la cultura incarnata dalle grandi città occidentali e i nefandi propositi del gruppo IS, ISIS, ISIL, Daesh, o comunque lo si voglia chiamare?
A febbraio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha formalmente redatto la lista del commercio di antichità provenienti da Siria e Iraq, ovvero uno dei modi attraverso cui si finanzia il terrorismo, e ha chiesto agli stati membri di bloccare qualsiasi transazione. Almeno la americana “Federal Bureau of Investigation” ha seguito la direttiva, infatti ad agosto ha comunicato ai mercanti d’arte che sarebbero stati perseguiti per legge, se avessero trafficato con oggetti culturali provenienti da Siria e Iraq. La FBI ha rilevato che ad alcuni cittadini statunitensi è stata offerta refurtiva di quelle zone, materiale prezioso preso in scala industriale dai terroristi nelle aree sotto il loro controllo.
Che ne è del mercato dell’arte a Londra e New York, centri che mostrano, conservano e vendono le migliori opere del pianeta? L’unità di polizia britannica che se ne occupa è al lavoro, ma da qualche tempo il budget annuale destinato a questo settore è stato tagliato.
opere d arte rubate e vendute dai jihadisti di isis
Il sindaco di Londra, Boris Johnson, ha appena detto che farà il possibile per contrastare questi “reperti di sangue”, manufatti inestimabili usati per finanziare attività violente, e il famoso archeologo Lord Colin Renfrew, sta facendo pressioni affinché il governo segua la convenzione dell’Aja del 1954 sulla protezione dei beni culturali, cioè proibire e far cessare qualsiasi atto di furto, di saccheggio o di sottrazione di beni culturali.
isis distruzione di statue museo mosul
isis distrugge tombe a mosul
isis distruzione di statue
I finanziamenti alla polizia vanno rinforzati e i trattati ripristinati ma solo il mercato dell’arte può davvero controllarsi, evitando transazioni sospette. E questo vale per le gallerie come per i privati appassionati.
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