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Enrico Currò e Luca Pagni per la Repubblica
BERLUSCONI LE GLORIE DEL MILAN E TEO TEOCOLI
Il closing di Santa Lucia, titolo cinematografico per l’annunciata cessione del Milan, avrà un prologo prosaico quanto decisivo già a inizio dicembre. Cinque giorni prima del 13, come stabilisce l’accordo, la cordata cinese dovrà assicurare che i 420 milioni da versare sono sui conti bancari in Lussemburgo, pronti per essere girati a Fininvest, magari grazie al robusto sostegno in extremis del governo di Pechino.
Questa prima ipotesi ne ha una seconda collegata: siccome le autorizzazioni sono in ritardo, la cordata cinese sta lavorando con un pool di banche a un “bridge”, un prestito temporaneo per onorare gli impegni. La soluzione è costosa in interessi, ma salva l’operazione: Berlusconi deve accettare la vendita.
Si profila però uno scenario alternativo clamoroso ed è lo stesso padrone del Milan, in campagna per il referendum costituzionale, a disegnarlo: lo manterrebbe al vertice del club con poteri rinsaldati, per costruire una squadra quasi interamente italiana.
L’idea assume sempre più i contorni di un progetto concreto, se il fondo Sino Europe non raccoglierà il denaro pattuito: rinvio del closing di almeno 6 mesi per mancata raccolta dei fondi promessi e negoziazione di un nuovo accordo, alle condizioni di Berlusconi stesso. La cui proposta diventerebbe a quel punto insindacabile: se infatti Sino Europe la rifiutasse, senza avere portato i soldi, perderebbe anche la discussa caparra di 100 milioni.
Tocca dunque ai cinesi rispettare i tempi. In caso contrario si prefigura un patto che durerà almeno fino alla fine della stagione calcistica. Sino Europe sborsa altri 100 milioni e ottiene la proroga, ma in cambio concede a Berlusconi, presidente onorario di nome, di continuare a esercitare di fatto il controllo sulle questioni di mercato e sulla tattica.
Da un simile negoziato uscirebbe un Milan analogo a quello attuale e l’ottantenne patriarca, rinvigorito nelle ambizioni politiche alle quali l’immagine calcistica è assai funzionale, riprenderebbe in mano il club, che accettò di vendere quand’era malato e su pressione di Fininvest, per puntare ai 30 titoli vinti e al ritorno in Champions. Oggi è fermo a 28 e attende speranzoso la finale di Supercoppa italiana del 23 dicembre a Doha contro la Juventus.
L’utopia del Milan giovane e italiano preparato al centro Vismara - che ha preso consistenza con Montella in panchina, con la media di 7 italiani in campo e il secondo posto – è parte integrante del piano. Se l’immalinconito e adesso infortunato Bacca dovesse partire a gennaio, la sua cessione potrebbe finanziare l’ingaggio di un centravanti italiano (Pavoletti) in concorrenza con Lapadula, anche se gli obiettivi sono i gioielli dell’Atalanta, da Conti a Caldara a Gagliardini. La vicenda è alla stretta finale.
E Sino Europe, al di là degli effettivi ritardi nelle autorizzazioni per l’espatrio dei capitali da Hong Kong, ha un solo modo per respingere le illazioni e mettere a tacere ogni sospetto sull’operazione: forte di un contratto firmato, può rivelare la composizione della cordata, soprattutto se ne fanno parte società a controllo statale.
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