“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1. LE ANOMALIE DEL FURTO DEL GUERCINO
Paolo Conti per www.corriere.it
Troppo grande, quel magnifico Guercino (293 x 184.5 centimetri) per poter pensare a un furtarello compiuto da quattro balordi. Troppo scenografico e pieno di insidie il teatro dell’operazione, una chiesa nel cuore di Modena e a due passi dal tribunale e dalla Procura.
Purtroppo il ratto della Madonna con i Santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo riporta il pensiero a tante tragedie che hanno impoverito il nostro patrimonio storico-artistico. Prima tra tutti la scomparsa della Natività del Caravaggio nel 1969 da Palermo. Un capolavoro assoluto. Sono in tanti a immaginarlo perduto per sempre. Mille congetture, un solo filo rosso su cui tutti concordano, un furto voluto dalla mafia. Sulla sua sparizione c’è spazio per mille fantasie: divorata da topi e maiali in una stalla fuori Palermo, sepolta chissà dove con cinque chili di cocaina, e si potrebbe continuare.
BOMBA FIRENZE VIA DEI GEORGOFILI
Poi torna alla mente l’attentato di via dei Georgofili a Firenze la notte del 26 maggio 1993 che porta la firma di Cosa Nostra intenzionata a diffidare lo Stato dalla «linea dura»: cinque morti, sei opere d’arte distrutte e altre decine danneggiate. E sempre nel 1993, ma a luglio, (identiche motivazioni) le bombe romane davanti a san Giovanni e san Giorgio al Velabro (una storia che risale al VI secolo).
BOMBA ALLACCADEMIA DEI GEORGOFILI MAGGIO jpeg
C’è ancora (rieccoci a Modena) il furto commissionato da Felice Maniero alla Galleria civica: riuscì a far rubare quattro opere dalla Galleria civica di Modena, tra cui il ritratto di Francesco I del Velasquez e dipinti del Correggio. E fu sempre lui a farle ritrovare, come decise con la veneratissima mandibola di sant’Antonio, trafugata dai suoi uomini nella basilica a Padova.
C’era sempre un ricatto di mezzo (lo spiegò lo stesso Maniero al Messaggero di sant’Antonio nel settembre 2011): la liberazione di suo cugino Giulio e la fine della sorveglianza per lui. ?L’arte italiana è un’eccellente (e mediaticamente sensibile) materia per mille, possibili ricatti. E il grande, splendido Guercino potrebbe trasformarsi nella preziosa pedina di chissà quale turpe, terribile, oscuro gioco criminale.
2. RUBATA TELA DEL GUERCINO. L’ALLARME? TENUTO SPENTO
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
Il valore artistico è immenso, e anche quello materiale: per Vittorio Sgarbi è «un’opera monumentale della prima maturità dell’artista, può valere tra i cinque e i sei milioni di euro». Dalla chiesa di san Vincenzo nel centralissimo corso Canalgrande a Modena è stata rubata, nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13, l’imponente tela del Guercino «Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo», datata 1639, esposta fino a pochi giorni fa a Venaria Reale a Torino.
Le sue dimensioni, 293x184,5 centimetri, fanno pensare a un furto organizzato nel dettaglio, nonostante le incognite logistiche (la chiesa è a due passi dal tribunale e dalla procura).
A scoprire il furto è stato il parroco ieri alle 13. Con tutta probabilità i ladri si sono nascosti lì in serata, «lavorando» poi indisturbati e uscendo con la tela a tarda notte. Nessun allarme ha funzionato. La ricostruzione ha provocato le accuse di Sgarbi: «Come è possibile che la soprintendenza abbia permesso che un’opera così preziosa rimanesse lì senza sicurezze?».
La Soprintendenza si sfila: «La pala era in custodia alla Curia». Il vicario generale dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola, monsignor Giacomo Morandi, puntualizza: «In realtà l’allarme in parrocchia c’era, solo che era inattivo. Era stato allestito su finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ma aveva alti costi di gestione e una volta cessati i finanziamenti è stato spento. È davvero difficile assicurare una tutela a tutto il nostro patrimonio artistico».
I piccoli centri della provincia di Modena sono da tempo nel mirino dei ladri d’arte ecclesiastica. Ma il gran colpo di Modena ha preso in contropiede anche gli inquirenti.
Sono immediatamente entrati in azione i carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale e l’opera è stata inserita nella loro banca dati, una miniera di informazioni all’avanguardia nel mondo e in contatto con tutte le principali polizie investigative. Il colpo richiama alla mente la piovosa notte del 17 ottobre 1969, quando sparì la splendida Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi del Caravaggio dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, mai più recuperata e al centro di mille ipotesi, tutte comunque legate alla mafia.
Ma chi, e perché, decide di rubare una tela famosa nel mondo e quindi, sulla carta, non commerciabile? Afferma Claudio Strinati, storico dell’arte e autore con Rossella Vodret della monografia «Guercino e la pittura emiliana del ‘600» (Marsilio, anno 2000): «Va deplorata l’assenza di un allarme, questo è indubbio. Ma la fama della tela farebbe persino pensare a un furto su commissione di un appassionato molto ricco e disposto a tutto pur di avere solo per sé quell’opera, un po’ come il capo della Spectre che nei film di 007 teneva capolavori in un sommergibile.
A meno che non ci sia sotto un qualche ricatto, come avvenne sicuramente per il Caravaggio». E Strinati conclude aggiungendo un dettaglio storico-artistico interessante: «Il duca di Modena pagò per quel quadro al Guercino trecento ducatoni. Perché appaiono tre figure principali, e ai tempi si compensava l’autore calcolando, appunto, le figure».
L’ipotesi del possibile ricatto, immaginata da Claudio Strinati, trova d’accordo il generale Roberto Conforti, dal 1991 al 2002 alla guida del Comando speciale dei Carabinieri: «Se mai fossero degli sfaccendati, possiamo aspettarci il peggio, cioè la distruzione dell’opera e la sua sezione in più parti, con i vari personaggi ridotti a piccole tele. Ridotto così, quel capolavoro potrebbe trovare facilmente la via del mercato clandestino.
Un’altra possibilità è che la tela venga dirottata su piazze lontane, mettiamo l’Estremo Oriente, dove il controllo è più difficile. Ma non mi sembra inverosimile, e aggiungo purtroppo, l’ipotesi di un furto a scopo di ricatto. Felice Maniero fece rubare la mandibola di sant’Antonio per costringere lo Stato a liberare suo cugino Giulio e a revocare la misura di sorveglianza a suo carico. E lo stesso decise con i quattro quadri sottratti proprio a Modena, alla Galleria civica. Poi tutto venne ritrovato...». Chi ha rubato quel Guercino, e perché? Domanda solo in apparenza banale e scontata. Ma non lo è.
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