DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Schlein, diffido di chi si crede eterno, no al terzo mandato
(ANSA) "Diffido dei politici che si ritengono eterni e che non prendono mai in considerazione che qualcuno dopo il loro lavoro possa proseguire in un altro modo". Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a DiMartedì, su La7. Poi, parlando di Vincenzo de Luca, "noi siamo contrari al terzo mandato, non è un giudizio di valore, abbiamo sostenuto il lavoro prezioso fatto in questi anni Campania ma le assicuro adesso è il momento di guardare avanti e costruire un'alternativa. Prima del consenso viene il buonsenso di costruire un'alternativa secondo le regole che ci siamo dati e che valgono per tutti".
Schlein,lo spostamento che preme a Salvini è il suo agli Interni
(ANSA) - "L'unico spostamento che interessa a Salvini è il suo al ministro degli interni. Meloni sarà ricordata come quella che quando era al governo non c'era un treno che arrivava puntuale". Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a DiMartedì, su La7.
Schlein, Pd unito, al lavoro per mandare a casa il governo
VINCENZO DE LUCA VS ELLY SCHLEIN - ILLUSTRAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO
(ANSA) "Abbiamo lavorato, mai uniti come prima come Pd, e ci interessa solo costruire l'alternativa alla destra e non avremo fatto mai abbastanza finché non avremo mandato a casa questo governo. Il nostro avversario è questa destra". Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a DiMartedì, su La7.
Schlein, l'idea di scudo penale è davvero inaccettabile
(ANSA) "L'idea di scudo penale è davvero inaccettabile. In una democrazia anche chi ha il controllo della forza è sottoposto al controllo della magistratura. Sosteniamo le forze dell'ordine, ma con lo scudo penale fai passare l'idea che ciascuno può fare tutto ed è un'idea pericolosa". Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a DiMartedì, su La7.
LA «SFINGE» DE LUCA JR, IN PERENNE FUORIGIOCO TRA PAPÀ E PD
Marco Demarco per il "Corriere della Sera" – Estratti
Si sa che la realtà avversa si può sopportare solo a piccole dosi. E com’è, allora, che Piero De Luca, il primogenito del governatore più «ostrica» della storia repubblicana, non scalcia né sbotta? Al massimo dice di essere impegnato «come un ambasciatore» a fare la spola tra il Nazareno e Santa Lucia, per vincere a Roma contro Meloni e per non perdere la Regione in Campania. Il suo è un caso nel caso. Quasi la metafora di un partito bloccato a metà tra radicalismo e opportunismo, tra aspirazioni meritocratiche e familismo.
Giugno 2023. Piero non è più vicecapogruppo del Pd alla Camera. Il partito di Elly Schlein, in lotta con i cacicchi, lo declassa a segretario dell’ufficio di presidenza, ruolo poco più che di servizio, perché è figlio del più cacicco dei cacicchi: Vincenzo De Luca, deciso a candidarsi per la terza volta contro la volontà della segretaria e del suo entourage. Tutti gli altri al vertice del gruppo vengono confermati, lui no. «Una scelta ad personam», tuona l’ex ministro Vincenzo Amendola.
(...)
Novembre 2024. Stefano Bonaccini, capo della corrente riformista Energia popolare di cui Piero è coordinatore nazionale, a cui fa riferimento anche il padre quando non è all’assalto del Pd, cambia idea sul terzo mandato. Dunque anche sull’opportunità che vi si insista in Campania. «C’è una legge nazionale — dichiara — che prescrive un limite a due.
Io, come noto, l’avrei anche cambiata. Ma è ovvio che le leggi si rispettano». Per De Luca padre è un tiro mancino. Per De Luca figlio, terzomandatista non rinunciatario, è una messa sulla graticola.
Gennaio 2025, venerdì scorso.
Vincenzo De Luca conferma l’intenzione di ricandidarsi, a meno che non arrivi l’alt della Consulta. E senza preoccuparsi dell’inevitabile imbarazzo provocato al figlio, manda a quel paese Bonaccini, ormai europarlamentare e presidente Pd.
«Mi stanno facendo notare che l’ex presidente dell’Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo…», allude nella conferenza stampa con cui ha riaperto le ostilità con Schlein, Ruotolo, Sarracino e tutti gli altri che nella segreteria Pd di lui proprio non vogliono saperne. Le «anime morte», li chiama.
Dal partito, dalla corrente, dal padre.
(…) Una recente e acuta ricostruzione del conflitto Nazareno-Santa Lucia ha ricondotto a tre le condizioni che De Luca padre potrebbe porre per ritirarsi in buon ordine: consentirgli di dire la sua sulla successione alla Regione, favorire un suo ritorno, da sindaco, a Salerno, e sarebbe la quinta volta in un trentennio; e non dover trovarsi di fronte a veti sulla ricandidatura del figlio. Non sgombrare il campo da un possibile, ennesimo, fuorigioco fischiato ai danni di Piero sarebbe, per il Pd, più che un azzardo arbitrale, un azzardo elettorale. A proposito di realtà irriducibile.
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