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ARTE CRIMINALE – IL DOCUMENTARIO SKY “FOLLOW THE PAINTINGS” SVELA IL TRAFFICO IN NERO DELLE OPERE D’ARTE: UN MERCATO DA 58 MILIARDI – UN BUSINESS COSTRUITO PER CHI VUOLE RICICLARE SOLDI O SPOSTARE CAPITALI SENZA FARSI NOTARE DAL FISCO – L’INCREDIBILE CASO DEL FONDO “DYONISOS”

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Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

 

Opere al nero. Capolavori del passato e del presente; veri, verosimili o presunti. Oggetti di un desiderio che non conosce più freni, tra starlette di moda e maestri del Rinascimento che competono nello strappare quotazioni da record, contesi da ricchi vecchi e nuovi. E non soltanto da loro. Perché questa bolla mondiale senza precedenti alimenta anche appetiti spregiudicati, che si tratti di speculatori, di evasori o di soggetti criminali pronti a sfruttare le eccezioni di un mercato da 58 miliardi di euro dove il valore è effimero o può essere tagliato su misura.

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Un business costruito sulla bellezza e prosperato in un silenzio che sa di omertà, perfetto per chi vuole spostare capitali senza farsi notare. A squarciare questa tela opaca provvede Follow the paintings, documentario realizzato da tre giovani esordienti con gusto dell’immagine e fiuto investigativo: un progetto di Francesca Sironi, Alberto Gottardo e Paolo Fantauzzi che Sky ha scoperto nella prima edizione dei Dig Awards, il premio internazionale del giornalismo d’inchiesta, e prodotto, decidendo di mandarlo in onda domenica alle 23.15 su tre canali del network.

 

Il film attraversa la quotidianità delle case d’asta e delle fiere d’élite per ricostruire due incursioni malavitose imponenti, che paiono non essere casi limite ma tracce di un fiume carsico gonfio di denaro. Ci sono gli interessi nelle gallerie contestati a Massimo Carminati e Gennaro Mockbel, protagonisti delle cronache giudiziarie e attivissimi nell’allestire collezioni nella Roma bene.

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Ma c’è soprattutto l’incredibile saga del primo fondo d’investimento mondiale esclusivamente dedicato all’arte: Dyonisos è un trust dal blasone nobile, con sede legale in Lussemburgo, titolarità di una fiduciaria di Lugano, tele depositate nella Banca Rothschild e certificazione di Ernst & Young.

 

Il capitale a bilancio era di 185 milioni di euro. Un colosso ideato da Franco De Matteis, per decenni intermediario di successo e già consigliere di quel Lorenzo Sanz che con il Real Madrid dominava i campionati. De Matteis si mostra per la prima volta nel film. Indossa canottiera e ciabatte, in perfetto stile Fantozzi, ed esibisce le foto dei suoi 90 tesori: Canaletto, Dürer, Parmigianino, Dalì, Luca Giordano, Bembo. Oggi sono tutti sotto sequestro, dopo l’intervento delle autorità lussemburghesi: i periti sostengono che la quotazione è stata gonfiata di milleduecento volte e i dipinti valgono soltanto 150mila euro.

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«La documentazione sembrava una presa in giro.  C’erano contratti manoscritti che dicevano: “Noi rimettiamo al fondo questi quadri in cambio di una casa a Buenos Aires, un auto e un cappotto”. Mai visto nulla del genere», spiegano Moritz Gspann e Gaston Stein, gli avvocati che la Corte di Giustizia del Granducato ha incaricato di sbrogliare la vicenda. Non è un gioco di prestigio, ma un castello di carte costruito con sapienza.

 

«Servono una certa energia e fantasia criminali per mettere in piedi uno strumento finanziario che secondo noi non ha nessuna ragione di esistere», dichiarano gli arbitri del tribunale lussemburghese. Il modello di marketing è quello sperimentato nel 2011: si prende un’opera di origine incerta e si organizza una vernissage a Castel Sant’Angelo, con tanto di patrocinio del sovrintendente, annunciando il “Parmigianino ritrovato”.

 

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Così l’evento ne sancisce l’attribuzione e fa decollare la stima. La proprietà è del solito Dionysos. La mostra è curata dal professore Maurizio Marini, esperto del Seicento scomparso nello stesso anno. Marini però era anche l’amministratore del fondo e, allo stesso tempo, il certificatore che decretava il valore del patrimonio. Un conflitto di interessi da oltre cento milioni che nessuno ha segnalato, fino all’entrata in scena della magistratura.

 

La storia potrebbe finire qui. Se non fosse che decine di quadri passati dalle mani robuste di De Matteis sono stati al centro della più importante inchiesta sul riciclaggio mafioso nell’arte. Nel catalogo dell’operazione Metallica ci sono anche un paio di presunti Modigliani, usati dalla ‘ndrangheta per ripulire soldi sporchi, transitati da un bar della periferia milanese alla galleria veneziana San Marco.

 

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Il mercante che ha trattato questa collezione era Sergio Landonio. Oggi il nome dice poco. Ma è stato su tutte le prime pagine quando nell’aprile 2002 un aereo si schiantò contro il grattacielo del Pirellone. Ai comandi c’era Luigi Fasulo, imprenditore dispera- to perché si riteneva truffato da Landonio in una compravendita di opere contemporanee.

 

Dionysos ha fatto scuola. Nel 2009 è stato il primo fondo del genere, oggi se ne contano più di settanta. Si ripropone la stessa domanda, quella del valore dell’arte. Questione antica, mai stata così attuale. Perché, come spiega il critico Antonio Pivetta, «un quadro può essere comprato a uno e venduto a mille. Nessun altro prodotto, neppure la droga, neppure i rifiuti nucleari può dare gli stessi utili». Per Andrea Bellini, direttore del Centre d’Art Contemporain di Ginevra, «il sistema dell’arte è costruito su speculatori e galleristi spesso con pochi scrupoli che condizionano le aste e attraverso una manipolazione precisa riescono a fare alzare i prezzi».

 

Anche uno dei maestri dell’Arte povera, Michelangelo Pistoletto, usa la stessa definizione e parla di “sistema”: «C’è un inquinamento nel senso che si trasforma l’artista e la libertà dell’atto artistico in un servizio a un sistema che è speculativo. La libertà è diventata rappresentazione di un liberalismo economico». Un salto nel buio che provoca la negazione dell’arte, perché ne occulta persino la visione.

 

Follow the paintings si chiude davanti alle porte blindate degli immessi caveau del porto franco di Ginevra, dove si custodiscono migliaia di capolavori d’ogni epoca, acquistati e rivenduti in transazioni finanziarie senza muoversi da lì. E senza mai venire esposti.