
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”
I tremila tifosi che alle tre del mattino della domenica hanno affollato l'aeroporto di Capodichino per incoraggiare Higuain e compagni non hanno cancellato l'amarezza di Maurizio Sarri alle prese con l'interrogativo che affolla i pensieri di una città: cosa lascerà nel cuore e nella mente del Napoli la sottile batosta dello Stadium?
«Se riusciamo a fare un ragionamento razionale una sconfitta così, determinata da un episodio, ci regalerà solo più convinzione. Ma non sempre la razionalità prevale: bisognerà vedere la prossima partita», il commento preoccupato dell' allenatore. Il calendario non dà tregua al Napoli: giovedì la trasferta in casa del Villarreal, lunedì l'incrocio al San Paolo con il Milan, poi ancora gli spagnoli in casa e la trasferta con la Fiorentina. Quattro esami in 12 giorni lunghi, palpitanti, decisivi.
Ma come si riparte dopo un sabato così doloroso, che riapre la discussione sulla maturità e la personalità del Napoli? «Rimanendo fortemente equilibrati, analizzando la sconfitta e mettendoci subito dopo una pietra sopra», dice Sarri in versione psicologo. Per fortuna l'ambiente, facile alle fibrillazioni, ha reagito bene. «I nostri tifosi sono fantastici, abbiamo perso ma ci hanno accolto come se avessimo vinto», il commento del capitano Hamsik.
L'interrogativo resta: il Napoli è pronto per lo scudetto? «Se vogliamo diventare grandi certe sconfitte dobbiamo farcele scivolare addosso», risponde ancora Sarri, che oggi più di ieri dribbla la parola scudetto.
«Un episodio non può cambiare la realtà. Alla fine anche la Juve ha messo un difensore per pareggiare. Segno che la squadra c'è ed è tosta. Magari siamo mancati negli ultimi venti metri: l' applicazione difensiva, quasi perfetta, ha frenato quella offensiva».
L'ennesima sconfitta allo Stadium ha un sapore amaro, non solo per come è maturata, ma per quanto il Napoli ha fatto vedere: chiedeva faccia tosta e follia l'allenatore e invece i suoi uomini non hanno quasi mai provato davvero a vincere e i suoi leader, soprattutto Higuain a Hamsik, si sono rimpiccioliti.
Questione di personalità, verrebbe da dire. Al di là del passo falso con l' Inter in Coppa Italia, i partenopei hanno racimolato un solo punto senza segnare neppure un gol negli ultimi due scontri diretti con le big: 0-0 al San Paolo contro la Roma e l' 1-0 nella tana della Juve. Ma non è il momento di deprimersi.
Chi lo scudetto lo ha vinto con la maglia azzurra incoraggia Sarri senza risparmiare qualche critica costruttiva: «Nell' ultima mezzora potevamo osare di più per provare a colpire la Juve orfana di Chiellini e senza più Bonucci. E se il pari sarebbe stato più giusto, la sconfitta non cambia niente. Il cammino è lungo, la distanza minima e il secondo posto quasi un vantaggio perché toglie pressione», l' analisi sincera di Giuseppe Bruscolotti, 511 partite nel Napoli, protagonista del primo scudetto nell' 87. Careca, il centravanti del secondo titolo, è addirittura più ottimista: «Siamo stati superiori alla Juve, alla fine possiamo vincere». Canta Napoli, la corsa continua.
2 - GAZZETTA: "SARRI E QUELLE FRECCIATE A DE LAURENTIIS, CHE DELUSIONE PER IL MERCATO INVERNALE. SPUNTA UNA FRASE EMBLEMATICA NEL POST GARA DI TORINO"
La Gazzetta dello Sport scrive su Maurizio Sarri: "C’è qualcosa che non ha convinto nelle dichiarazioni post partita di Maurizio Sarri. Parole che hanno aperto alla discussione: possibile che l’allenatore del Napoli abbia lanciato un messaggio di resa esaltando la forza dell’avversario? Nemmeno a parlarne. “La Juve è di un’altra categoria, alla lunga il miglior fatturato potrà fare la differenza”.
È questa la frase pronunciata dal tecnico dopo la sconfitta dello Stadium, che ha destato qualche perplessità. Ma la questione è di tutt’altra natura. In effetti non è la prima volta che Sarri punta il dito sulla differenza di gestione delle due società. Quelle parole hanno un destinatario, Aurelio De Laurentiis, il presidente che poco prima di Natale aveva promesso al mondo intero che avrebbe regalato al suo allenatore due top player.
A fine gennaio, a Castelvolturno, sono arrivati due giocatori: Alberto Grassi, dall’Atalanta, un giovane centrocampista di 21 anni, con poco meno di 20 presenze in serie A e, dunque, un acquisto per il futuro; e Vasco Regini, difensore di medio livello, dalla Sampdoria. Giocatori che sicuramente non rappresentano i rinforzi che avrebbe voluto Sarri e che il presidente, invece, gli ha propinato al termine di un mercato caratterizzato dalle sue chiacchiere più che dalla concretezza.
“Con questi acquisti, vuol dire che la società ha inteso confermare il programma della scorsa estate, cioè, una stagione di crescita, senza precisi traguardi”, disse l’allenatore al termine del calciomercato. E quando ha discusso ancora una volta la questione fatturati, è stato per chiarire nuovamente che proprio la qualità dell’organico alla fine potrebbe pesare sulla lotta per lo scudetto"
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