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“NON E’ TUTTO SCHIFO DI QUESTA ROMA” – DOTTO: "CON BIANDA E CORIC, L’EMOTIVO UNDER E IL VAGO KLUIVERT SI DOVEVA FARE IL SALTO DI QUALITÀ PER AVVICINARE LA JUVE, LO SENTI L’ECO DELLE RISATE? IN TANTO SFACELO DUE NOMI: ZANIOLO E RICCARDI. IL PRIMO DA QUI A UN ANNO FISSO IN NAZIONALE. L’ALTRO PORTA LA MAGLIA NUMERO DIECI E…" - DI FRANCESCO SULLA GRATICOLA MA PALLOTTA NON LO RITIENE IL PRINCIPALE RESPONSABILE DELLA CRISI...

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Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

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Non tutto è schifo, fidatevi, di questa Roma che attraversa il deserto con i flessori che saltano come tappi a ogni duna e ora la fischiano pure in sessantamila. Volenterosa e balbuziente. Ansiosa e perduta.

 

Lo so, il presente è mediocre e il futuro fa paura. Ti viene la pelle da cappone a buttare un occhio sulla palla di vetro, su quello che sarà da qui ai prossimi due anni. Svuotata in uscita, distrutta in entrata. Il meglio se n’è andato e quello che è arrivato non sappiamo ancora cos’è e quando lo sappiamo è meglio non saperlo. L’uomo di Siviglia, dal suo buio, dice anima in pena che il momento non è adesso, che bisogna aspettare e sperare, ma lui per primo sa che il guaio è fatto, la frittata gigantesca. Fa strage di cuori in città a far male l’undici della Roma sparita, da Alisson a Salah, e tanto di panchina, c’è Paredes, quanto sarebbe di questi tempi là in mezzo titolare, e c’è pure Gervinho, oggi con Cristiano Ronaldo l’attaccante più letale.

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I sopravvissuti di valore ma non di plusvalenza sono lì ancora che tirano il gruppo ma vedono la clessidra che si svuota veloce, De Rossi, Kolarov, Dzeko. I giovani sono giovani e non possono essere oggi quello che diventeranno, forse, chissà, domani. Bianda e Coric, dodici milioni di euro in due più eventuali bonus che porterebbero a venti l’assurdo.

 

«Abbiamo investito sul talento!» annunciò l’uomo di Siviglia. Kluivert ancora troppo leggero e dunque vago, Under così emotivo. In mezzo, tra i vecchi e i giovani, tante domande sospese e mediocri certezze. Florenzi, Manolas e Pellegrini non bastano a dirsi grandi. La gente è stufa e ha ragione. Si doveva fare il salto di qualità per avvicinare la Juve, lo senti l’eco delle risate? Per ritornare ai livelli della Roma pre-Monchi ci vorranno almeno due o tre mercati illuminati, a dir poco, a non sbagliare nulla.

 

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Disperare dunque? Non proprio. In tanto sfacelo due nomi, due trisillabi, sono la speranza a cui puntellarsi con tutti i gomiti e le ginocchia sbucciate. Zaniolo oggi, Riccardi domani. Il primo fa impressione. Sembra crescere ogni secondo della sua vita di calciatore. Lo vedi e un secondo dopo è già migliore. Un metro e novanta bello a guardarlo e solido a sentirlo, eleganza e potenza nello stesso incedere. Mi gioco il gatto che amo, da qui a un anno fisso in Nazionale. L’altro, il ragazzino, dico solo questo, porta la maglia numero dieci e non deve arrossire. I due insieme saranno la Roma per cui tornare a sragionare.

 

A chiudere, una preghiera a tutti i tifosi belli e brutti, non fischiate mai più Steven Nzonzi. Non sarà il mezzocampista che serviva, ma la bellezza maestosa del suo volto e ieri, in panchina, la regale malinconia sono, anche se non calcistica, grandezza da ammirare.

 

 

 

ROMA, SEI AL BIVIO

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Roberto Maida per www.corrieredellosport.it

 

Champions e plusvalenze, possibilmente non in quest’ordine. La Roma ha disegnato da 7 anni il suo progetto industriale senza mai fingere di essere qualcosa di diverso: finché non avrà lo stadio di proprietà, risultato ancora piuttosto lontano, dovrà giocare con l’import/export per mantenere uno standard elevato di competitività. Con un circolo virtuoso che facilmente diventa vizioso: se entri tra le prime quattro in campionato, vendi per finanziare i tuoi acquisti; se non fai la Champions, vendi per non sprofondare.

 

NECESSITÀ - Non saranno dunque i fischi e gli insulti dell’Olimpico, vivace nella protesta a margine della sconfitta contro il Real Madrid, a modificare la politica volutamente spregiudicata di James Pallotta, valorizzatore di professione, abituato a muovere i soldi con disinvoltura in cerca di investimenti redditizi. Aveva assicurato che entro cinque anni dal suo ingresso la Roma avrebbe vinto, come era successo ai suoi Boston Celtics nell’Nba. Non è accaduto: le stagioni trascorse in suo possesso sono già state sette e l’ottava non promette bene.

PALLOTTA MONCHI DI FRANCESCO

 

LE MOSSE - Nell’immediato, la proprietà non ritiene Di Francesco il principale responsabile della crisi di risultati (6 sconfitte su 18 tra Serie A e Champions, 12 punti in meno in campionato rispetto allo scorso anno, secondo posto in Europa invece del primo) e si rende conto che la rosa è lacunosa. Per questo Monchi, che difende l’allenatore e proverà a convincere a oltranza il padrone a non esonerarlo, pur sapendo che l’incrocio di domenica contro l’Inter di Spalletti può capovolgere le percezioni, a gennaio prenderà un paio di giocatori: un centrocampista difensivo, un mastino alla Herrera (o Samassékou) o magari un talento come Rabiot, e forse un difensore centrale, in considerazione del tunnel di negatività in cui si è cacciato Fazio.

 

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