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Monumento equestre a Domiziano–Nerva .
Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Luigi Ficacci, storico dell’arte, per Dagospia
Il parco archeologico dei Campi Flegrei è un sito incredibile: in gran parte sommerso, per gli effetti del bradisismo, fenomeno vulcanico che caratterizza quest’area della Campania fino dall’antichità, sottoponendola a una ciclica variazione dei livelli, tra terra e mare.
Oggi perciò i resti antichi del lido di Baia, le tracce dei suoi impianti stradali e portuali, i ruderi delle ville sontuose e dei colossali stabilimenti termali, si visitano a nuoto, immergendosi in tenuta subacquea.
parco archeologico di Baia Campi Flegrei
In superficie, il parco archeologico è invece ambientato in ciò che resta del paesaggio preferito dalla pittura di veduta, a partire dal secolo XVIII: avvallamenti vulcanici, avventurose successioni di vegetazione intensa e coltivazioni ordinate, emergenze di tufo giallo ocra a circondare ruderi ed architetture, in magnifici contrasti cromatici.
Il Castello Aragonese di Baia, ospita un Museo Archeologico poco noto, ma con reperti di eccezionale interesse. L’area misena fu infatti molto rilevante in epoca romana, per l’ingegneria del suo porto, articolato tra baia marina e lago interno, eccezionalmente funzionale tanto nella fase della sua destinazione militare che in quella successiva civile e commerciale.
Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Fu poi un luogo di rilevanza termale, per i suoi vapori sulfurei, che lo resero sacro alle divinità dell’Averno. Celebre per le residenze di villeggiatura di vari imperatori, che vi soggiornarono di frequente, in ville di nuova e sempre più sontuosa edificazione.
Il museo espone una spettacolare statua equestre in bronzo, di dimensione naturale, di Domiziano, un imperatore dal carattere enigmatico e solitario, che dedicò molta attenzione al golfo, costruendo quella variante della via Appia che, lungo il litorale, univa Roma a Napoli e ancora reca il suo nome.
Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Sviluppò molto l’edilizia di Baia, ma soprattutto vi costruì una sontuosa villa per i suoi frequenti soggiorni. Questo bronzo, è il più antico e completo monumento equestre imperiale, poiché risale all’ 84 – 86 dopo Cristo, mentre il Marco Aurelio del Campidoglio è di un secolo successivo.
Monumento equestre a Domiziano – Nerva
Inoltre è l’unico che rappresenta un imperatore romano in atto di assalto, col cavallo rampante. Riprende infatti intenzionalmente un leggendario modello monumentale di Alessandro Magno, mentre Marco Aurelio, nel 176 d.C., si fa rappresentare in gesto di pacificazione, col cavallo al passo da corteo, se non statico.
Il Domiziano fu ritrovato, in frammenti, solo negli anni sessanta del secolo scorso, schiacciato sotto le macerie del Sacello degli Augustali, un tempietto dedicato al culto degli imperatori romani. Proprio Domiziano ne aveva rinnovato la divinità, attribuendosene gli attributi e facendosi chiamare Signore e Dio: “dominus et deus”.
Il sacello doveva essere collassato attorno al III secolo, cioè duecento anni dopo la sua edificazione, per un terremoto e poi dimenticato. Non è stata recuperata la lancia, che verosimilmente brandiva nella mano destra, così come non vi è traccia della figura del vinto, che probabilmente in origine giaceva travolto sotto l’impeto del cavallo.
Monumento equestre a Domiziano–Nerva
Poteva rappresentare un barbaro del nord Europa, dato che l’Imperatore aveva fondato un proprio culto della personalità su vari episodi militari di conquista, tra cui alcuni successi in area germanica. Ma all’altezza del volto le tracce di una pesante sutura rivelano una modifica dell’originale che non è dovuta ai danni del crollo, ma è precedente: testimonianza preziosa di una circostanza politica.
Monumento equestre a Domiziano–Nerva
Il regno piuttosto lungo di Domiziano, dall’81, quando succedette al fratello Tito, si concluse nel sangue nel settembre del 96, per una congiura di cui cadde vittima, nonostante l’efficacia, fino allora, della sua leggendaria diffidenza. A seguito di questo tirannicidio, la dignità imperiale fu assegnata all’anziano Nerva, che , nominato sessantaseienne nel 96, sarebbe morto due anni dopo per cause naturali.
Il suo breve regno fu di reazione anti tirannica ed è generalmente considerato rilevante per le riforme apportate. Tra le maggiori, la trasmissione del potere imperiale per adozione , riparando la successione dagli incerti della famiglia naturale (Nerva scelse infatti, come figlio adottivo, Traiano, che la storia celebra come un imperatore di grande intelligenza).
Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Ma Nerva intervenne anche contro il culto della personalità di Domiziano. Piuttosto che distruggere però tutte le statue con cui questi aveva sugellato il proprio potere, in alcuni casi si limitò a sostituire il volto del predecessore con il proprio.
Così il monumento equestre di Baia conserva tutte le ragioni iconologiche di Domiziano, come ad esempio la devozione a Minerva, che era un suo personale attributo, distintamente leggibile nella decorazione accuratissima della corazza (un capolavoro di lavorazione del bronzo a cesello e ad agemina, una raffinatissima lavorazione a intarsio).
Bacoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Conserva perfino , nel retro del capo, la calvizie tipica di Domiziano, che era una delle massime preoccupazioni di questa complessa figura, tanto da fargli passare lunghe ore di inquietudine nel tentativo di mascherarla con ogni artificio. Al volto, però, sovrappone la propria fisionomia.
Così, il superbo intento originario del monumento, evidente negli attributi residui, come la celebrazione della onnipotenza militare e l’iconografia dell’armatura, risulta distorta e corretta dalla sovrapposizione della faccia da formichiere propria del successore, creando un ibrido curioso.
Di fatto, la definizione archeologica odierna di questa statua è “ Domiziano – Nerva”, così da recare anche nell’onomastica la traccia della sopravvenuta cancellazione della memoria. Una damnatio memoriae che avendo evitato la distruzione fisica del manufatto, crea una figura complessa che consente oggi di scoprire le strategie del potere e leggerne i procedimenti.
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