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“LE ACCUSE DI ESSERE TIFOSA DI ALCARAZ E DEI RIVALI DI SINNER? SUI SOCIAL C’È CATTIVERIA CHE FERISCE, NON CRITICHE CHE ARRICCHISCONO” – LA TELECRONISTA DI SKY ELENA PERO RACCONTA COME HA VISSUTO LA FINALE DI WIMBLEDON: “NELL’ULTIMO GIOCO PENSAVO GIÀ A COSA AVREI DETTO IN CASO DI VITTORIA DI JANNIK. AVEVO UN’EMOZIONE ANOMALA, PER UNA SEMPRE TRANQUILLA COME ME. AVEVO GLI APPUNTI PRONTI, MA MI DICEVO: “LI APRO? NON È CHE PORTA SFIGA?” - JANNIK E CARLOS SONO BUONI, C'È BISOGNO DI UN ANTAGONISTA CHE SI INSERISCA CON UNA CERTA ARROGANZA, COME DJOKOVIC CON FEDERER E NADAL…”

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Francesco Sessa per corriere.it - Estratti

 

elena pero

Il figlio di Rino Tommasi, Guido, nell'intervista al Corriere ha ringraziato lei e Paolo Bertolucci per aver ricordato il padre dopo la vittoria di Sinner a Wimbledon.

«Rino per me è stato un maestro. Mi ha preso e ha iniziato a farmi lavorare, così come ha fatto con tantissimi ragazzi. Ha avviato al lavoro decine di persone, io tra quelle: proverò sempre un'eterna gratitudine».

 

Che emozioni sta provando in questi giorni, a freddo?

«Non pensavo di emozionarmi tanto: questa cosa un po’ mi ha sorpresa, non mi era mai capitata. Sinner è come se fosse un'onda hawaiana o portoghese, enorme: anche noi che facciamo parte del contesto dobbiamo imparare a gestirla. Avevo commentato la finale di Berrettini contro Djokovic a Wimbledon nel 2021, ma quella partita non aveva generato questa attenzione spasmodica. Dobbiamo tutti capire come muoverci».

 

E lei di finali di Wimbledon ne ha commentate tante...

«Ma solitamente finiscono lì, questa è la consuetudine. Mi chiedo: cosa c’entro io? Siamo a martedì e io devo parlare con lei… È una situazione nuova, mai successa prima. Soprattutto nel tennis».

 

Era più agitata rispetto alle solite telecronache?

sinner alcaraz wimbledon

«La vigilia di Berrettini-Djokovic è stata più difficile. Lì mi dicevo: "Rivoglio Rino e Gianni, mi metto alla tv e voglio sentire loro, non esiste che ora ci sia io". In quel caso è stato bravo Paolo Bertolucci, mi ha fatto sentire protetta, tranquilla. Domenica è andata molto meglio. E poi c'era anche Ljubicic...»

 

Il momento di massima emozione?

«Già nell'ultimo game in risposta, poi quando ha servito per chiudere la partita. Mi dicevo: “Adesso devi cercare di essere un minimo razionale”. Pensavo già a cosa avrei detto in caso di vittoria, ma dovevo stare attenta a quello che stava succedendo. Avevo un’emozione anomala, per una sempre tranquilla come me. Alla fine scrivevo tutta storta, sbilenca, dall’agitazione. È una cosa che mi ha sorpreso. In fondo, era una prima volta: c’è chi nelle prime volte vince subito come Becker e chi deve provarci».

 

E quindi aveva già deciso cosa dire in caso di vittoria.

paolo bertolucci elena pero

«Cosa dico, come lo dico; ci avevo già pensato. Con quell’emozione, non potevo fidarmi di me stessa. Avevo gli appunti pronti, ma mi dicevo: “Li apro? Non è che porta sfiga?”».

 

Ha qualche scaramanzia in telecronaca?

«Zero, zero. Poi sono della scuola Tommasi, che si prendeva gioco delle scaramanzie. Faceva tutto quello che per gli altri era fonte di sfortuna».

 

Per esempio?

«Citare alcune frasi, circostanze, come “è a due punti dal match”. Si divertiva un mondo».

 

E lei, da spettatrice, come ha vissuto la finale del Roland Garros?

«È stata una sofferenza allucinante. Più di quando sono al commento. Dopo quella partita ero convinta di soffrire meno a Wimbledon, visto che per me era lavoro... Ma alla fine è aumentata la tensione».

 

Come convive con questa nuova visibilità data dalla popolarità di Sinner? Sui social la accusano di essere tifosa di Alcaraz e, in generale, dei rivali di Jannik.

«Preferisco non leggere cosa viene detto, anche perché sui social c’è cattiveria che ferisce, non critiche che arricchiscono».

 

jannik sinner vittoria wimbledon

Lei ha commentato le grandi sfide tra Djokovic, Federer e Nadal. Siamo a quei livelli?

«In potenza sì, poi bisogna vedere alla lunga: i Big-3 hanno vinto 24, 22 e 20 Slam, bisogna andarci piano. Avevano una continuità pazzesca, Sinner e Alcaraz sono solo all’inizio. Quel che è certo è che manca il terzo: Jannik e Carlos sono buoni, c'è bisogno di un antagonista che si inserisca con una certa arroganza, come Djokovic, che però nei fatti ha dimostrato che la sua arroganza in realtà era consapevolezza.

 

Il saluto tra Sinner e Alcaraz prima della partita ricorda Nadal e Federer, Djokovic non avrebbe mai dato il pugnetto all’avversario. Non tutte le sfide tra Federer e Nadal sono state epiche come Wimbledon 2008… Lo stesso vale per Jannik e Carlos: non sempre va come al Roland Garros».

il nome di jannik sinner sul trofeo di wimbledon jannik sinner con il trofeo di wimbledon