FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Stefano Arcobelli per la Gazzetta dello Sport
Dalla prima medaglia da «buttare» perché d' argento (nel 2005) all' ultima finale perfetta (nel 2017): c' è tutta l' evoluzione di Fede. Ieri alle selezioni azzurre di Riccione, staccando il pass per i suoi noni Mondiali (i primi da juniores in staffetta, gli ultimi 7 ininterrottamente sul podio, il prossimo in Sud Corea a metà luglio), Federica Pellegrini ha un po' riannodato i fili tra passato, presente e futuro di una carriera leggendaria che si concluderà ai Giochi di Tokyo 2020. Ultimo atto possibilmente dopo la finale nei 200 stile libero, la gara del cuore, quella che ha caratterizzato la sua epopea.
QUINTA Quando le chiedono come vorrebbe essere ricordata, Fede non esita: «Come la miglior duecentista della storia». Non deve dimostrare più nulla, ma inseguire la quinta finale olimpica consecutiva: a proposito, l' azzurra non è mai scesa dal quinto posto e ha una medaglia di legno da rimuovere, quella ai Giochi di Rio 2016 dove fu portabandiera, altra ragione per non dimenticarli.
PERCORSO Da Baby boom a Divina; da campionessa capace di sorprendere, sbancare, piangere e scappare (succedeva così nei momenti di panico da cui guarì nel 2009) a potenziale donna-manager, dirigente sportivo (il presidente Malagò la vuole candidare al Cio in quota atleti), star tv o semplicemente mamma (ma bisogna prima fidanzarsi). Un passo alla volta, come questo ritorno ai 200 sl dopo «la chiusura del cerchio» del terzo titolo iridato a Budapest per l' impresa più inattesa di sempre: battendo cioè chi non aveva mai perso una gara, la straordinaria americana Katie Ledecky, con un crono inferiore a quello con cui diventò a Pechino 2008 la prima italiana olimpionica nel nuoto con tanto di record mondiale.
Dopo un trionfo così, era inevitabile decomprimere tanta pressione. Più vince, infatti, più le chiedono di vincere. Il 2018 è stato l' anno del break, e la ripresa - che lei definisce «slow motion» - continua verso quel capolinea olimpico giapponese dove proverà a regalarsi la quinta finale di fila nella stessa specialità, che nel nuoto non s' è mai vista se non con Michael Phelps (dal 2000 al 2018 nei 200 farfalla). Il ritiro Fede lo immagina solo con una gara ideale in piazza San Marco, con tutte le rivali principali che ha battuto, per un' ultima performance.
TESTIMONIAL Sarà in quel momento che sapremo cosa Fede vorrà fare davvero da grande dopo essere stata grandissima da quando si rivelò ad Atene con un' argento olimpico preso da più precoce azzurra individuale della storia: aveva appena 16 anni. Ma intanto non si ferma, s' emoziona, urla come martedì per spingere le compagne ad andare più forte, ad alzare sempre l' asticella. Come lei ha sempre fatto. E' diventata, prima di questo ultimo avvicinamento, l' ambasciatrice della Champions League e capitana di un Team in gestazione (Centurions) per traghettare verso il professionismo il suo sport, che non è più lo stesso da quando cominciò lei senza Internet e i social (nel frattempo diventati l' altra sua vasca, tanto che persino la sua cagnolina Vanessa è diventata famosa).
200 E intanto sta rimettendo a posto i suoi 200 con Matteo Giunta nell' ultima delle sue simbiosi felici. Ieri a Riccione, dove stampò dieci anni fa di questi giorni un record mondiale, ha domato la sua gara in 1'56"60 (già sul podio virtuale stagionale) per ripartire all' inseguimento dell' americana Ledecky: «La forma è buona, non ottimale, è mancato qualcosa nel finale ma dobbiamo ancora mettere a punto alcuni dettagli.
Però sono contenta per la costanza nel passaggio e perché comunque era da un po' che non li nuotavo nello stesso giorno e quindi tutto sommato sono soddisfatta per me e pure per la staffetta». Fede si riaccende dopo l' esperienza tv che l' ha ricaricata, rimette a modo suo l' elmetto per godersi le ultime due estati agonistiche: «Rivedendomi dico che fare la giudice a "Italia' s Got Talent" è stata un' esperienza bellissima.
Un anno a mezzo servizio che è servito». Quei 200 da nuotare ancora e sempre a memoria, ma cercando sensazioni nuove da quasi trentunenne: «Sto vedendo che, stranamente, rispetto ad altre volte ho più facilità al passaggio, visto che nel 2018 nuotavo solo i 100. Devo rimettere a posto la seconda parte». Quella in cui, come le diceva il suo mentore Alberto Castagnetti, «c' è sempre tempo per recuperare». Cio che serve per un bellissimo congedo.
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