DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Daniele Sparisci per il Corriere della Sera
Il turbolento Gp dell' Azerbaigian non finisce più. La Federazione ha riaperto ieri il «file» Vettel e ora il ferrarista rischia grosso. Addirittura di saltare una gara, da leader del Mondiale sarebbe un disastro. A Parigi hanno avviato una nuova indagine per chiarire la dinamica dell' incidente con Lewis Hamilton, avvenuto in regime di safety car.
Al ventesimo giro la Mercedes numero 44 rallenta in modo sospetto in uscita di curva - anche se la telemetria dirà che è tutto regolare -, il tedesco, che si trova dietro, colpisce il posteriore della monoposto argento. S' infuria, affianca il collega e gesticola nervosamente, infine lo colpisce con una ruota sulla fiancata.
La provocazione c' è stata - Lewis rallenta di colpo per fargli perdere la concentrazione prima del restart, ma è astuto e non si fa beccare -, Seb cade nel tranello e reagendo viene punito per guida pericolosa dal collegio dei commissari con uno stop di 10" in pit lane e con la decurtazione di tre punti patente. In tanti - incluso Hamilton - chiedevano pene più pesanti (l' esclusione immediata dalla corsa), a livello sportivo Seb comunque ha già pagato un prezzo altissimo: senza quel colpo di testa avrebbe vinto, perché il rivale, al comando, era stato costretto a rientrare ai box per fissare il collare a protezione della testa.
Ma ora il conto può essere un salasso: lunedì - nel giorno cui Vettel compirà 30 anni - la Fia attraverso immagini, telemetria, dichiarazioni e ogni altro elemento utile analizzerà quanto avvenuto a 49 km/h fra i due pluricampioni del mondo per decidere se arriveranno altre penalizzazioni. Quali? Il fermo per una gara è fra le ipotesi contemplate. Il verdetto si conoscerà la prossima settimana, prima del Gp d' Austria.
Raccontano di un Jean Todt imbufalito per la «rissa metropolitana»: scene inaccettabili per chi promuove la sicurezza stradale per conto delle Nazioni Unite. Vettel era stato già graziato dopo i «vaffa» in Messico al direttore di gara Charlie Whiting. Si era scusato subito ma era stato avvisato sulle conseguenze in caso di recidiva. L' appiglio legale è l' articolo 151c del codice sportivo che punisce chi danneggia l' immagine del motorsport.
A far crescere l' irritazione è stato poi il silenzio del ferrarista e di tutto il team. Le scuse stavolta non sono mai arrivate.
E anche certe dichiarazioni di Maurizio Arrivabene, rilasciate sull' onda emotiva del dopo gara, - «Siamo al Colosseo? Se è così ce lo dicano» - non sono state prese bene. Da Maranello nessun commento, solo stupore per non aver ricevuto da Parigi alcuna comunicazione sull' apertura dell' inchiesta. L' ennesima stranezza in una storia piena di incongruenze.
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