DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
Se fossi Leclerc farei ben più fatica di Leclerc ad accettare l'esito del Gp. Lo dico scusandomi per il paragone. Il fatto è che questo ragazzo sta facendo numeri antologici dalla prima curva del Mondiale. L'elenco dei suoi sforzi, compresi quelli di ieri, in una monumentale difesa della posizione, con gomme più dure e lente rispetto alla muta che lo braccava nel finale, lo pone in una stratosfera del motorismo.
Errori? Uno soltanto, a Imola, nel tentativo di recuperare una giornata storta. Prima e dopo, solo picchi, frustrati da una serie di inconvenienti. Barcellona, Montecarlo, Baku, Canada: quattro gare filate senza fortuna. Poi Silverstone. Quarto dentro una gara che stava andando a vincere grazie alla solita grinta, ai soliti azzardi felici. Non è mai giusto sindacare le decisioni che prende una squadra.
Esistono calcoli e informazioni a noi precluse. Però Leclerc aveva un ritmo che Sainz non riusciva a tenere. Però Sainz, nel suo giorno di gloria, aveva commesso un errore lasciando pista libera a Verstappen in avvio. Però Leclerc è in lotta per il titolo. Però Sainz non può pretendere, a questo punto del cammino, di privilegiare qualunque interesse proprio. I motivi stanno nelle evidenze agonistiche, non altrove. Dunque, se fossi Leclerc mi domanderei cosa diavolo dovrei o potrei fare di meglio e di più per piazzarmi in una posizione di assoluta dominanza dentro la Ferrari.
Ben sapendo che nessuno, nella squadra, ha dubbi in proposito; che mai e poi mai qualcuno abbia pensato di penalizzarlo. Per questo l'errore, se di errore si può parlare dopo una vittoria, non ha riguardato il pit stop mancato sotto safety car ma il mantenimento delle posizioni a centro corsa quando Charles avrebbe potuto allungare su Hamilton, a differenza di Sainz. Rendendo più agevole, eventualmente, una doppia sosta. Sì, certo, lo spagnolo stava cercando la prima vittoria. Ma sulla bilancia di Maranello i meriti di Leclerc dovrebbero pesare al punto da rendere irrilevante persino il sogno legittimo e guadagnato della sua spalla .
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