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VOGLIO LA TESTA DI RUDI GARCIA - DOPO IL KO IN COPPA ITALIA, “LO SPEZIAL ONE” FRANCESE APPESO A UN FILO: AL SUO POSTO LIPPI, SPALLETTI, CAPELLO O MAZZARRI - LA ROMA AMERICANA SI SFASCIA: NON SAREBBE DA MERAVIGLIARSI SE PRESTO PALLOTTA & CO LEVASSERO LE TENDE

1. IL PROGETTO AMERICANO STA FALLENDO

Fabrizio Bocca per “la Repubblica”

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Un pezzo alla volta. La Roma americana si sfascia così dopo quattro anni e mezzo e un ultimo calvario di passione: i 6 gol del Barcellona, lo 0-0 in casa col Bate (Bate chi?), lo Spezia che arriva in un Olimpico vuoto e fa fuori ai rigori dalla Coppa Italia i fenomeni a chiacchiere.

 

Di Rudi Garcia, il Capitan Fracassa del calcio italiano, resta solo qualche frase a effetto: «Spingerò la squadra fino alla morte». Che sa di cupo malaugurio e peggiora perfino la situazione. Resiste disperato e anche molto stressato l’allenatore francese, ma fieramente attaccato al contratto che gli vale 8-10 milioni almeno per altri tre anni. Dimettersi? Mai. Fino alla morte, appunto.

 

Lo scorso anno Garcia annunciava scudetti, scendeva in battaglia ad ogni partita, bacchettava gli arbitri, sfidava tutto e tutti, oggi è impaurito, annaspa negli alibi (il top? «a Bologna abbiamo giocato a waterpolo») e non riesce nemmeno a venire a capo di una partita con una squadra di metà classifica in serie B.

 

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Ha preso talmente tanti schiaffi a Barcellona che per paura ha finito per soffocare la Roma stessa: dribblatori come Gervinho e Salah o combattenti come De Rossi e Nainggolan che hanno paura di fare un passaggio, un tiro in porta.

 

Le radio che Jim Pallotta rimproverava dopo il Bate di aver avvelenato il clima e aizzato i tifosi alla contestazione e all’abbandono dello stadio subito dopo il fattaccio esplodevano: “So’ 40 giorni che non tiriamo in porta!”. È vero, il simbolo della Roma di oggi – una squadra fatta e rifatta in un mercato eterno e confusionario – è Edin Dzeko, centravanti costato parecchio e ora trasformato in un paracarro piantato sul dischetto del rigore.

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Lui e Pjanic dopo aver sparato alti i loro rigori, portano adesso il peso della croce. In questi casi la squadra si divide, finisce che ognuno pensa per sé e al limite si cerca un’altra squadra. I tifosi sognano Ancelotti, romanista sì ma pure uno che guadagna dieci milioni stando in vacanza. Circolano i nomi di Spalletti e di Lippi. Spalletti se ne andò per disperazione sei anni fa. Lippi è pronto a tornare in mischia. La Roma fa gola eccome.

 

La crisi viene da lontano, almeno un anno, ma la parola d’ordine è resistere, con un allenatore dimezzato e una squadra da oltre 100 milioni di ingaggi. E un Totti alla soglia dei 40 anni impotente in tribuna, costretto a vedere la sua Roma che si sfascia. Ma quello che più fa male al cuore del capitano è lo stadio vuoto, i tifosi dello Spezia che applaudendo e urlando coprono addirittura i fischi inferociti dei dispersi tifosi romanisti. Il tifo passionale sparito, la Curva Sud deserta.

 

 

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La Roma americana sta fallendo il progetto, non sarebbe da meravigliarsi se presto Pallotta & C levassero le tende. Nuovo stadio compreso. Due secondi posti sono un bel risultato, ma in Italia “il secondo è il primo dei perdenti”: lo diceva Enzo Ferrari, il calcio lo ha copiato. Fossero circolate meno chiacchiere e si fossero vendute meno illusioni adesso sarebbe tutto più accettabile.

 

 

2. ROMA, PER IL DOPO GARCIA LIPPI TRAGHETTATORE. SPALLETTI, CAPELLO E MAZZARRI LE ALTERNATIVE

Da il “Corriere dello Sport”

 

Lippi. Spalletti. Capello. Mazzarri. Lo Spezia fa fuori la Roma e, per la prima volta dopo 74 anni di qualifica ai quarti di finale della Coppa Italia e subito riesplode il totoallenatore. La posizione di Garcia diventa sempre più insostenibile dopo la batosta di Barcellona, la sconfitta interna con l’Atalanta, il fischiatissimo pari con il Bate.

 

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Il pareggio di Napoli sembrava avere ridato ossigeno al tecnico francese, ma il suicidio con lo Spezia ha ripiombato squadra e società in una crisi dagli effetti devastanti. Lippi traghettatore è l’ipotesi che, al momento sembra prendere sempre più corpo, in attesa di capire che cosa fare al termine di una stagione sull’ottovolante.

 

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A meno che Spalletti, Capello o Mazzarri non accettino di salire su un treno in corsa che non si sa dove possa andare. Le linee telefoniche fra Roma e Boston non sono mai state così bollenti.