“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Giulia Zonca per "la Stampa"
Un anno fa Leo Messi contava i gol che lo separavano dallo storico record di Gerd Muller. Preso Muller, preso il quarto pallone d'oro consecutivo e l'ennesima Liga ora Messi è fermo. Fuori gioco per otto settimane e pronto a partire per l'Argentina.
Già il fatto che se ne vada proprio mentre deve sistemare dei guai fisici è anomalo. Messi si è affidato al Barcellona da ragazzino, si è fatto curare la colonna vertebrale dai medici blaugrana, gli hanno sistemato un difetto della crescita e lo hanno controllato in ogni evoluzione. Avevano la sua totale fiducia e il fisioterapista del Barça era l'ombra di Leo, non stavolta perché il giocatore resterà in Spagna solo 14 giorni in attesa che la lesione al bicipite femorale sinistro si cicatrizzi e passerà la convalescenza e la rieducazione a Buenos Aires, seguito dallo staff medico dell'Argentina.
Dicono sia un'attenzione extra, se Leo stesse vicino alla squadra scalpiterebbe per rientrare e avvertirebbe ogni pressione. Giusto per chiarire il concetto i tifosi hanno srotolato uno striscione al campo di allenamento ieri: «Senza Messi non c'è paradiso», l'attesa parte dal giorno zero e si farà intensa. In più è l'anno dei Mondiali e la sua nazionale preme per avere il controllo della situazione e fa trapelare più di qualche sospetto sulla gestione di Messi negli ultimi mesi.
Le statistiche impietose evidenziano che con Guardiola gli infortuni erano rari e non è tanto il regno di Tata Martino a essere sotto accusa quanto l'anno di autogestione precedente. Guardiola non risparmiava Messi negli allenamenti però non lo perdeva mai di vista: c'erano tre persone del suo entourage incaricate di aiutarlo e di fatto anche controllarlo, un nutrizionista, un preparatore atletico ed Estiarte che supervisionava l'agenda. Non un cerbero piuttosto un consigliere.
Partito Guardiola la rete si è dissolta e l'estate frenetica di Messi testimonia che i freni a sponsor e iniziative sono spariti, in 64 giorni ha totalizzato 122.333 chilometri. Ha fatto il giro del mondo tra impegni personali e doveri di società .
Sfilate a Milano per Dolce&Gabbana, partite amichevoli in Argentina organizzate dalla sua fondazione, tournée precampionato in Oriente, ospitate obbligatorie, servizi fotografici, impegni per le raccolte fondi, mani da stringere, sorrisi e poco riposo durante le vacanze, allenamenti a singhiozzo in fase di preparazione.
Primo fastidio muscolare a inizio stagione, durante la Supercoppa spagnola: lo scricchiolio che annunciava il crac. E non si capisce se l'Argentina serva per prendersi una pausa, per tranquillizzare il ct Sabella o per sfuggire al Barcellona che cerca di riprendere le redini.
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