van gogh museum museo amsterdam

IL DILEMMA DELL’ARTE TROPPO POPOLARE – IL VAN GOGH MUSEUM DI AMSTERDAM SI È RITROVATO AD AVERE UN NUMERO INSOSTENIBILE DI VISITATORI (OLTRE 2 MILIONI L’ANNO). E COSÌ LA DIRETTRICE, EMILIE GORDENKER, HA CONTINGENTATO GLI ACCESSI ATTRAVERSO UN MECCANISMO DI PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA – ANTONIO RIELLO: “LA RICHIESTA TURISTICO-ARTISTICA STA INGOLFANDO ALCUNI MUSEI. IN PARTICOLARI QUELLI TOCCATI DALLA FEBBRE MEDIATICA DEI SELFIE. E' UN PARADOSSO, MA PURTROPPO QUANDO LA CULTURA È DAVVERO DI MASSA INIZIA AD ESSERE UN PROBLEMA INASPETTATAMENTE SPINOSO. COME LIMITARE GLI ACCESSI SENZA ESSERE DISCRIMINATORI?”

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Antonio Riello per Dagospia

 

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Serge Latouche è l'economista-filosofo francese che da anni predica la decrescita economica (più o meno felice, dipende dalla prospettiva di chi guarda). Il suo slogan, "Meno è meglio è", ha ammaliato molti intellettuali e recentissimamente sembra aver fatto breccia anche nella compagine dei musei.

 

Uno dei compiti della direttrice del Van Gogh Museum di Amsterdam, Emilie Gordenker (insediatasi nel 2020), infatti è stato quello di far decrescere, su ordine del consiglio direttivo, il numero dei visitatori. Il museo (aperto dal 1973) è il più visitato dei Paesi Bassi: dispone di circa duecento dipinti del pittore olandese e oltre 500 dei suoi disegni. Solo nel corso del 2017 (anno record) ha avuto più di 2.250.000 visitatori. La Van Gogh mania è malattia assai contagiosa e pare, al momento, incurabile.

 

Emilie Gordenker - Direttrice Van Gogh Museum Amsterdam

La Signora Gordenker ha iniziato a contingentare gli accessi attraverso un rigoroso meccanismo di prenotazione obbligatoria. In pratica riducendo gli ingressi di circa il 20 per cento e consentendo così una esperienza meno affollata e caotica per i visitatori. Per restare sugli slogan: "Meno quantità e maggior qualità".

 

La direttrice è molto soddisfatta. Certo sono favorite le gite organizzate per tempo, un po' meno quelle frutto di una decisione dell'ultimo momento. Il biglietto costa 24 euro (salvo le riduzioni del caso).

 

In generale, è tempo che la domanda culturale - il cui attuale parametro principale è il numero di biglietti staccati - inizi a ripensare se stessa. Una domanda turistica di massa - ipertrofica e globale - ha innescato disagi reali e polemiche (ormai vere e proprie rivolte...), soprattutto contro gli eccessi del modello Airbnb (basta pensare a Venezia).

 

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La richiesta turistico-artistica sta, a sua volta, ingolfando alcuni musei (in particolari quelli toccati dalla febbre mediatica dei selfie obbligatorio). Vale per tutti il caso del ritratto della Gioconda di Leonardo da Vinci al Louvre. Ugualmente gli Uffizi di Firenze sono travolti da richieste che spesso travalicano l'agibilità stessa degli edifici.

 

E' un paradosso, ma purtroppo quando la Cultura è davvero di massa inizia ad essere un problema inaspettatamente spinoso. Ricorda da vicino quello che è successo con il cibo: quando diventa abbondante (e alla portata di tutti) salta subito fuori la questione dell'obesità, con i disagi e i pericoli connessi. Si comincia con le "cure dimagranti".

 

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Insomma la domanda urgente è: come limitare in modo ragionevole gli accessi alle sale museali senza essere realmente discriminatori? Si corre il rischio di favorire, di fatto, certe categorie rispetto ad altre. In pratica è inevitabile. La fruizione culturale, malignamente, qualche volta finisce per mostrare un volto elitario e classista. Difficile ammetterlo (e scriverlo), ma le cose, in un certo senso, stanno proprio così.

 

Il museo Van Gogh comunque, in questi ultimi tempi, deve affrontare anche un altro tipo di sfida incipiente. Gli attivisti di Just Stop Oil, esponenti di un attivismo che quasi sconfina nel terrorismo culturale, hanno messo le opere di Van Gogh nel loro mirino. Sono gli stessi che, recentemente alla National Gallery di Londra, hanno imbrattato con della salsa di pomodoro uno dei celebri girasoli dell'artista.

 

Ad Amsterdam, prima o poi, ci sia spetta un attacco di questo genere: la estrema popolarità di Van Gogh lo ha appunto fatto diventare un ideale bersaglio mediatico. E pensare che prima della mostra (postuma) parigina del 1901, a parte pochi amici e il fratello Theo, a nessuno importava niente dei quadri del povero Vincent.

 

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Inquietante: anche se le opere sono protette dal vetro, la cornice (spesso originale) verrebbe sicuramente danneggiata. Inoltre il processo di togliere/rimettere la tela potrebbe innescare svariati problemi di conservazione. La vigilanza è dunque ai massimi livelli. Il museo sta diventano un sorvegliato fortino.

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