GIOCO, PARTITA, INCONTRO. LA JUVENTUS PASSA A MILANO, STACCA LA ROMA E VINCE IL SUO TERZO OSCAR CONSECUTIVO

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DAGOREPORT

Gioco, partita, incontro. La Juventus vince il suo terzo Oscar consecutivo, passa a Milano, stacca la Roma di undici punti e nonostante la squadra di Garcia debba ancora recuperare la gara con il Parma, la sensazione è che non ci sia nulla di reversibile. Se anche la Roma nervosa di sabato avesse piegato l'Inter all'Olimpico (finisce 0-0 nell'assenza di emozioni, tra un colpo proibito di De Rossi che si gioca la nazionale e l'altro) sarebbe finita con ogni probabilità nello stesso modo. Applausi alla Juventus e applausi anche alla sua unica rivale che fino a che ha potuto, nella oggettiva differenza di organico, ricambi e alternative, ha lottato a testa altissima.

ANATOMIA DI UNO SCUDETTO.

Llorente? Non era il legnoso bidone descritto con eccessiva fretta durante l'iniziale adattamento (anche a Platini che era Platini servirono sei mesi per capire il calcio italiano). Tevez? Era ancora il campione di ieri, senza colpi di testa o sazietà. Antonio Conte? Grande allenatore al di là del pessimo carattere e della sindrome di accerchiamento (Ultimo scazzo di una lunga collezione con il Ct Prandelli che convoca un malconcio Chiellini per la partita contro la Spagna).

Tutto nella norma quindi e tendenza al dominio confortata anche dalla gara del Meazza teatro in cui il Milan conferma i passi in avanti nell'apprendimento della filosofia Seedorf ma si piega alla superiorità di una macchina senza falle. Il resto è impressionante regolarità di risultati e mancanza di serie rivali che potessero invertire la rotta di una cavalcata in solitaria.

DELUSIONE NAPOLETANA, AFFANNO TOSCANO

Nel pagellone di fine anno rischiano voti bassi e segni rossi Napoli e Fiorentina (insieme a Milan e Inter vere delusioni di stagione). Gli uomini di Benitez steccano ancora a Livorno, pagano un comico errore di Reina e si fanno raggiungere dai toscani mettendo a repentaglio il secondo posto. De Laurentiis aveva speso molto a cambiato altrettanto. A una sfortunata Champions con eliminazione sul filo di lana non è seguito il campionato che ci si attendeva.

Da alcune settimane il Dela è contestato dala curva, è alle viste l'ennesima rivoluzione? Male anche la Fiorentina di Montella che qualche giustificazione per gli infortuni toccati in sorte alle sue stelle ce l'ha (Pepito Rossi, Gomez) ma ha smarrito la brillantezza della prima parte di stagione. La vittoria della Lazio a Firenze (splendido il gol da Carlo Parola di Lorik Cana) ne è la plastica dimostrazione e ora, con molte formazioni alle spalle nulla è più sicuro, neanche l'Europa League.

MUCCHIO EUROPA

Dietro la viola ferma a 45 punti infatti più o meno lentamente avanzano anche le altre. L'Inter a 41, il Verona fermato dal Bologna al Bentegodi a 40, il Parma che passa a Reggio Emilia con il Sassuolo con gli stessi punti e poi, salvo un Torino in caduta libera (festeggia la Samp all'Olimpico e passa per 2-0) non sono fuori dalla corsa neanche la Lazio, il Milan e persino il Genoa che batte il Catania al Ferraris.

LOTTA DURA SUL FONDO.

Classifica corta dunque, con Sampdoria, Cagliari (3-0 non del tutto meritato all'Udinese) e Atalanta (2-1 sul Chievo) che fanno passi decisivi per la salvezza e gran mucchio di paura vera sul fondo della classifica. Il Sassuolo rimane ultimo, il Catania penultimo, Livorno e Chievo sono al terzultimo posto con il Bologna un solo metro sopra il cielo. Il paradiso può attendere ma intanto scottarsi con le fiamme dell'inferno per chi tenta di mantenere la categoria è quasi un'opzione quotidiana.

 

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