DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Emanuela Audisio per “la Repubblica”
Covid time. Sarà meglio prevedere un asterisco per queste ultime stagioni sportive. Da aggiungere a partite, incontri, classifiche, eventi e risultati. Come si fa per i tempi in altura, ottenuti in condizioni eccezionali. Se segnali la pressione atmosferica, devi farlo pure con la pandemia. Perché nel futuro quando si guarderà a questi anni qualcosa non tornerà e ci si chiederà: come mai?
Le due guerre mondiali hanno fermato lo sport e questo lo sanno tutti: fame e povertà hanno fatto il resto. Ma tra 30-50 anni, rileggendo libri e statistiche, chi si ricorderà dell'anomalia di queste stagioni. Del terremoto virale che tutto cambiò.
Stadi senza pubblico significano giocare sempre nella stessa scatola, magari cambia il colore del cielo, ma «nella tana del lupo » non ci vai più. Perché il lupo (i tifosi avversari) è scomparso.
Il fattore campo nella serie A del calcio è stato stravolto. I punti conquistati dalle squadre di casa sono calati dal 58% al 52%. In Inghilterra addirittura si vince di più in trasferta: 52% contro 48%. Vincere fuori non è più come conquistare l'Everest senza bombole, tanto che in campo internazionale si parla di abolire il gol che vale doppio in trasferta («Away goals rule»), regola utilizzata a partire dal 1967.
E il Covid in questo può dare una spallata. In Italia non si è mai segnato così tanto: vero che era una tendenza già in atto, i gol nel campionato 2019-2020 (con metà lockdown) sono stati 1.154, ma ora sono già 639, con una media di 3,05 a partita.
Asine e distratte le difese, come suggerisce Claudio Gentile o non sarà che la novità dei cinque dei cambi autorizzati porta più freschezza ed energia in un momento in cui normalmente tiravi il fiato? L'ultimo aggiornamento (al 5 febbraio) sui giocatori colpiti da Covid parla di 142 fermati.
Ora nessuna stagione ha avuto 142 «malati per virus ». L'altra novità è che l'audio nello sport è diventato ottimo. La voce del pubblico (inesistente) non copre più nulla.
Nello stadio si sente tutto: Buffon che bestemmia, Ibrahimovic e Lukaku che si minacciano, i tanti che in Juve-Inter si mandano a quel paese. I soli a non sentire, proprio come prima, sono gli arbitri. Una volta ci si affidava al labiale, e infatti tutti a coprirsi la bocca, oggi «quello che si dice in campo resta in campo» è difficile da giustificare, ma non da sanzionare.
Covid time, appunto. Qualcuno si chiederà in futuro perché Roger Federer che dal '97 non mancava agli Open d'Australia (anche per ragione affettive è lì che ha conosciuto Mirka) nel 2021 non compare in tabellone? Buco informatico? Macché, è che lui la quarantena non la sopporta. «A 39 anni, con 4 figli e 20 Slam, non mi va di stare fuori cinque settimane».
È bello dare segnali di resistenza. Ma 70 tennisti in isolamento per due settimane con varie gag video (chi palleggia nella stanza d'albergo contro il materasso o l'armadio) e la bielorussa Azarenka, ex numero uno, per due volte campionessa in Australia, che perde al primo turno contro l'americana Pagula, n. 61, e chiede l'intervento del medico perché «in quarantena mi è mancata l'aria fresca» dove la mettiamo? Tra le sorprese dello sport o tra le conseguenze della pandemia?
Altro Covid time. Federica Brignone ha vinto nella stagione scorsa la Coppa del Mondo generale di sci con un programma chiuso in anticipo e accorciato di 11 gare. È la prima azzurra a riuscirci, con merito sia chiaro, visto le 25 prove disputate (5 successi, 5 secondi posti, 1 terzo). E tra gli uomini ci si aspettava il duello e il sorpasso del francese Pinturault sul norvegese Kilde, ma anche lì gare cancellate e quindi trofeo al secondo. Anche qui ci starebbe bene un asterisco.
Per tornare al tennis, le classifiche Atp sono state congelate per 22 mesi. E i giudici di linea non ci sono più, fa tutto occhio di falco, il Var della racchetta. Ma il bizzarro e per qualcuno anche buzzurro australiano Kyrgios che come McEnroe ha bisogno di scaricare in campo la sua isteria come fa? Sì, può sempre spaccare la racchetta, e l'ha fatto contro il francese Humbert, ma quando due suoi ace gli sono stati annullati dal dispositivo elettronico che segnala i net, si è limitato a gridare all'arbitra: «Spegnilo». Per infuriarsi davvero hai bisogno di qualcuno.
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