
DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI…
LI RICONOSCETE? UNO HA SFIORATO IL PALLONE D’ORO ED E’ STATO ALLENATO DA BAGNOLI, L’ALTRO HA SEGNATO IL PRIMO GOL IN SERIE A CONTRO IL NAPOLI DI MARADONA E HA TRASFORMATO ROMAGNOLI IN UN DIFENSORE CENTRALE. DI CHI SI TRATTA? INDIZIO: HANNO IN COMUNE IL SOPRANNOME – VIDEO
TOVALIERI
Valerio Minutiello per www.corrieredellosport.it
LE BATTAGLIE IN CAMPO E FUORI - Ha girato tante squadre, ma due gli sono rimaste nel cuore: la Roma, la squadra che tifava da bambino e dove ha iniziato a sognare e il Bari. Nella sua vita le battaglie più importanti le ha giocate fuori dal campo: come quella per la moglie Laura, scomparsa prematuramente per una lunga malattia. Nonostante la sconfitta Tovalieri è uscito dal campo a testa alta, ed è andato avanti grazie all’amore dei figli Ilaria e Simone.
LA ROMA E LE DONNE - Le battaglie sul campo sono state tante e i ricordi sono bellissimi. Come l’esordio con la Roma, la prima panchina in serie A: era il 1983, l’anno del secondo scudetto giallorosso. Tavolieri era un ragazzino che entrava all’Olimpico strapieno accanto a giocatori come Falcao, Pruzzo, Cerezo, Bruno Conti, Ancelotti e Di Bartolomei, agli ordini del “Barone” Liedholm. La Roma poi lo mandò a fare le ossa, come si dice in gergo: due stagioni con Pescara e Arezzo. Nell’85’ il ritorno nella capitale, a 20 anni da giocatore vero. Con la celebrità sono arrivate anche le donne, tante. Tavolieri non lo nasconde: «Non ero più nemmeno io a dover avvicinare una donna o a chiedere un appuntamento, fuori Trigoria c’era la fila di ragazze che ti davano il numero di telefono».
IL PRIMO GOL AL NAPOLI DI MARADONA - Poi il primo gol in serie A, contro il Napoli di Maradona, un’emozione fortissima: finì 1-1 al San Paolo, la sbloccò proprio lui prima del pareggio di Diego. Alla Roma è tornato da allenatore dei bambini arrivando fino agli allievi Nazionali. Ne ha allenati tanti, che ora sono in serie A: uno su tutti, Romagnoli. Giocava sulla fascia o a centrocampo, poi Tovalieri lo ha trasformato in difensore centrale.
LA PANCHINA DELLA ROMA - Nel 2013 rivela di aver sfiorato anche la panchina della Roma, dopo l’esonero di Zeman: «La domenica si giocava contro il Cagliari e se le cose non fossero andate bene il traghettatore sarei potuto essere io. Poi le cose sono andate diversamente».
IL BARI, PROTTI E IL TRENINO - L’altro pezzo di cuore è legato al Bari, dove ha vissuto la parte più importante della sua carriera. Con Igor Protti hanno formato una coppia gol eccezionale ed è nata un’amicizia vera anche fuori dal campo. L’esultanza con il trenino, inventata da lui è diventata famosa, ma ogni tentativo di imitazione è miseramente fallito.
MAZZONE - A Cagliari ha conosciuto Carletto Mazzone: «Un secondo padre, l’unico che è riuscito a mettermi in panchina senza farmi inc…». Era un Parma-Cagliari, Tovalieri entrò con i sardi sotto 3-0 e sfiorò la tripletta mancando di un soffio una clamorosa rimonta. Mazzone andò sotto la curva dei suoi tifosi e urlò: «Non capisco un c… come allenatore». Poi ripetè il concetto a lui negli spogliatoi. Nella sua carriera ha avuto anche modo di conoscere tanti presidenti focosi e passionali come Franco Sensi, Antonio Matarrese, Luciano Gaucci e Massimo Cellino. Insomma, il calcio vero vissuto da dentro.
2. PANCEV
L’ARRIVO DA SCARPA D’ORO – “È vero che di reti ne ho segnate parecchie, così come è vero che iniziai la mia avventura all’Inter in modo fantastico, con 5 gol in due partite in Coppa Italia. Ma successivamente a causa di Bagnoli, di qualcuno che contava nel club e dei giocatori più anziani della squadra, percepii qualcosa che non andava, di sbagliato, e lo provai anche negli allenamenti, tant’è che capii che ci sarebbe stata qualche manipolazione per non farmi scendere in campo.
E questo accadde molto velocemente e senza spiegazioni. Il mister mi mise ai margini della squadra ed è per questo che la mia avventura all’Inter iniziò e terminò male. I tifosi più giovani devono sapere come è andata, non mi importa se sono la delusione più grande dei nerazzurri, ancora, ma la verità è che non ho mai avuto una reale possibilità. Tutti i calciatori sanno che se giochi ogni 7/8 partite, puoi essere Pelé o Maradona, non puoi mai entrare in forma in questo modo. Tutto dopo questo è solo una storia”.
L’INTER, UN ERRORE – “È assolutamente vero, per tutto ciò che ho menzionato poc’anzi. Perché quando passi da un team che gioca un grande calcio ad uno che ne pratica uno non buono e non attrattivo, è facile da capire come si sia trattato di un errore. Anche se vorrei aggiungere che per il comportamento della squadra nei miei riguardi, ed è molto strano per una società seria, si sia trattato di uno sbaglio catastrofico”.
L’ERRORE PIU’ GRANDE DELLA MIA VITA – “Ho definito l’Inter l’errore più grande della mia vita? Assolutamente perché ai quei tempi sarei potuto andare anche al Real Madrid, al Barcellona o al Manchester United. In un club di quel tipo. È comprensibile il motivo per cui la mia carriera è stata rovinata”.
I MEDIA ITALIANI – “Comprendo perfettamente che non potevo essere sostenuto dai media e che questi parteggiassero per un colosso come l’Inter. La battaglia era persa in partenza ed è stato fatto di tutto per rovinare la mia immagine”.
PALLONE D’ORO – “Avrei potuto vincere il Pallone d’Oro altrove? Assolutamente sì. Molti direttori sportivi, grandi allenatori e i media di tutta del Vecchio Continente mi consideravano tra i migliori giocatori d’Europa”.
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