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“I FISCHI CONTRO IL GIORNO DELLA MEMORIA? GOLIARDIA, RAGAZZATE DI GENTE UBRIACA” – LOTITO COMMENTA I FISCHI DI UNA MINORANZA DI LAZIALI AL RICORDO DELLA SHOAH DURANTE IL MATCH CONTRO IL NAPOLI: “NON MI ASSUMO LA RESPONSABILITÀ PER POCHI” – LO SCRITTORE ALESSANDRO PIPERNO, EBREO E TIFOSO DELLA LAZIO: ”CHI HA FISCHIATO E’ FECCIA. DOPO 30 ANNI DI STADIO NON CI METTERÒ MAI PIÙ PIEDE. AL TIFOSO CHE A UN PAIO DI POSTI DAL MIO GRIDAVA: 'E BASTA, ‘STI EBREI HANNO ROTTO IL CAZZO', VORREI DIRE CHE…”
I fischi contro il giorno della Memoria? Per Claudio Lotito sono “goliardia”. O “roba da ragazzi”, o “da ubriachi”. No, la parola antisemitismo non esce dalla bocca del presidente della Lazio.
Durante la mostra dedicata alla Lazio dello scudetto del 1974 a Montecitorio, il senatore di Forza Italia che da vent’anni guida la società biancoceleste liquida così l’episodio spiacevolissimo – anche se molto limitato nei numeri – dei fischi di una minoranza dello stadio Olimpico al ricordo della Shoah durante il match contro il Napoli.
Lotito mostra chiaramente l’intenzione di difendere il club e la parte sana dei suoi tifosi: “Non possiamo assumerci la responsabilità dei comportamenti di qualche sparuta minoranza, il 99,9% dei laziali sono persone perbene, la Lazio è anche ente morale”. Fino a qui, tutto bene. Ma più si va a fondo, più è facile farsi male.
E infatti Lotito scivola malamente quando sembra quasi minimizzare il fatto: “I fischi al giorno della Memoria? Molte persone fanno dei gesti senza conoscerne significato, per goliardia, perché sono ragazzi oppure ubriachi o sotto effetto di altre sostanze. Io riceverò 500 telefonate minacce di morte al giorno”. Alla fine, quasi evoca il complotto: “Forse dà fastidio che la Lazio abbia un’identità e una struttura precisa. Da quando sono presidente sono stati ripristinati i valori storici di un tempo”.
(...)
PIPERNO
Alessandro Piperno per il Corriere della Sera – Estratto
(…) Non so se è peggio la dabbenaggine ipocrita delle autorità calcistiche che hanno pensato bene di commemorare la memoria della Shoah in quei luoghi franchi, quelle arene che sono gli stadi italiani; o la feccia che durante la partita Lazio-Napoli, assecondando la propria natura empia, razzista e antisemita, ha colto la palla al balzo per dissacrare con fischi e sberleffi un evento tragico che meriterebbe silenzio e raccoglimento.
Ciò che so è che dopo trent’anni di stadio non ci metterò mai più piede. Al tifoso a un paio di posti dal mio che gridava: «E basta, ‘sti ebrei hanno rotto il cazzo», vorrei dire che almeno di uno non dovrà più preoccuparsi.
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