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Matteo Aglio per “la Stampa”
Il limite dei 350 km/orari in MotoGp era stato più volte annunciato, sfiorato, perfino criticato. È caduto senza fare rumore dieci giorni fa, lungo i 1.068 metri del rettilineo della pista di Losail. Marc Marquez era impegnato nella sua rimonta dopo avere commesso un errore alla prima curva e le fotocellule hanno registrato 350,5 km/h.
Il destino voluto che fosse proprio l’uomo più veloce su due ruote a prendersi un record tanto inutile quanto affascinante. Nello scorso giugno erano stati Andrea Iannone e la Ducati a segnare il nuovo primato (349,6 km/h) al Mugello, ma nella massima serie del motociclismo certi record hanno vita breve.
Ebbrezza senza tempo
I piloti sono insaziabili quando di parla della loro droga, la velocità, sia quella segnata dal cronometro che dal tachimetro. Al di là dell’Oceano riassumono con l’espressione «need for speed», un’emozione irrazionale e senza tempo. Simone Origone solo qualche giorno fa è sfrecciato a 252,632 km/h sugli sci, Marquez lo ha superato di quasi 100 km/h e il dato è calcolato probabilmente per difetto.
Perché sulle piste le fotocellule sono poste spesso prima del punto di frenata e già l’anno scorso qualche squadra sulla telemetria aveva letto i 360. Numeri spaventosi quando si viaggia in equilibrio precario e Marc lo sa bene: nel 2013 cadde in fondo al rettilineo del Mugello a 337,9 km/h, sfiorando pericolosamente il muretto e cavandosela con qualche graffio.
Estasi da tecnologia
Un anno fa, Valentino Rossi disse la sua: «Raggiungere quelle velocità non serve a nulla, né a noi né al pubblico». Aveva ragione ma rimase inascoltato. Lo spettacolo non cambia per una manciata di chilometri in più o in meno, ma certe cifre affascinano ancora, vengono vissute come una sfida che solo in pochi possono accettare. Seduti dietro al volante di una Formula 1, rannicchiati sotto il cupolino di una MotoGp, perfino contando solo sulla forza delle proprie gambe, poco cambia.
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Il mito continua a resistere, insensibile agli avvertimenti della ragione e del buon senso. «I piloti vogliono sempre spostare in là i proprio limiti» ama ripetere Marquez. Forse aveva ragione Milan Kundera quando scriveva che «la velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo».
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ROSSI MARQUEZ
ROSSI MARQUEZ PEDROSA
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