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Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”
C'è un punto preciso lungo il percorso della maratona di New York (è la discesa dal Queensboro Bridge sulla 1st Avenue, subito dopo metà gara) in cui si passa dal silenzio assoluto del ponte chiuso al traffico al boato della folla che attende i primi e che ieri aspettava il dio etiope del fondo Kenenisa Bekele, l'argento olimpico della specialità Abdi Nageeye e il recordman del mondo della mezza, Kibiwott Kandie.
E invece, assieme al marocchino El Aaraby, ecco la figurina filiforme dell'azzurro Eyob Faniel, figlio di due partigiani che si sono conosciuti combattendo fianco a fianco nella guerra per l'indipendenza dell'Eritrea, arrivato in Italia da bambino per ricongiungersi col padre emigrato in Veneto per cercare pace e fortuna.
EYOB FANIEL MARATONA DI NEW YORK
Dopo una decina di chilometri dalla partenza, Eyob ha deciso di fare una di quelle azioni folli che in maratona si pagano caro: stanco di ciondolare dietro ai super big, ha alzato di colpo il ritmo da 5' a 4'45" al miglio, mettendo progressivamente fuori fuoco gli avversari lanciati al suo inseguimento.
La mattata di Eyob ha logorato Bekele e Nageeye ma non Korir e Kandie, che hanno agganciato la coppia di testa al 30° chilometro. A quel punto il copione sembrava scritto: Faniel, di certo sfinito, cede di botto e si ritira o arriva al traguardo poco prima del tramonto.
E invece no, il poliziotto che vive a Bassano del Grappa ha tirato fuori tutto quello che aveva, rimontato Kandie e chiuso al terzo posto l'edizione numero 50 della leggendaria Nycm, in 2.09'56": erano 24 anni (Baldini, 1997) che un azzurro non saliva sul podio della più celebre maratona del pianeta, erano 10 che un europeo non entrava nei primi tre.
Per questo talento che ha cambiato da poco allenatore, passando da Ruggero Pertile a Claudio Berardelli, è un gran salto di qualità. «È un sogno che si realizza - ha spiegato Faniel, emozionato - ed è il riscatto per la delusione delle Olimpiadi, dove ero ben preparato ma non ho potuto dare il 100%.
Una sconfitta difficile da accettare, soprattutto perché non dipendeva dai miei errori. Allora ho deciso di mettermi a lavorare per prendermi quello che mi spettava. Riparto da qui per dimostrare ciò che valgo». Primatista italiano di maratona e mezza maratona (record ottenuti in pieno lockdown), prima di entrare nelle Fiamme Oro (nel 2018) Faniel era atleta part-time e lavorava come pulitore di piscine per sbarcare il lunario assieme ai fratelli.
Il suo faro, la sua forza è la madre che l'ha protetto durante un'infanzia difficile e pericolosa ad Asmara: «Ha sempre superato tutti gli ostacoli da sola, ha sacrificato la sua vita prima per l'indipendenza dell'Eritrea e poi per i suoi tre figli. È la mia eroina e solo grazie ai suoi sacrifici e insegnamenti sono potuto andare alle Olimpiadi».
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