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1. L’EUROPA DICE NO AL FILTRO ANTI-HOOLIGANS
Massimiliano Nerozzi per “La Stampa”
Per tornare da Volta Redonda, l’altra notte dopo l’amichevole con il Fluminense, il pullman dell’Italia ha cambiato percorso per ragioni di sicurezza: cento chilometri di una strada secondaria tra giungla e colline desolate, covo di bande criminali e narcotrafficanti, erano troppo rischiosi senza l’appoggio aereo dell’elicottero e delle truppe antisommossa, che invece avevano scortato gli azzurri all’andata.
Così la Polizia federale, d’intesa con il responsabile della sicurezza dell’Italia, Roberto Massucci, ha scelto un’altra via, più lunga ma meno temeraria. Rende l’idea di quanto le autorità brasiliane tengano alla sicurezza e valutino i rischi. E se l’importanza di una cosa la fanno prezzo e numeri, nel ramo non s’è badato a spese: 1,9 miliardi di real, ovvero oltre 600 milioni di euro, 100 mila agenti e 57 mila militari. «Abbiamo preparato questo piano da tanto tempo e siamo fiduciosi», s’augura José Eduardo Cardozo, ministro della Giustizia.
Per l’occasione hanno addirittura creato un nuovo reparto della polizia militare, il Bpge, Battaglione per i grandi eventi, che conta 600 uomini: hanno fatto corsi avanzati di arti marziali e sono equipaggiati con tute anti-sommossa che li rendono molto simili a Robocop.
«Le protezioni possono resistere anche all’esplosione di grossi petardi», racconta il comandante dell’unità, il tenente colonnello Wagner Villares. Petardi come quelli che un anno fa uccisero un cameraman, durante gli sconti di piazza. Per le situazioni più delicate, il governo ha allertato anche il Bope, il Batalhão de Operações Policiais Especial, l’unico reparto che per addestramento e armamento interviene nelle favelas, contro i narcotrafficanti.
Per coordinare la sicurezza degli azzurri, oltre a Massucci, dirigente di polizia, l’Italia ha spedito in Brasile due funzionari del Viminale, un ufficiale dei carabinieri e uno della guardia di finanza, distribuiti nelle sedi delle partite. Al solito, c’è massima allerta alle frontiere, dove la Polizia federale ha appena rispedito indietro diversi ultrà argentini del gruppo Barra-brava, alleati con i colleghi brasiliani di Porto Alegre, che avevano procurato i biglietti.
le vie di Manaus decorata per i mondiali di calcio
E se a centinaia di hooligans le autorità inglesi hanno ritirato il passaporto, resta un problema l’arrivo di eventuali altri tifosi sospetti dall’Europa, perché l’Ue non permette di trasmettere precedenti di polizia per questioni di privacy. Diciamo che un ultrà può essere segnalato se ha un Daspo e se è certo che andrà in Brasile per vedersi una partita, e non a Copacabana. A Manaus sabato sono previsti 150 italiani e almeno 6 mila inglesi: e la giungla è un posto insolito per andare in vacanza.
2.EX CAPO REPARTI SPECIALI DI RIO: “SARÀ COMPLICATO C’È UN’ESCALATION DI VIOLENZA”
M.Ner. per “La Stampa”
Rodrigo Pimintel è un ex capitano del Bope, i reparti speciali della Polizia militare di Rio, e col suo libro ha ispirato il film Orso d’oro a Berlino, Tropa de Elite: sarà un Mondiale sicuro?
«Speriamo. Sarà complicato, molto. Perché in un evento come la Coppa del Mondo, la sicurezza pubblica non è un dettaglio, ma fa parte della sostanza, è protagonista».
Qual è il problema peggiore?
«Che le sedi delle partite sono tra le città più violente del mondo: andiamo dai 35 ai 40 omicidi per centomila abitanti ogni anno. Va un po’ meglio San Paolo, che negli ultimi tre anni è scesa a 10 omicidi ogni centomila abitanti. E poi non bisogna dimenticare che è un Paese dove sono presenti criminalità organizzata e narcotrafficanti».
Italia-Inghilterra a Manaus: com’è la situazione?
(sorriso). «È la seconda città più violenta, dopo Recife, anche se la conosco poco: ci feci una gita in barca e andai dalle parti del Teatro Amazonas senza mai aver un sentimento di paura. Il resto? Ora non saprei davvero».
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