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Caterina Soffici per “il Fatto Quotidiano”
Sarà un italiano il nuovo direttore della National Gallery di Londra. Lo scrive il Financial Times e c’è da crederci, perché su questi argomenti hanno fonti molto attendibili. Così Gabriele Finaldi, 49 anni, attualmente direttore aggiunto del Prado, lascerà Madrid per tornare nella “sua” Londra, dove ha iniziato la carriera come curatore d’arte ed esperto di pittura italiana e spagnola, proprio alla National Gallery.
Sia il Prado che la National Gallery non confermano né commentano, ma pare che sia già arrivato anche l’assenso del primo ministro Cameron, avallo formale ma fondamentale, perché si parla comunque del direttore di una delle più grandi istituzionali culturali britanniche, forse la più nota nel mondo.
Ma chi è Finaldi? Ai più questo nome non dirà nulla, ma per gli esperti di arte è uno dei nomi più prestigiosi in circolazione. Finaldi è italiano, ma è nato a Londra nel 1965. Ha studiato al prestigioso Dulwich College di Londra ma anche a Napoli e Piacenza. Poi è tornato a Londra dove si è laureato in Storia dell’Arte presso il Courtauld Institute of Art nel 1989. Da lì una carriera senza sbavature: dottorato (con una tesi su José de Ribera), poi ha insegnato alle Università di Reading e Londra.
Nel 1992 è stato nominato curatore della pittura italiana e spagnola, proprio alla National Gallery, dove è rimasto fino al 2002, quando è stato chiamato al Museo del Prado e dove è stato responsabile della collezioni, dei progetti di ricerca, delle esposizioni e del restauro. I media spagnoli ne hanno sempre parlato benissimo, come dell’uomo che ha “reinventato” il Prado, completando una grande opera di riordino della collezione e di ampliamento. Come storico dell’arte è autore di diverse pubblicazioni sulla pittura spagnola e italiana dei secoli XVII e XVIII e ha curato mostre su Zurbarán, sul 600 genovese e Carracci.
La ricerca di un direttore per la National Gallery è iniziata a giugno dell’anno scorso, quando l’attuale direttore Nicholas Penny, in sella dal 2008, ha annunciato il ritiro.
Sempre più, quindi, il mercato dei curatori d’arte si svolge a livello internazionale. I musei e le istituzioni più prestigiose fanno a gara ad accaparrarsi i migliori, perché è il curriculum che fa la differenza. Ci stiamo arrivando anche in Italia e infatti abbiamo iniziato a fare i bandi internazionali.
E la tendenza è senza dubbio questa, come nota anche il Ft. Basta vedere i “balletti” dell’ultimo periodo: Neil MacGregor, direttore del British Museum (esperto di storia tedesca) è stato contattato per fare il direttore del nuovo museo Humboldt Forum di Berlino. Nicholas Cullinan, angloamericano, curatore al Metropolitan di New York, è appena stato nominato capo della National Portrait Gallery. John Leighton, direttore generale della National Galleries of Scotland, è volato ad Amsterdam al Museo Van Gogh.
Tutti storici dell’arte di alto livello ma con un’ampia competenza manageriale. Perché la gestione dell’arte non è più solo conservazione (come si crede in Italia), ma anche valorizzazione e commercializzazione.
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