DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
Giulia Zonca per “la Stampa”
Essere il calcio e lasciare letteralmente l'impronta nella storia con una mano. Diego Armando Maradona è tutto qui, una contraddizione, uno spettacolo, un eccesso e un gol rubato di cui va sempre più fiero. Il più brutto e il più emozionante di una carriera che esplode a ogni racconto perché ha troppa vita dentro. Nel giorno dei suoi 60 anni desidera un altro gol di pugno contro l'Inghilterra, in un semiconfinamento in cui però vuole figli e nipoti accanto per la festa che non ci dovrebbe essere. Non esiste ordine nella sua esistenza.
Ora il suo assistente è positivo, lui sta bene ma è chiuso in casa e aspetta di sapere se può vedere i familiari con cui ha sempre un rapporto conflittuale. L'ex moglie Claudia Villafane e Giannina e Dalma: alla fine degli Anni Ottanta erano i nomi di una telenovela e così sono rimasti, tra liti, ripicche, cause, eredi illegittimi prima ignorati e poi riconosciuti, generi adorati e reietti, amici idolatrati e poi messi da parte, squarci fin troppo privati.
Maradona sta a metà tra il calcio globale e quello intimo, in una parentesi ruggente in cui la fine di un'era e l'inizio di un'altra hanno trovato il suo talento come anello di congiunzione e per questo lui sta in un pianeta suo, fatto di gol straordinari e di rumore e di palleggi nel fango e di foto che ancora sanno scatenare una provocante nostalgia. Incantatore e purista del gioco, il dieci perfetto che nasce con quel numero sulle spalle, esordisce giovanissimo, poverissimo ed è quasi immediatamente quello che poi diventerà, quello che è ancora, a 60 anni.
Dopo aver mostrato il potere del pallone più e meglio di chiunque altro e dopo aver esibito il peggio di sé. Populista, nichilista, peronista, frequentatore dei balconi della Casa Rosada, anima di Buenos Aires, cuore di Napoli, amico di Fidel, seguace del Che. Non ha mai avuto paura della gente e quindi si è spesso sentito solo, incapace di stare senza calca addosso, senza voci intorno, non in assenza di un pallone almeno. Maradona è la gente che gli toglie l'aria, è il fuoriclasse che si allena tra le pozzanghere e le auto parcheggiate.
Ai tempi di Pelé non circolavano abbastanza immagini per conservare memoria, ci sono le partite, i racconti, tante foto, ma non quella vicinanza. Ai tempi di Messi e Ronaldo ogni uscita è programmata, ogni scatto vistato, c'è una regia e un controllo che ci impediscono di vederli senza filtri. Diego si è dato, si è consegnato alle telecamere e alle folla, ha ricevuto una sconfinata ammirazione e poi addirittura la fede di chi lo pregato come una divinità.
Ha segnato reti indelebili, ha accarezzato palloni, depistato avversari, addomesticato schemi, piegato squadre intere, ha trascinato, ha conquistato due scudetti con il Napoli che ancora ne respira l'ebrezza e un Mondiale con l'Argentina che lo ha eletto simbolo. Si è abbeverato di un trasporto tanto intenso da creare dipendenza e poi lo ha sostituito con altre droghe. Rispettare le regole non è mai stato il suo forte, si considera tutt' oggi al di sopra di qualsiasi legge e su qualcuna l'ha avuta vinta davvero. Come per quel gol contro l'Inghilterra: la mano sinistra di dio e l'Argentina che ride in faccia al Regno Unito.
Un affronto che persino gli avversari hanno accettato, una resa incondizionata che in questo compleanno si ripropone. Nessuno riesce più a considerare quel gol uno sbaglio perché in quella stessa partita Maradona ne ha segnato un altro memorabile, perché quelli erano i suoi Mondiali e la Seleccion non li dimentica. Così ubriachi di ricordi da inciampare nel presente, troppo innamorati di quel successo, il suo, per credere davvero in un altro. Maradona si è seduto sulla panchina dell'Argentina, nel 2010, lo hanno messo lì sperando in un corto circuito.
Solo lui poteva rompere l'incantesimo creato, ma non ha funzionato. Messi e Maradona non fanno parte della stessa storia e anche a 60 anni lui ci tiene a ricordarlo: «Leo e Cristiano sono in un altro pianeta rispetta agli altri, non c'è un giocatore in circolazione che possa fare al metà di quel che riesce a loro». Lui non avrebbe diviso la scena con nessuno. E non ha mai dovuto farlo, padrone di una parentesi che si è presa l'eternità.
2 - LA MIA GENERAZIONE NON PRONUNCIA IL SUO NOME, LO CHIAMA ISSO
Maurizio De Giovanni per il “Corriere della Sera”
Isso. A quelli della mia generazione, quelli cioè che c' erano, non sentirete pronunciare il nome del Capitano. Se a queste latitudini ne ascolterete il nome, sarà dalle generazioni successive, i tifosi nati dopo o quelli che a quell' epoca erano troppo giovani per ricordare la magia,
la sospensione e la fiducia cieca che accompagnavano il ricevere palla di quel Nano Gigante, di quel re senza corona, di quel supereroe senza mantello. E lo nomineranno, questi nuovi tifosi che non hanno ricevuto la benedizione di quello spettacolo, per comprendere i confini della leggenda: per sapere qualcosa di allora, dell' aria che tirava in città, di come ci sentivamo nell' attesa della domenica.
Certo, è tutto documentato. Ci sono filmati, riprese, interviste. Si possono trovare facilmente in rete i caroselli imbandierati con scooter antichi e vecchie Cinquecento, con la capote abbassata e invase da una decina di passeggeri in bilico. Si distinguono perfino, a ben guardare, le vene del collo gonfie e gli occhi venati di rosso, nell' espressione parossistica di una gioia fino ad allora sconosciuta, e sconosciuta (per ora) a chi è sfortunatamente nato dopo. Ma i filmati non raccontano quello che c' è da raccontare.
Sono istantanee d' epoca, senza 4K e nemmeno in HD, immortalano un passato intangibile come la guerra o l' influenza spagnola. I ragazzi vogliono sapere com' era, e siamo noi a doverglielo raccontare. E, con voce bassa e un sorriso di rimpianto, raccontiamo di Isso. Di colui che era napoletano senza saperlo, che lo era sempre stato; che scoprì di esserlo una mattina di luglio, e lo scoprimmo noi in una magica sintonia immediata e perenne, fatta di mimica e di ribellione, di insofferenza alle regole e di puro genio.
Perché non è il fatto che si vinse, quello può succedere e confidiamo che succederà ancora: vincere può essere frutto di strategia e di programmazione, di investimenti oculati e di pianificazione, di strutture e di legami politici. Il fatto è che quando ci stava Isso si vinse senza tutto questo.
Perché Isso era il granello di sabbia nell' ingranaggio altrui, era il sasso nello stagno, era lo sberleffo in faccia al potente. Isso ci fece capire che si poteva vincere a modo nostro, e zittire in un colpo (di classe immensa) tutti i soloni e gli espertoni di un mondo autoreferenziale e retrogrado come pochi altri. Il trenta di ottobre è solo una data, diremo ai nostri ragazzi. Perché Isso non è invecchiato di un solo minuto da quando venne fuori dallo scalone dello spogliatoio, quel pomeriggio di luglio.
DIEGO MARADONA MOSTRA IL CULODIEGO MARADONA E IL FIGLIO DIEGO SINAGRAMAURIZIO DE GIOVANNIMAURIZIO DE GIOVANNI 1galeazzi maradonagaleazzi maradona 11galeazzi maradona 8diego maradona nel documentario di asif kapadiamaradona e i figliferlaino maradonadiego armando maradona messi maradonamaradona e i queenDIEGO MARADONA CON CLAUDIA DALMA E GIANNINAMARADONA E IL BOSS LUIGI GIULIANOmondiali 90 maradona matthausGIANNI MINA' MARADONAmaradona come san gennaromaradona rociomaradona durante argentina nigeria maradona durante argentina nigeria 9maradona durante argentina nigeria 3maradona si sente male durante argentina nigeriashilton maradonaferlaino maradonamaradonaLUCIANO MOGGI E DIEGO MARADONADIEGO ARMANDO MARADONADIEGO ARMANDO MARADONA E CLAUDIAdiego maradona 2maradonadiego maradona napolidiego maradona il documentario di asif kapadia 3diego maradona il documentario di asif kapadia 2diego maradona il documentario di asif kapadia 1diego maradona il documentario di asif kapadia 5EVO MORALES CON DIEGO ARMANDO MARADONAitalia argentina mondiali 90 maradona bergomidiego maradona 1messi nello stadio di diego maradonaDIEGO MARADONA E LUCIANO MOGGIbruno giordano careca maradonasebino nela maradonamessi nello stadio di diego maradonacodesal maradonatonino tempestilli maradonaDIEGO ARMANDO MARADONAnannini maradonacodesal maradonacodesal maradonacodesal maradonaottavio bianchi maradonadiego armando maradona con il figlio diego jrgarella maradona 5nannini maradona 5EDOARDO BENNATO GIANNA NANNINI E MARADONAmaradonamaradona veronica 2maradonamaradonamaradona veronicamoggi maradonamaradona gol all inghilterramaradona con la sorella rita 2MARADONAMARADONA
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