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Michele Monina per Libero Quotidiano
Provate a pensare a quando, da ragazzini, sfogliavate i vostri fumetti preferiti.
Non entriamo nello specifico, si trattasse di quelli della Marvel, dei vecchi Bonelli, di Robert Crumb o di Alan Ford e il Gruppo TNT. Non è importante, adesso. L' importante è tornare a quei tempi. La fascinazione del fumetto, fascinazione che in genere dura per tutta la vita, comincia lì.
Quando dentro quelle storie, rappresentate immaginificamente con quei disegni a china, ci siamo fatti viaggi interstellari o abbiamo vissuto avventure incredibili. Il fumetto è un medium incredibile, a metà tra cinema e letteratura, con gli stessi picchi verso l' alto e verso il basso di entrambe. Non è un caso che nei tempi recenti sia da quel mondo, apparentemente in difficoltà d' ossigeno, stando almeno alle vendite, che ha guardato Hollywood, cercando un immaginario che difficilmente avrebbe trovato nelle risme di carta impilate negli uffici degli Studios.
Alan Moore, autore inglese che ha attraversato sia il mondo dei romanzi a fumetti che quello dei giornalini coi supereroi (non inarcate il sopracciglio, qui si evocano suggestioni con le parole, ci si cala in antri reconditi della memoria) è stato uno dei padri del fumetto contemporaneo, protagonista di una rinascita e evoluzione del genere che l' ha elevato da letteratura di genere a pura arte.
Nato nel 1953 a Northampton, cittadina poi diventata protagonista del suo romanzo (non a fumetti) La voce del fuoco, il barbuto e lungocrinuto Moore ha cominciato a scrivere per i fumetti sin da giovanissimo, arrivando a scrivere alcune delle opere presto assurte al ruolo di classici. Qualche titolo potrebbe aiutare a definirne la statura: Alan Moore ha scritto V for Vendetta, Watchmen, La lega degli straordinari gentiluomini, Batman: the Killing Joke, From Hell. Titoli, questi, che meriterebbero un posto di rilievo nella storia della letteratura della seconda metà del secolo scorso tutta, non solo in quella del fumetto.
Non a caso quasi tutte queste opere, le cui trame geniali procedono di pari passo con una visione politica molto precisa e anarcoide, al limite dell' eversivo, sono poi diventate film di grande successo, film dai quali Moore ha preso immancabilmente le distanze, non riconoscendosi nelle soluzioni scelte da Hollywood per raccontare le sue storie.
Storie per scrivere le quali Moore si è sempre documentato molto, studiando la storia, principalmente, ma anche i miti, le religioni, addentrandosi nel mondo della magia, bianca e nera. Proprio la magia ha cominciato, all' inizio degli anni Novanta, a appassionare Moore, affascinatone al punto da passare dalla teoria alla pratica. È il 7 gennaio del 1994 quando Alan Moore evoca il dio-serpente Glicone, divinità creata dal mistico Alessandro di Abonutico.
Da questo momento Moore dà vita a riti magici in pubblico, veri e propri eventi in cui la musica, altra grande passione del nostro, e le parole trovano ampio spazio e in cui il pubblico prende parte attiva.
Tra il 1994 e il 1999 questi eventi si svolgono a nord del Tamigi, a Londra, intrecciandosi con alcune delle storie che Moore ha raccontato in fumetti come From Hell, dove trovava ospitalità la teoria dello psicogeografo Iain Sinclair riguardo all' occultismo che avrebbe mosso Jack lo Squartatore e a certe teorie molto curiose riguardo l' opera architettonica di Hawksmoor, allievo di Christopher Wren, e protagonista di un bellissimo romanzo di Peter Acroyd, altro autore psicogeografico.
Un particolare evento è finito poi in uno strano fumetto, Serpenti e scale, in cui le suggestioni magiche di Moore, le storie psicogeografiche di Sinclair, e tutto quell' immaginario a base di miti e leggende che ha sempre mosso le trame del fumettista trovano spazio a fianco di una cronaca quasi giornalistica proprio dei passi salienti del rito tenuto presso il teatro di Red Lion Squadre, piazza molto evocativa di Holborn intorno alla quale hanno ruotato i preraffaelliti e che ha visto a suo tempo l' impiccagione del cadavere di Cromwell.
Pochi giorni fa, nel presentare il suo ultimo romanzo Jerusalem, a Londra, Moore ha annunciato il suo imminente ritiro dal mondo dei fumetti. Ha già detto tutto quel che aveva da dire in questo campo, ha dichiarato, finirebbe per ripetersi. Ora lo attende altro, la magia, sicuramente, e probabilmente qualcosa di cinematografico e imponenti opere letterarie che ci consentiranno ancora una volta di abbeverarci alla sua effervescente e eversiva fantasia. Che Glicone guidi sempre la sua penna.
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