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OLTRE LE VERTIGINI - A POLIGNANO SI E’ APPENA CONCLUSO IL “RED BULL CLIFF DIVING” CON TUFFI DA UNA PIATTAFORMA DI 27 METRI - A TRIONFARE E’ STATO ALESSANDRO DE ROSE: “L’IMPATTO E’ UNA FUCILATA MA I 3 SECONDI IN CUI VOLI VALGONO LA PENA” - DA VENERDI’ I MONDIALI A BUDAPEST DOVE PER LA PRIMA VOLTA SI BUTTERANNO IN UNA PISCINA (SOSPESA SUL DANUBIO) - VIDEO
Giulia Zonca per la Stampa
Il catino sospeso sul Danubio sembra un centro da circo visto dalla riva invece è la piscina preparata per i tuffi dalle grandi altezze. Per la prima volta i cliff divers si buttano in una vasca: «A vederla così fa una gran paura, spero sia un effetto ottico e che, come al solito, da 27 metri cambi la prospettiva». Alessandro De Rose è abituato agli equilibrismi, nell' aria e nella vita. Domenica ha vinto la tappa di Polignano delle World Series Red Bull, è appena arrivato in Ungheria e venerdì si tuffa nel Mondiale, «dentro quella piscina che ora fa venire i brividi».
Scusi lei si lancia da 27 metri non è abituato alla paura?
«No, se sali le scale che portano a quella piattaforma e non senti nessun timore allora non stai bene, significa che sei in fuga e io quella fase l' ho superata».
E adesso?
«E adesso lavoro per controllare le emozioni, si allenano anche quelle. Sei un professionista solo se le hai domate. Mi segue una psicologa, mi aiuta a trovare la calma, a scacciare paranoia. So che fa ridere visto l' altezza da cui parto, ma il mantra è "vola basso, stai concentrato e umile" perché chi sale fino a lì insegue le vertigini e quelle danno alla testa».
Lei ha iniziato a Cosenza, con Tocci che qui ha vinto il bronzo da un metro.
«Ricordo bene quei giorni dove ci inventavamo un modo di allenarci, ho grande stima di Gio: per me sarà un' ispirazione in questo Mondiale. Chi lo avrebbe detto che due ragazzini su una tavola traballante sarebbero arrivati fino a questo punto...».
Lei è passato dalla tavola traballante alla piattaforma gigante.
«Ho lasciato i tuffi quando avevo 16 anni. Alla morte di mio padre mi sono perso e ho tanti tatuaggi addosso che raccontano un po' la mia storia tribolata. Il dolore di quella perdita affiora ancora, ho imparato che devo continuare a lavorarci, ma ho lasciato la rabbia dietro di me. Volo basso e concentrato. È la rotta giusta. Spero che lui oggi sia orgoglioso di chi sono diventato».
Nel 2015, al debutto mondiale, aveva 14 tatuaggi. Sono aumentati?
«Non c' è più posto e poi mi piace che siano la storia di una particolare fase. Ora sono un professionista, anche se in questo momento devo smaltire i postumi della birra. Dopo Polignano abbiamo festeggiato davvero tanto, ci stava».
La sua prima vittoria e la prima di un italiano dai 27 metri.
«Il primo successo nella mia esistenza, non solo nelle grandi altezze. Non ho mai vinto neanche la garetta della scuola».
Entrare nell' acqua a quasi 90 km/h quanto male fa?
«Impari come fartene meno, ma l' impatto è una fucilata. Dopo, per due giorni devi recuperare, hai dolori ovunque».
Chi glielo fa fare?
«I tre secondi in cui voli valgono la pena: è libertà pura. Tiri fuori le braccia, tendi le punte dei piedi e spicchi il volo. In realtà quando arriva la parte dolorosa sei in estasi».
A Budapest vi tufferete davanti al Parlamento.
«Noi diamo emozioni, ispiriamo sogni, non lo si può fare al chiuso di un impianto. Anche gli altri sport dovrebbero esaltarsi scegliendo i luoghi adatti, lo spettacolo della natura o la storia di una città».
Visti da fuori voi cliff divers sembrate una comunità molto unita.
«Visti da dentro siamo una famiglia».
LA PISCINA SUL DANUBIO PER I CLIFF DIVERS
RED BULL CLIFF DIVING A POLIGNANO
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