DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1. I GIORNI PIU’ LUNGHI DI ANCELOTTI
Giulia Zonca per “la Stampa”
Il passato di Ancelotti in questo momento è la miglior dote del Real Madrid. Contro la Juve si gioca l’intera stagione e il presidente Florentino Perez, uomo politico e di propaganda, non regge le annate in bianco. Di blanco c’è la maglia e basta. Solo che la Liga se ne è andata, in finale di Coppa del Re c’è il Barcellona con l’Athletic Bilbao, resta la Champions: da giocare contro la Juve in vantaggio tra i fischi a Casillas e le lagne di Bale, il cocco del gran capo.
Sarebbe una situazione insostenibile solo che Ancelotti viene da otto anni sotto Berlusconi, tre stagioni con gli sms di Abramovich e due di capricci degli sceicchi e sa reggere gli incroci impossibili anche se è seduto sopra un ginepraio.
L’uomo da 100 milioni si sente mobbizzato. Lo dice il suo agente, Jonathan Barnett che cita a prova della protesta una statistica Uefa: Ronaldo riceve una media di 27 passaggi a partita, Bale 20. Sintesi: Bale gioca male perché i compagni vogliono così e il tecnico non si può permettere di usare i modi forti davanti a certe tesi. Quel cartellino del prezzo lievitato a dismisura condiziona tutti.
Secondo uno studio che risale a febbraio, ora Bale costerebbe tra i 50 e i 60 milioni. Alla meglio. In due anni si è svalutato quasi del 50 per cento perché il valore era gonfiato fin dall’inizio. Florentino voleva un crac suo, uno da anteporre persino a Ronaldo che è arrivato con lui ma era stato scelto e opzionato dal predecessore, Calderon. Però Bale non ha mai dato le garanzie sufficienti per trasformarsi in uomo squadra.
Ha un gran talento e molta voglia di lavorare ma resta un alieno che si rifiuta di imparare lo spagnolo, che fa la spola con il Galles di continuo che ha una cerchia ristrettissima dentro al club e comunica solo con il presidente, con il vice di Ancelotti, Paul Clement, e con Modric, amico dai tempi del Tottenham. L’infortunio al croato non ha aperto falle solo in mezzo al campo.
Come se non bastasse gestire un giocatore con tutti questi sottintesi, Ancelotti ha pure ereditato il problema portiere. Casillas si sente in bilico dall’era Mourinho. Lo special lo ha trasformato in target, qualcuno sostiene anche grazie a una campagna mediatica sponsorizzata dallo stesso presidente, ma pure sorvolando sull’ipotesi del complotto resta il fatto che il tifo lo ritiene colpevole di ogni momento storto e lui ha perso la serenità. Così in porta non si può stare.
Sabato sera ha risposto ai fischi, insultato la curva e nello spogliatoio ha detto affranto: «Mi crocifiggono». L’anno scorso giocava solo la Champions e il Real l’ha vinta quindi è rimasto. Il che significa che se il Real mercoledì perde, Casillas se ne va.
Il tecnico italiano ha ancora una stagione al Real. La Juve potrebbe essere responsabile del suo esonero per la seconda volta ma Ancelotti non è preoccupato di perdere il posto, le offerte non mancano solo che lui vorrebbe risolvere il puzzle: trovare un posto comodo a Bale senza agitare Cristiano, liberare la casella Casillas. Difficile che gli bastino tre giorni. Per quanto lunghissimi.
2. E NADAL DIFENDE IL PORTIERE
G.Zon. per “la Stampa”
A contrastare la solitudine del portiere ci pensa un campione. L’unico che prova a sostenere Iker Casillas dopo una notte tormentata è Rafa Nadal. Il Real tace e il tennista no. È tanto tifoso da passare la serata prima della finale di Madrid, persa male contro Murray 3-6 2-6, al Bernabeu. Soprattutto è così appassionato da conoscere bene i famosi fischi della casa blanca: «Chi entra in questo stadio non si porta mai la carriera dietro. Nessuno è al riparo dalle contestazioni».
casillas bacia sara la sua fiamma italica
Protesta di tradizione
Di solito i fischi arrivano per una prestazione storta, non hanno pregressi o rancori, ognuno è criticabile anche Zidane che all’inizio della sua avventura al Real è stato maltrattato. I fischi sono piovuti sopra Seedorf, Michel, entrambi i Ronaldo, Beckham, Kakà.
Non dovrebbe esserci motivo di sentirsi perseguitati perché le stelle non sono esenti dal trattamento. Anzi. Più aspettativa c’è più alto è il rumore quando il talento sgarra. Non sono una sentenza, ma una richiesta di impegno. Almeno è sempre stato così fino a Casillas.
Ora la curva si è incarognita e Nadal dalla tribuna non riesce a capire: «Casillas non ha colpe. Al pubblico non si chiede di ricordare quello che hanno fatto in passato i giocatori. A volte dovrebbero ricordare quanto certi giocatori li hanno resi felici. Io la vedo così e poi fischiare non è nella mia cultura, vengo da uno sport dove non si usa.
L’unico motivo per cui mi viene voglia di protestare è quando vedo qualcuno che non passa la palla. Se sbaglia però pazienza». Quindi anche per lui Casillas potrebbe avere sbagliato solo che non per questo merita la gogna.
«Critiche eccessive»
Difficile che il tifo si plachi. Hanno scelto un bersaglio, opzione inedita per una curva che di media preferisce sventolare fazzoletti per segnalare il dissenso. Il cambio di rotta sconcerta Nadal che dopo la sconfitta di ieri scivola al settimo posto del ranking: «Certa critica può diventare esagerata, il pubblico deve sostenere non mettere in crisi». A meno che quello sia esattamente l’obiettivo di chi tartassa il portiere spagnolo diventato melanconico e insicuro. Ingrigito dai fischi. [G. ZON.]
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