giovanni peruffo jannik sinner

“POSSO DIRE DI AVER BATTUTO SINNER” – PARLA GIOVANNI PERUFFO, L’EX TENNISTA VICENTINO CHE A 12 ANNI SULLA TERRA ROSSA DI MERANO DEMOLI’ 6-2; 6-1 L’ATTUALE NUMERO 1 AL MONDO: “ERAVAMO AMICI, POI ABBIAMO PRESO STRADE DIVERSE. DURANTE I TORNEI NON PARTECIPAVA PER VINCERE, IL SUCCESSO ERA L’ULTIMO DEI SUOI OBIETTIVI, PER LUI OGNI AZIONE ERA IMPORTANTE PER MIGLIORARSI - MI PIACEREBBE SICURAMENTE RIVEDERLO SPERANDO CHE…”

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Matteo Valente per corriere.it - Estratti

 

Era il 2013 e sui campi in terra rossa di Merano andava in scena uno dei tornei dedicati ai giovani talenti del tennis del nord est. In semifinale c’è un giovanissimo Jannik Sinner, appena dodicenne, mentre dall’altra parte della rete il vicentino Giovanni Peruffo, suo coetaneo.

 

Amici in campo e fuori

GIOVANNI PERUFFO jannik sinner

«Ricordo molto bene quella giornata – racconta Peruffo – La partita finì con un 6-2, 6-1 che mi permise di andare in finale, ma purtroppo il giorno dopo non riuscii a vincere il torneo. Però, giusto per scherzare, posso dire di aver battuto almeno una volta Sinner».

 

(...)

 

Perché, se c’era bisogno di capire la stoffa del campione, Sinner l’aveva dimostrata fin da giovane: «Durante i tornei non partecipava per vincere, il successo era l’ultimo dei suoi obiettivi – racconta Peruffo – lui giocava sempre al massimo con il chiaro intento di migliorarsi sui colpi o su un fondamentale. Non importava fare punto o vincere, ogni azione era importante per crescere e migliorare».

 

 

Il dna del campione dunque era già evidente, seppur celato dietro a risultati che oggi lasciano quel velo di sorriso in chi si trovava dall’altra parte della rete. «Con Jannik eravamo amici, lo siamo stati per anni, e ci siamo anche sentiti per un periodo, anche se affrontavamo tornei diversi. Lui sotto la guida del suo allenatore Piatti, fin da subito ha prediletto l’idea di giocare tornei Pro».

JANNIK SINNER

 

E oggi a distanza di dodici anni a vedere quell’amico diventare il numero uno al mondo, vincere Wimbledon e trasformarsi nell’icona del tennis mondiale, vien da ripensare a quella semifinale: «La ricordo con il sorriso, ma non con l’orgoglio di chi deve dire di aver battuto Sinner. Eravamo bambini, abbiamo preso strade diverse. Ogni tanto mi chiedo se dopo tutti questi anni ci rincontrassimo, cosa accadrebbe».

 

 

Perché, al di là delle battute, tennistiche o meno, alla fine dietro a reti e successi ci sono sempre le persone: «Finché ha avuto il numero di cellulare delle medie ci sentivamo, poi l’ha cambiato e credo sia normale. Mi piacerebbe sicuramente rivederlo e congratularmi con lui per quello che sta facendo e per quello che farà, sperando che si ricordi di noi». E magari anche di quella semifinale a Merano.

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