DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”
Il tomo («Io Ibra»), ancora oggi, è un sontuoso Cencelli che pare scritto da Freud. I trionfi, certo, ma anche gli angoli acuti di un caratteraccio forgiato dal rumore del ghetto di Rosengård e dall' incapacità - fin qui -, nonostante 7 club in 16 anni, di alzare l' unica coppa con le orecchie più a sventola delle sue, la Champions.
Sarà anche un caso doping relata refero, Zlatan Ibrahimovic, però carta canta. Pagina 200: «Alla Juve, con Capello, mi trasformai nella testa e nel corpo». A 23 anni, appena arrivato a Torino, era alto 1,96 e pesava solo 84 chili. «Hai mai fatto body building? chiese il mister. Mi fece mettere sotto torchio in palestra. Arrivai a pesare 98 chili».
Quattro in più del vertiginoso aumento di peso denunciato da Ulf Karlsson, dunque, l' ex c.t. della nazionale svedese di atletica che in un' intervista a Sport Bladet ci è andato giù pesante: «Quando giocava nella Juventus, Zlatan ha preso 10 chili in 6 mesi: secondo me era dopato, almeno questa è la mia impressione.
Sono convinto di quel che dico. Negli sport di squadra i controlli sono meno stringenti rispetto a quelli che ci sono nelle discipline individuali».
Karlsson ha fatto anche il nome di un altro svedese che ha giocato in bianconero, Albin Ekdal: «Lui ha messo 8 chili in quel club: credo ci fosse questa cultura, un loro dottore è stato sospeso per mesi». Il riferimento è a Riccardo Agricola, medico sociale dall' 85, condannato in primo grado a un anno e 10 mesi nel processo per abuso di farmaci, assolto in appello; vicenda poi chiusa per prescrizione.
Se la Juventus Fc a riguardo tace, il procuratore di Ibra, Mino Raiola, è un fiume di parole: «Sono tutte falsità: quereleremo. Zlatan si è sottoposto a un sacco di controlli antidoping in bianconero, almeno una ventina. La Juventus mette i suoi giocatori sotto il microscopio, per cui è ridicolo. Possiamo dimostrare che quanto dichiarato è falso. Zlatan non ha mai preso un' aspirina».
Smentite (doverose) a parte, la bufera si addensa sul lezioso chignon di Ibrahimovic all' indomani del festival dello spreco nell' Europa nobile: Psg-Manchester City 2-2, andata dei quarti. Tra i petrodollari del derby al sapor d' Arabia, Zlatan si è segnalato per le abituali amnesie con la musichetta della Champions in sottofondo: rigore parato da Hart e occasione fallita calciando alto a metà del primo tempo su invito al bacio di Thiago Motta.
«Ibra ritrova i suoi fantasmi: voto 4» è l' impietosa pagella de L' Equipe , che ricorda il ricorrente mal di Champions del ragazzo che ama giocare con il fuoco. Marcatore dell' 1-1 mercoledì sera ma condannato all' exploit all' Etihad Stadium, alla soglia dei 35 anni Ibra nasconde le stempiature internazionali (non qualificato agli ultimi due Mondiali con la Svezia, disastroso girone a Euro 2012, mai il Pallone d' oro) sotto il toupet di caterve di gol. Ma il tempo stringe.
Questa Champions e l' Europeo prima della pensione dorata. «Se non credi in Dio, non credi in Zlatan» scrive lui nell' incipit della storia della sua vita. Un flusso di coscienza di quattrocento pagine, cui manca il lieto fine.
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