“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Da âLa Repubblica'
Le stelle servono. Ma quali sono le stelle? Dicono che una manifestazione così importante, il primo Slam dell'anno, quello che dovrebbe indirizzare la stagione, non possa permettersi di perdere in poche ore, per esempio, Serena Williams e Maria Sharapova (non succede che escano Nadal e Ferrer).
Dicono (sempre gli stessi) che senza le migliori del ranking (Errani, Kvitova e Vinci fuori senza aver avuto nemmeno il tempo di aprire bocca, Williams e Sharapova più tardi) il singolare femminile dell'Australian Open 2014 sia decisamente scaduto di rango, finito nel fango.
Ma sono spiegazioni antiche. Non è scaduto affatto il torneo. Anzi è aumentata l'incertezza. Sono emerse facce nuove e braccia nuove si allungano sino agli ottavi o ai quarti: la grinta innocente e/o omicida della Bouchard, la Muguruza, sconfitta soltanto dalla Azarenka, Simona Halep, la vera rivelazione del 2013, che strapazza la Jankovic come se in vita sua non avesse fatto altro che battere quelle che le stanno sopra in classifica e adesso potrebbe anche arrivare in finale.
Del resto Serena non può vincere sempre. Spesso, pur camuffando, sta meno bene di quanto non dica. L'altro giorno non piegava le gambe. Ana Ivanovic che l'ha sconfitta, non del tutto a sorpresa, aveva capito tutto: «Dovevo prendere di mira non le sue eventuali debolezze, che tanto più ci pensavo e meno ne trovavo, quanto il suo colpo migliore: il servizio».
Rispondendo alla Djokovic, aggredendo il servizio dell'avversaria, Ana ha ottenuto il doppio effetto di smontare psicologicamente Serena e di ingigantire il problema fisico per il quale l'americana aveva quasi deciso di ritirarsi contro la Hantuchova.
Ma in realtà l'Australian Open sta solo confermando lo stabilizzarsi dell'incertezza: i valori del tennis femminile, Serena a parte, sono tali da confondere le loro proprietarie, una sale, l'altra scende, una parte, l'altra si ferma. Guardate la Kuznetsova, la Kvitova. Pensate al crollo delle Cichi.
Le variabili sono infinite e spesso invisibili. Le più stabili, Serena a parte, sembrerebbero Li e Azarenka: forse perché sono brave, tirano come uomini, ridono poco, s'incavolano spesso e tendono a non dare confidenza a nessuno. Le altre possono permettersi solo brevi periodi di forma perché c'è troppo da giocare, il calendario è fitto.
Agnieszka Radawanska è la più tattica, legge le partita da fuoriclasse, ma le manca il colpo che uccide. Se in condizione, la Cibulkova (maltrattatrice di Sharapove) è imprevedibile, mentre la Halep è la più forte di tutte quando si va al terzo set. Sam Stosur va e viene per oscure ragioni, appesa alle bizze lattacide dei suoi deltoidi. Fallita la missione in casa, Sam si è riabilitata regalando la racchetta a un giovane spettatore, cosa che non fa nessuno.
La Stephens non è ancora riuscita a fare lo scatto in avanti che gli americani aspettano da almeno due anni, avendola forse considerata con troppo anticipo «la nuova Serena ». Flavia Pennetta ha un tennis di grande qualità , non c'è un solo torneo che perde qualità se Flavia va avanti. Se ha battuto la Kerber che le sta sopra di 20 posizioni ci sta al punto che uno si domanda come abbia fatto a perdere dalla robusta tedesca agli Us Open 2011. Non il contrario.
LI NA EUGENIE BOUCHARD bouchard serena williams falls down during a first round match at the australian open CONNORS SHARAPOVA AGNIESZKA RADWANSKA flavia pennetta foto mezzelani gmt
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