AZZURRO STINTO - NELLA SCELTA DEL NUOVO CT NON SI POSSONO USARE SOLO LOGICHE SPARAGNINE: SOLO UN ALLENATORE “COOL” ATTIRA I SOLDI DEGLI SPONSOR DI CUI HA BISOGNO LA FIGC

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Guglielmo Buccheri per ‘La Stampa

 

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Dopo il rovescio sudafricano di quattro anni fa, l’Italia del pallone sprofondò in una crisi quasi irreversibile. Quasi perché i vertici istituzionali della Federcalcio rimasero al loro posto, mentre tutto attorno il mondo azzurro cambiava: si scommise su nomi e storie prestigiose come quelle di Arrigo Sacchi, Gianni Rivera e Roberto Baggio (quest’ultimo già uscito di scena) in ruoli più o meno operativi. Stavolta lo choc dell’eliminazione frettolosa dal mondiale brasiliano ha avuto l’effetto di decapitare il nostro calcio nel suo presidente e nel ct.

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Come ripartire? Oggi è il giorno zero di una nuova era. Zero in quanto Giancarlo Abete riunirà di prima mattina i rappresentanti delle sette componenti (Lega di A, B, Lega Pro, Dilettanti, giocatori, tecnici ed arbitri) in un pre-consiglio federale per rimettere formalmente, e senza ripensamenti, il proprio mandato in scadenza fra due anni e per annunciare, sempre in via ufficiale, l’addio di Cesare Prandelli, legato alla panchina dell’Italia fino agli Europei del 2016.

 

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«Se volete sono disposto a restare in sella da dimissionario per gestire la transizione...», dirà l’ormai ex numero uno ai consiglieri quando il governo del calcio aprirà i propri lavori all’ora di pranzo. Abete esce di scena dopo poco più di sette anni di presidenza e, nelle sue intenzioni, la via meno dolorosa per l’Italia del pallone sarebbe quella di consegnare alla Nazionale subito la sua guida tecnica, un nome condiviso da tutti i componenti il tavolo del consiglio federale e non aspettare l’11 agosto, data delle elezioni. Riuscirà a tradurre le intenzioni in fatti concreti? Difficile, molto difficile perché all’appuntamento di oggi in via Allegri si presenteranno dirigenti profondamente divisi fra loro nelle ricette con cui curare il loro mondo.

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Candidati o candidature. Ipotesi o progetti. Carlo Tavecchio, l’uomo forte nella volata per la presidenza federale visto il peso in assemblea (34 per cento) della Lega Dilettanti da lui presieduta e viste le alleanze già più o meno svelate con la Lega Pro e con parte della Lega di serie A, ha un programma ben definito su cui lavorare per i prossimi quattro anni: Tavecchio vuole costruire di nuovo una scuola di allenatori federali, un po’ come è stato ai tempi di Bearzot, Cesare Maldini e Vicini e sa che per farlo occorre un allenatore tutor a cui affidare la Nazionale nel prossimo biennio con il compito di far crescere qualcuno alle sue spalle.

GuidolinGuidolin

 

Tavecchio pensa a Guidolin o Zaccheroni per l’immediato, poi a Cabrini o Paolo Maldini per il futuro, dando vita, magari, fin da subito ad un ticket in panchina affidando ai meno esperti un ruolo da vice: per fare un salto all’indietro, quanto accadde con la gestione Bernardini-Bearzot dopo il fallimento del ’74 in Germania Ovest e prima che, lasciato solo, Bearzot desse vita all’Italia spettacolo del ’78 e, poi all’Italia campione nell’82. In corsa, come possibili ct, restano Allegri e Mancini perchè, fa notare qualcuno in Figc, solo i grandi nomi attirano gli sponsor di cui la Figc ha bisogno: si spende di più per i contratti, ma, alla fine, si incassa di più dalle aziende.

 

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