VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
1. ZERO TIRI, TANTI ERRORI ANCHE DEL CT MA IL LIVELLO È QUESTO
Gianni Mura per ‘La Repubblica’
Forse era inevitabile. Da persona corretta, Prandelli si assume tutte le sue responsabilità, pur non essendo il solo responsabile della figuraccia. E Abete lo segue: se per la seconda volta di fila l’Italia esce al primo turno di un mondiale, pur guidata da due tecnici molto diversi tra loro, Lippi, già campione del mondo nel 2006, e Prandelli, è allarme rosso per il calcio italiano. Sempre più sequestrato dai club ma incapace di contromosse, sia in alto che in basso, perché è dal basso che cominciano a scarseggiare la
formazione, l’etica, il cosiddetto ricambio.
È un discorso che ci allontana dal Brasile. Torniamoci. Quando una squadra non sa creare un’occasione da rete in due partite, merita di uscire. Così come non meritava il rosso Marchisio, così come il comportamento del recidivo addentatore Suarez fa dire che non meritava nemmeno l’Uruguay di andare avanti, o almeno lui individualmente, che si spera stangato dalla prova tv. E che tristezza sentire Tabarez, un maestro, dire che questo è un mondiale di calcio e non di moralismo da due soldi.
Se lui trova normale che un suo giocatore (e non dei più scarsi, anzi) giri per il campo mordendo a tradimento gli avversari, non è un maestro. Orlando el Sucio, nelle pagine di Soriano, piantava spine di cactus, Suarez preferisce piantare i denti. Chissà se quel galantuomo di Mujica ha qualcosa da dire: questa non è garra charrua, è teppismo. L’arbitro messicano Rodriguez Moreno (altro Moreno, arsenico e vecchi fischietti) è solo uno dei tanti arbitri scarsissimi che Blatter e Busacca difenderanno a spada tratta. Fosse partito con l’idea di danneggiarci, avrebbe fischiato un rigore a Bonucci, su Cavani, al 6’st.
A testa bassa, pur giocando meno peggio che col Costarica. La solita inzuccata di Godin, l’Italia ha tenuto i piedi nel mondiale fino al 39’st, ma il caldo e l’uomo in meno si erano già fatti sentire. Dei giovani se l’è cavata bene solo Verratti, audace fino alla spavalderia. Una delle due mosse di Prandelli che non ho capito riguarda proprio Verratti: perché spedire avanti lui, che in mezzo al campo faceva il suo e anche qualcosa di più, e non Marchisio?
L’altra: perché Cassano e non Cerci, più veloce e in grado di saltare l’uomo? Ma sono dettagli. Abbiamo in fretta dimenticato che il migliore con gli inglesi era stato Sirigu. Stavolta, prima di dare tutte le colpe all’arbitro, ricordiamoci che in partita ci ha tenuto Buffon, due volte su Suarez e una su Lodeiro.
Per due partite di fila in avanti non siamo arrivati a fare il solletico al portiere altrui. Questo chiama in causa le scelte di Prandelli: solo due veri attaccanti su 23 convocati sono pochi, e qualcuno l’ha detto subito. Tanto più se uno dei due è Balotelli. Con un fallo dei suoi (assolutamente inutile, a centrocampo) è stato il primo a vedere il giallo, con relativa squalifica (fossimo passati). Poi non s’è più visto.
Prandelli l’ha tolto nell’intervallo, vai a sapere se per disperazione, per paura che si facesse espellere o perché qualche compagno, della vecchia guardia, gli ha detto che una squadra è fatta di undici e che era insopportabile che molti si facessero un mazzo così mentre lui andava a spasso. Il fallimento dell’Italia del pallone, di Prandelli, di Abete, è anche il fallimento di Balotelli e, in misura minore perché ha giocato meno, di Cassano.
Non escludo che il gesto di Prandelli sia dettato anche dalla delusione, quasi dal tradimento che gli hanno riservato questi due compari, proprio quelli che lui ha sempre difeso, a ogni costo, contro ogni evidenza. Qualcuno ha detto che ci sono i top player e i pop player. Questo qualcuno ha ragione. Ormai i calciatori possono esprimersi su molti campi, ma grandi (o top) sono quelli che la grandezza la mostrano sul campo di calcio.
Sarebbe cambiato qualcosa senza l’espulsione di Marchisio? Forse si sarebbe strappato lo 0-0 o forse Pirlo avrebbe azzeccato una punizione dal limite. Gli attaccanti, che non si sono mossi bene, non hanno avuto occasioni. È continuato, purtroppo, il gioco comandato senza mai andare al tiro. Immobile non ha combinato granché, ma la Germania gli farà bene.
Su di lui chi arriverà dopo Prandelli potrà ancora contare, su Verratti pure. Parolo non è giovanissimo ma ha vivacità e corsa. Non avrà compito facile chi ripartirà dai cocci di Natal. L’impegno della vecchia guardia non è mancato, la partita sarà ricordata come una delle più brutte di questo mondiale, ma a testa bassa si torna. E anche l’Uruguay non la alzi troppo.
2. BASTA ALIBI È UN CALCIO DA CAMBIARE
Mario Sconcerti per ‘Il Corriere della Sera’
Qualunque cosa abbia fatto l’arbitro, chiunque sia Suarez, che ha comunque confermato di dover continuare le sue sedute con lo psicologo, questa contro l’Uruguay non è solo una partita persa, è il crollo del calcio italiano. Avevamo avuto molti segnali. Non siamo solo eliminati, cambia profondamente il nostro status di vecchia potenza.
CESARE PRANDELLI E NOVELLA BENINI
In Sudafrica poteva esserci stata l’eutanasia di una generazione carica di gloria, ma uscire per la seconda volta al primo turno è un limite sconosciuto alla nostra storia. È su questo che dobbiamo riflettere, non sulle piccole fasi di una partita lungo la quale, di nuovo, non abbiamo fatto un tiro in porta.
Questa è la crisi di tutto: di Prandelli, certamente, che non ha mai trovato una squadra, è arrivato senza attaccanti in rosa fino a dover chiudere il mondiale con Chiellini centravanti. Ma ridurre tutto all’allenatore sarebbe come non voler vedere il buio nella notte. La nazionale è il risultato di un’intera organizzazione. Perdere quasi senza gareggiare per due Mondiali di fila significa non aver organizzato niente, aver travolto una macchina industriale che ha sempre funzionato. Succede raramente che i protagonisti abbiano la dignità di prendersi al volo le loro responsabilità.
Di questo va dato atto agli uomini. Ma non c’è dubbio che le colpe, soprattutto della presidenza federale, siano troppe e da troppo tempo evidenti. Siamo senza soldi, senza pubblico, senza stadi, senza giocatori e senza giovani. Non abbiamo campioni e non sappiamo più costruirne. Non abbiamo certezza delle regole in nessun campo, dalla giustizia sportiva a quella televisiva. Abbiamo solo 80 mila ultrà schedati dalla polizia di cui siamo in discreta balìa. L’errore è così evidente da essere ovunque. Servono nuovi slanci, nuovi uomini che li sappiano imporre. Il calcio italiano è un’azienda enorme e riguarda tutti.
Non c’è una sola società, un solo popolo tifoso, che possa permettersi una crisi di sistema di queste proporzioni. Rendiamo grazie a Prandelli che, venendo travolto, ha avuto almeno il merito di farci vedere la nostra agonia in diretta. Ora non ci sono più alibi. Il vecchio calcio italiano è finito. Bisogna tornare ad avere interessi comuni, non a tentare soltanto di ingannarsi sugli arbitri e sul mercato. Il livello è troppo basso per tutti. E ormai insopportabile.
3. MORSI E RIMORSI
Massimo Gramellini per ‘La Stampa'
Speriamo che la Nazionale non sia lo specchio della Nazione, altrimenti dovremmo tutti imitare Prandelli & Abete e dimetterci irrevocabilmente da noi stessi. Ieri l’immagine dell’Italia nel mondo era una combriccola di abulici che faticavano a mettere insieme tre passaggi di fila, figuriamoci un tiro in porta. Quattro anni fa avevano perso i vecchi e si invocò il ricambio generazionale. Ma quattro anni dopo hanno perso soprattutto i giovani, il cui simbolo è l’indisponente Balotelli, un eterno incompiuto spacciato per fuoriclasse da un sistema mediatico che ha smarrito il senso delle proporzioni. Persino il mio Immobile, che in Italia si era aggirato per le aree di rigore come un lupo mannaro, sembrava un barboncino al guinzaglio della difesa uruguagia.
GENNY 'A CAROGNA DA' IL VIA ALLA COPPA ITALIA
Certo, l’arbitro dal cognome recidivo (Moreno), l’espulsione esagerata di Marchisio e il comportamento da roditore di Suarez, che ha affondato i suoi incisivi nella pellaccia di Chiellini. Ma il lamento è un diritto che va meritato. E questa Italia depressa e deprimente, senza talento né carattere, merita soltanto di tornarsene a casa e ricominciare daccapo, con meno squadre e meno stranieri, come accadde dopo la Corea del 1966. Quando fummo eliminati al primo turno per la seconda volta consecutiva, proprio come adesso, e Gianni Brera scrisse: «La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco composto di gente molto sollecita a impaurirsi. E dove credevamo di andare?». Più che un’analisi, una profezia.
Ultimi Dagoreport
LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY…
DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN…
DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA…
DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI –…