giampiero ventura

QUANTO DURA 'STO CT? - SCONCERTI: “VENTURA NON E’ NELLA PARTE. GIOCA PER CONVINCERE GLI ALTRI DI ESSERE ADATTO ALLA NAZIONALE. SEMBRA UN INVITATO GOFFO ALLA FESTA SBAGLIATA” - MURA: “VENTURA SBAGLIA LA FORMAZIONE E IMPIEGA PIÙ DI UN’ORA A CORREGGERE. CON LA SPAGNA IL PRIMO TEMPO ERA STATO PENOSO. CON LA MACEDONIA SIAMO LÌ”

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1 - VENTURA DEVE PENSARE SOLO AL CALCIO

Mario Sconcerti per “il Corriere della Sera”

 

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Credo sia giusto andare un po' oltre il risultato, oltre la prestazione di un'Italia inventata quasi con arroganza. Ha giocato una squadra più che sperimentale, Bernardeschi-Verratti-Bonaventura sono tre ottimi giocatori ma non faranno mai un reparto. C'è stato uno squilibrio evidente giustificato solo dalla goliardia degli avversari, di calcio reale solo qualche attimo.

 

La mia impressione è che Ventura non sia ancora nella parte, pensa troppo alle cose da fare, quasi sempre le subisce e tira fuori spesso argomenti per difendersi che non sono suoi. È come giocasse a convincere gli altri di essere adatto alla Nazionale, e dicendolo tenti di convincersi anche lui.

 

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Conosco Ventura da tanti anni, ci ho parlato di calcio in tante osterie, per correttezza aggiungo che a bere ero solo io. Non è questo. È modesto ma non umile, ha un suo calcio lucido in testa, non ha bisogno di spiegare ogni volta perché hanno scelto lui. Subisce una pressione che francamente in questo momento non c'è, ma è stato abituato a rimanere sempre nascosto nella vita.

 

La prima luce vera è come lo costringesse a truccarsi. È sempre «ossessionato», «eccitato», «esausto», si sente sempre un po' vittima, racconta che si è meritato la Nazionale per aver lanciato decine di giovani in carriera, ma nessuno gli ha mai chiesto una spiegazione. È in sostanza lontano dal suo compito e da se stesso perché occupato a essere un altro che non ci serve. Il primo da convocare in Nazionale è lui, il primo da sperimentare. Vorrei si lasciasse andare, pensasse solo al calcio, lo conosce.

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Così sembra un invitato goffo alla festa sbagliata. Passa in un attimo dal silenzio al baccano tattico. Va da sé che nessuno lo aiuta. La squadra non aveva qualità nei vecchi e non ha certezze dai giovani. Una piccola prova di questa transizione cieca viene perfino da Buffon. C'è un'insicurezza comune che contagia anche i più bravi.

 

Senza che il comandante abbia la vecchia arroganza dei generali, come se non credesse in niente e aspettasse un segno dal cielo. L'unica nota positiva è il gol di Belotti che sembrava aprisse una grande serata, poi la piccola regolarità di Immobile. Ma è troppo poco. È tempo di avere paura.

 

2 - NON CI SONO VIOLINI DA SUONARE

Gianni Mura per “la Repubblica”

 

Ma perché quelle facce? In fondo l’Italia ha vinto, tiene il passo della Spagna. In fondo, giusto. In fondo alla partita, nei minuti di recupero. In fondo a un vicolo quasi cieco in cui s’era colpevolmente infilata, regalando due gol alla Macedonia. squadra numero 146 nel mondo. Crescerà, da metà campo in su non è male, Pandev e Nestorovski hanno messo più volte paura alla nostra difesa.

 

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Con Nestorovski uscito zoppicando (colpo di De Sciglio) i suoi compagni vogliono salire in cattedra, fanno sogni di gloria e cercano il 3-1. Glielo nega una grande parata di Buffon, che zompa come un esordiente a sviare un colpo di testa. Provvidenziale, non convincente sullo 0-1. Il 2-2 sarebbe stato il risultato più giusto. L’inesperienza della Macedonia torna fuori: prima il rigore sbagliato nel finale con Israele, ora la libertà di Immobile sul 3-2. Ma qui va detto che Candreva, fintando il tiro e crossando al bacio sul secondo palo, fa la cosa più bella di una partita strana.

 

La stranezza è in una formazione che Ventura sbaglia e impiega più di un’ora (troppo) a correggere. Poi, suoniamo pure violini e trombe: la linea verde non tradisce, Belotti sfrutta l’occasione datagli dalla sbroccata di Pellè, peraltro titolare dopo le sbroccate di Balotelli. Ruolo esposto ai quattro venti, quello della punta centrale. Basta non fare di Pellè un mostro o un martire. Ha sbagliato, paga, fine del discorso.

 

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Non esageriamo con violini e trombe: l’Italia ha giocato una partitaccia, se poi è finita bene evviva, ma i dubbi restano. Rispetto alla partita con la Spagna Ventura cambia sei titolari. La voglia di gioventù gli prende la mano a scapito dell’equilibrio, il grande assente di ieri. Con la Spagna il primo tempo era stato penoso. Con la Macedonia, in teoria ben più abbordabile e assai meno tecnica, siamo lì.

 

Altra caratteristica in comune: l’Italia ha bisogno di una sberla per trovare una reazione decente. Prima la papera del totem Buffon, poi il totem che allontana tutti dalla gogna. Ma stiamo parlando di uno stato d’animo collettivo, di crolli e risalite della psicologia. Da una squadra vera, vecchia o giovane che sia, ci si aspetta un altro atteggiamento. Ho apprezzato la franchezza di Verratti, che s’è accusato coram populo.

 

Giampiero VenturaGiampiero Ventura

Qui è meglio essere chiari: se Verratti è il futuro del nostro centrocampo (e per ora non se ne vedono altri) bisogna metterlo nella posizione in cui dà il meglio e affiancargli almeno un recuperatore di palloni. Cosa non avvenuta in Macedonia. Non è con Bonaventura e Bernardeschi ai lati che si tutela il centrocampo e Verratti in particolare. Per giunta con Bernardeschi a destra, e poi se Paulo Sousa a Firenze lo fa giocare col contagocce un motivo ci sarà pure.

 

In pratica, non avevamo centrocampo. Ogni contropiede della Macedonia creava un pericolo alla nostra difesa. Tanto per cambiare, dopo l’1-1 nato da un pallone perso da Verratti, il 2-1 nasce da un pallone perso in fotocopia da Bernardeschi. Questi errori sono costati due gol, ma non dimentichiamo la traversa colpita da Nestorovski con Buffon battuto né altri interventi di Buffon, a partire dall’uscita bassa su Pandev dopo soli 2’. Sotto per un destro al volo di Belotti, la Macedonia ha pian piano capito il punto debole dell’Italia e lì ha spadroneggiato.

 

VERRATTIVERRATTI

M’aspettavo che Ventura prendesse una decisione nell’intervallo, facendo entrare Parolo o anche Benassi, più di De Rossi vocato alla corsa. Dopo più di un’ora s’è deciso. Francamente non l’ho capito, perché nel primo tempo la squadra da lui scelta non aveva fatto granché e sembrava opportuno correre ai ripari prima del patatrac. Immobile evita che la Spagna vada in fuga, ed è molto, credete, quasi troppo per quel che s’è visto.

 

La prossima è col Liechtenstein, in apparenza morbidissimo. Di quelle che una volta si definivano da goleada. E forse sarà così, se l’Italia cresce. Per tornare a Verratti, bisogna insistere. O gli si cambiano i compagni di centrocampo o gli si cambia posizione: più avanzata, con De Rossi alle spalle. Bene le due punte, disciplinato nella spinta De Sciglio, sempre utilissimo Candreva, bene lo scampolo di Sansone, da tener presente in futuro.