DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. TISANE, RIPOSO, DIETA COSÌ IL 38ENNE TOTTI RISCRIVE LA CHAMPIONS
Matteo Pinci e Enrico Sisti per “la Repubblica”
Certi regali al mondo non si possono incartare. Sono giocate di prima a occhi chiusi, colpi sotto, lanci, assist, corse, sorrisi, semplicità, coraggio, ostinazione, autoironia. La rete dell’Etihad, la più “vecchia” della Champions League, è un dono a cielo aperto che persino Manchester, metà della quale era stata ridotta da quel gesto di Totti a una “sad city” tetra e preoccupata, non ha potuto fare a meno di apprezzare. Il talento dei grandi è un patrimonio planetario, ce ne accorgiamo negli stadi inglesi, se ne infischia delle frontiere, possiede facoltà rigeneranti, esalta ciò che lo circonda, pubblico, società, cultura, ambiente.
Forse addirittura lo migliora. Il protagonista, “the greytest”, come lo hanno definito ieri i tabloid, il fenomeno diversamente giovane, il grigio per età che è rimasto ragazzino nel cuore, che ha scoperto la più inattesa delle adolescenze di testa e forse, perché no, anche di gambe, è quel Peter Pan di 38 anni che ha imparato a gestire l’impossibile desiderio che il tempo non passi, che esista soltanto un eterno, verde presente delimitato da righe bianche: «Lui si sente 28 anni, è una forza della natura», ha detto Garcia. Totti non vuole smettere, non può, non vede perché.
totti gioca a calcio sulla spiaggia
Un atleta tecnicamente definito «patologico» (ossia passato in sala operatoria) come si gestisce? Cosa fa per conservarsi? Per essere pronto ad esprimere la massima qualità nell’estremo agonismo della Champions? Come può Totti, un campione di quasi 40 anni, gelare gli impulsi nervosi di Kompany, a effettuare uno scatto di nove appoggi, l’ultimo dei quali leggermente più ampio per togliere il tempo a Hart?
La manutenzione della macchina non è importante: è l’unica cosa che conta. È arte quanto le giocate di Francesco, ieri chiamato da Renzi per i complimenti. «Sono stato sorpreso, orgoglioso e contento». La sua revisione annuale inizia in una clinica di Merano, dove i cucchiai non sono quelli diretti ai portieri ma servono per girare le tisane. La dieta è ferrea (dell’amata Nutella sono rimaste le foto).
Una settimana di depurazione, trattamenti, erbe drenanti per smaltire i liquidi in eccesso, massaggi rilassanti. La professionalità diventa l’elemento condizionante dell’intera giornata: chi dorme a Trigoria è spesso svegliato dall’auto di Francesco, la prima ogni mattina a varcare il cancello: colazione al bar del centro sportivo con pane e marmellata, due chiacchiere col barman, il custode, il magazziniere, il portinaio, uno sguardo ai giornali. In allenamento si affida a Vito Scala, il preparatore e l’amico.
Al contrario di Zeman, che non gli concedeva sconti, Garcia ha capito che dosarne le forze sarebbe stata la sua forza. Con il francese Totti gioca in media 65 minuti a partita: in 7 occasioni è uscito tra il 72’ e il 77’, in 3 dopo l’80’, 6 volte è entrato partendo dalla panchina. Solo 8 match li ha giocati per intero: usurare la macchina non serve a migliorarne le prestazioni. I tempi di recupero sono cruciali soprattutto per le articolazioni, ossia per quei punti del corpo meno vascolarizzati dove vanno a depositarsi le angosce dello scheletro, l’artrosi, le tendinosi, le infiammazioni, tutto ciò che tende a cronicizzarsi dopo migliaia di minuti passati a esaltare la gente e a prendere botte.
Nel raffinato ragionamento delle cellule di un campione adulto sono quasi più importanti le pause, il silenzio, la notte, di quanto non lo siano le partite, gli allenamenti, la luce del sole. Totti teme l’horror vacui del dopo, di quando smetterà, e più gioca più questa sensazione s’ingrandirà. E non sarà tanto il dispiacere di dover rinunciare alla fascia di capitano o alla musica della Champions: forse gli mancherà di più il rumore secco dei tacchetti degli scarpini sul pavimento degli spogliatoi prima che l’arbitro venga a chiamare la squadra, quel sentirsi pronti ed emozionati sempre allo stesso modo: è la paura di allontanarsi dalla propria anima, dalle sue radici, dalla maglia, da se stesso.
Ha vissuto periodi così neri, Francesco, è stato così terribilmente malandato, fra caviglie, schiena e ginocchia, che chissà quante volte si sarà guardato allo specchio e avrà pensato: «E adesso?». Ci vuole carattere e il fanciullino dentro per non chiudere bottega. Dei 38 gol europei, guarda caso, gli sta a cuore quello segnato al volo di sinistro allo Shakthar Donetsk nel 2006. La felicità era una leopardiana assenza di dolore: «Fu il primo di sinistro dopo l’operazione alla caviglia, solo dopo quel gol ebbi la sensazione che la gamba era uscita dal tunnel ». Sono passati otto anni da quell’evento liberatorio. Lui è ancora qui. Tottimo e abbondante.
2. NON PIÙ SOLO RE DI ROMA: TOTTI, UN GOL CHE ALLUNGA LA VITA E CAMBIA LO STATUS ZITTISCE IL CITY, SEDUCE GLI INGLESI E STUPISCE IL MONDO
Giulia Zonca per “la Stampa”
A 38 anni deve essere esaltante scoprire che puoi stupire ancora e non si tratta solo di un gol leggendario all’età della pensione calcistica ma di una vera e propria apoteosi. Il mondo ha scoperto Totti e sembra pazzesco che sia successo solo ora. Eppure per certi versi è così.
Fino a martedì per gli inglesi lo stile italiano era Pirlo, «The Maestro». L’uomo che accarezza il pallone, che non parla, che posa nella vigna di famiglia e che, con barba lunga e occhiali scuri, si trasforma in icona «cool» tanto da rivaleggiare con David Beckham. Francesco Totti era più o meno considerato «quello che si ostina a giocare per la Roma», il fenomeno che non ha mai voluto cambiare maglia e dimensione, uno che è stato bravo e ha persino vinto un Mondiale per poi rimanere semplicemente in circolazione, a Roma, in casa sua.
the sun totti eclipse of the hart
Insomma il Pupone valutato come una gloria in campo, così poco temuto da ispirare tweet irriverenti. «Benvenuti a Manchester, Totti non ha mai segnato in Inghilterra, vero?». Lui si è fatto caricare dalla frecciata, il City si è fatto travolgere dalla sua classe e lo scambio è continuato. Il City augura un buon rientro, la Roma ringrazia e fa il verso: «Vi aspettiamo a dicembre, non avete mai segnato in Italia, vero?». E dall’altra parte cercano di uscirne al meglio: «No, ma come ben sapete c’è sempre una prima volta». Fine dell’umorismo diplomatico e inizio di un nuovo mito per la Gran Bretagna: l’eterno Totti.
the sun totti eclipse of the hart
Alla sua età Henry, Raul e Shevchenko sono lontani dalla Champions e lui resta l’uomo da battere. «Vintage», come lo definisce il «Telegraph» e si sa che il vintage autentico è raro e costa carissimo. Per la prima volta la logora domanda: cosa sarebbe diventato Totti lontano da Roma non ha più senso. Magari avrebbe vinto di più se avesse accettato a suo tempo le offerte del Real Madrid, ma non ci sono certezze e l’unico dato sicuro è cosa è diventato Totti restando a Roma: un dio del pallone. Un nome, un marchio, un punto di riferimento, un esempio, un calciatore che riceve la telefonata del presidente del consiglio con i complimenti. E l’omaggio di Renzi non è certo l’unico.
francesco totti calcio d'angolo
Totti ha retto gli urti delle stagioni in cui il sospetto che fosse diventato ingombrante per la sua squadra era piuttosto fastidioso. Come tutti i giocatori speciali condiziona il sistema che gli gira intorno. Alla Roma non si può prescindere da Totti, però a un niente dal corto circuito il totem ha smesso di essere un problema: la fase dei dubbi è passata e a Garcia resta da gestire un talento smisurato a cui (quasi incredibilmente) non si abbina un ego senza confini. Totti è riverito, in campo e fuori, ma sa dosare ambizioni e presenze. Merito anche dell’allenatore che ha mescolato l’ultima generazione all’esperienza di chi altrove era già considerato ex. La Roma ha rivitalizzato Maicon, sa prendere il meglio da Ashley Cole. Altrove i ripescati sembrano bolliti, tra i giallorossi rinascono. E il fatto che Totti sia proprio lì non è una coincidenza.
È diventato un modello perché ha iniziato a 16 anni e non è logoro, ha debuttato quando Destro e Florenzi avevano 2 anni scarsi eppure coabita con loro, ha cambiato ruolo e ha preso il meglio da ogni spostamento. Ala con Zeman, falso 9 con Spalletti, playmaker con Capello e genio con Garcia. Se fosse andato via da Roma si sarebbe fermato prima. Magari con qualche trofeo in più ma senza il gol che ha segnato a 38 anni, 3 giorni e un nuovo status: King Totti. Non solo re di Roma.
3. TOTTINTERNATIONAL
Jacopo Granzotto per “il Giornale”
Dieci anni di meno. Il pupone, per gli inglesi Maestro, Eternal Totti, Italian Legend, Classy Veteran se la ride pacioso. Col Verona un paio di dribbling, che non sono proprio nel suo dna. Martedì col City il mezzo cucchiaio, appoggi al bacio, nessuna caduta non provocata. Applausi. Aveva visto bene Rudy Garcia: è ringiovanito, cambiato Francesco Totti, Totti Eclipse of the Hart (magnifico gioco di parole su celebre canzone di Bonnie Tyler dei soliti inglesi), a 38 anni sembra essersi sdoganato dall'essere giallorosso e basta. Mondiale a parte (non l'ha mai sentita veramente sua quella coppa) ha finalmente titoloni fuori dal grande raccordo anulare.
Non è mai troppo tardi e l'impresa inglese sembra l'antipasto di una possibile stagione da incorniciare; ora Totti è il bomber più anziano d'Europa. Poi, in caso, si vedrà. E gli inglesi chiedono scusa. Già. Il Daily Telegraph («Totti gamba relativa ma visione di gioco sconfinata») ricorda l'incauto cinguettio del Manchester City, che faceva notare come non avesse mai segnato in Inghilterra, «inopportuno e irrispettoso verso un uomo che a Roma blocca il traffico».
Ora per fare meglio di Puskas, e diventare il più anziano marcatore non solo in Champions league, Totti dovrebbe superare gli ottavi di finale e segnare nei quarti in programma ad aprile. E, intanto, Garcia ha annunciato che in dicembre, ritorno con il City, rientreràò Kevin Strootman a dare una mano. Era proprio destino. Totti, che non era riuscito a festeggiare con un gol i 38 anni contro il Verona, si è rifatto con gli interessi nella città dove visse la più grande amarezza sportiva, Manchester United-Roma 7-1 del 10 aprile 2007.
Ricordando soprattutto Giggs. Aveva superato la trentina già allora, Pjanic era minorenne, Florenzi giocava e poco negli Allievi, Rudi Garcia allenava il Digione in Ligue 2: sembra passata una vita. Ma a ben guardare la leggenda italiana non predica nel deserto, piuttosto sembra fare tendenza e non solo per il dito in bocca.
Molti dei vecchietti terribili della Champions attuale appartengono, infatti, alla classe '78: da Frank Lampard a Didier Drogba, tornato quest'anno al Chelsea; da Claudio Pizarro, attaccante del Bayern Monaco, a Gigi Buffon che barcolla ma non molla. Sarà quella musica, sarà che è un palcoscenico secondo solo ai campionati del mondo per importanza, saranno gli stadi pieni, fatto sta che Francesco sembra tornato ragazzino in tempo utile per non perdere il treno, l'ultimo. La Juve non ringrazia. A tre giorni dal big match allo Juventus Stadium per Allegri e i tifosi bianconeri c'è da essere preoccupati.
La Roma avrà un giorno in più per preparare il big match e Totti sarà in campo dall'inizio accanto a Gervinho, che in serie A si sente a suo agio. E a poco sembra servire il diplomatico annuncio di Totti alla vigilia della partita («Siamo la seconda forza del campionato. È normale che...».), se proprio una settimana fa aveva dichiarato «colmeremo il gap!». A Trigoria Garcia avrebbe già scommesso una cena fuori porta che i suoi non perderanno testa e partita. Di solito il francese non azzecca solo i cambi.
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