DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Andrea Montanari,Federica Venni,Luigi Bolognini per “la Repubblica” - Estratti
Scoccano domani i due anni esatti alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. E si accelera il conto alla rovescia che un preoccupatissimo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vorrebbe fosse ben presente a tutti. Lui stesso ha proposto un tabellone elettronico all’ingresso della Valtellina per battere il tempo agli interessati e consentire di arrivare pronti con impianti e infrastrutture.
Possibilmente senza (altre) figuracce. Uno slalom specialissimo fra preventivi dei costi polverizzati dall’aumento dei prezzi delle materie prime, difficoltà burocratiche e ricorsi che hanno ritardato l’apertura di cantieri. Più cambi di programma e improvvise marce indietro.
Come quella, clamorosa, della pista di bob a Cortina. Sono passati quasi cinque anni dal giugno 2019 quando fu assegnata all’Italia l’organizzazione dei Giochi 2026. Quattro governi (due Conte, Draghi e Meloni). Due decreti della Presidenza del Consiglio, uno nel 2020 e l’altro nel 2023. Due amministratori delegati della fondazione Milano Cortina 2026 (Vincenzo Novari e Andrea Varnier).
E la società che si occupa di realizzare le infrastrutture, guidata da Luigi Valerio Sant’Andrea, che il governo ha nominato commissario per sette opere, costituita solo a giugno 2021. Nel frattempo, i costi dei 111 interventi previsti (46 sportivi, 54 infrastrutturali e 11 di altro genere) sono saliti a 3,6 miliardi rispetto ai 2,8 del primo decreto. Di questi, 3,2 sono già finanziati e il governo si è impegnato a coprire i 400 milioni che mancano.
Pur di accelerare, pochi giorni fa il governo ha affidato ad Anas il ruolo di commissario per cinque infrastrutture in Lombardia: quattro stradali e una ferroviaria. A Bormio, in Valtellina, c’è sollievo dopo la conferma del bob a Cortina: «Significa che resteranno qui lo sci alpino, sulla pista Stelvio, e lo scialpinismo, disciplina al debutto olimpico, di cui in questi giorni ospitiamo i Mondiali Juniores», sorride Samanta Antonioli, assessore con delega ai Giochi, ex azzurra di sci, specialità discesa libera.
Ma anche sulla pista resta molto da lavorare: «Va allargata nella parte finale per migliorare l’area arrivi. E demoliremo le tribune attuali perché in quella zona, usando anche un vecchio stabile delle funivie ora abbandonato, nascerà Ski Stadium». Sul quando, Antonioli fa professione di fiducia: «Inizieremo a primavera, ce la faremo ». Stesso calendario per ristrutturare il polifunzionale Pentagono e per il rifacimento degli impianti sparaneve. Anche a Livigno bisognerà sbrigarsi: sempre in primavera partirà l’allestimento della pista per le prove di snowboard nella zona del Mottolino, mentre sul versante Carosello bisognerà migliorare il rush finale per il freestyle.
A Milano, costi in salita e tempi corti non vanno d’accordo. Così, dopo che la Fiera di Rho-Pero ha già previsto un cambio di architettura e allestimenti per ospitare le gare di pattinaggio di velocità sul ghiaccio, adesso dovrebbe aprire i suoi cancelli anche all’hockey femminile. Causa effettivi costi di ristrutturazione, infatti, è appena naufraga ta l’ipotesi di destinare a questo sport l’ex Palasharp.
Su altri fronti ci sono impegni che andranno rispettati: l’Arena di Santa Giulia, che con i suoi 16 mila posti sarà il teatro dell’hockey su ghiaccio maschile, assicura che accenderà i refrigeratori sotto la pista entro la fine del 2025. A che prezzo, però? In linea con la tendenza generale anche qui si è passati da un costo preventivato di 180 milioni a uno di 250. In soccorso dovrebbero arrivare fondi pubblici.
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