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SINNER HA LE CARTE PER CONVINCERE I GIUDICI DEL TAS. UN ASSIST GLI ARRIVA ANCHE DALLA SENTENZA HALEP: LA GIOCATRICE ROMENA ERA STATA FERMATA PER “UN INCAUTO UTILIZZO DI UN INTEGRATORE CONTAMINATO” - NELLO SPIEGARE PERCHÉ LA SQUALIFICA È STATA RIDOTTA DI 39 MESI, SI LEGGE CHE “HALEP AVREBBE DOVUTO CAPIRE I LIMITI DELLE QUALIFICHE DELLA SUA FISIOTERAPISTA”. LA VICENDA SINNER E’, INVECE, DIVERSA...

Gianluca Moresco per “la Repubblica” - Estratti

 

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Paura di essere a un passo dal baratro, di vedere la carriera stravolta da una condanna per doping. Poi le preoccupazioni di Jannik Sinner si sono trasformate in fiducia, nella convinzione di venire fuori dall’incubo pulito. Il numero uno del tennis ha ora possibilità molto concrete di essere definitivamente assolto dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna dove è chiamato a rispondere al ricorso presentato dalla Wada.

 

Sintesi dell’evento che può cambiare la storia dello scontro tecnico e giudiziario dove Sinner è al centro del dibattito tra avvocati di diritto internazionale ed esperti di doping. Il Tas ha reso note le motivazioni della decisione con cui ha ridotto da quattro anni a nove mesi la squalifica di Simona Halep, tennista ex numero 1 del mondo. La giocatrice romena era stata fermata a marzo per “un incauto utilizzo di un integratore contaminato” a base di Roxadustat.

 

simona halep

Nello spiegare perché la squalifica è stata ridotta di 39 mesi, si legge come secondo i giudici “Halep avrebbe dovuto capire i limiti delle qualifiche della sua fisioterapista e non può giustificare la mancata consultazione di uno specialista e l’affidamento di un compito così delicato a una persona senza necessarie competenze mediche”. Sospensione blanda, per mancata verifica dello staff.

 

Ecco, questo passaggio segna un confine molto marcato tra la storia della giocatrice e la vicenda in cui è coinvolto Sinner. A spiegarlo sono alcuni dei massimi esperti internazionali in materia di doping: dalla parte del giocatore c’è la maniacalità con cui ha costruito non solo la sua crescita in campo ma anche e soprattutto il gruppo di lavoro che per Jannik rappresenta casa e famiglia, punto di partenza e ritorno di una vita da campione che certo non lesina stress. In questo staff, Giacomo Naldi, 33 anni, e Umberto Ferrara, 55 anni, sono gli uomini al centro della tempesta doping che ad agosto ha colpito l’azzurro.

simona halep

 

Entrambi allontanati dallo staff, sostanzialmente cacciati da casa Sinner. La positività al Clostebol è stata causata dall’utilizzo di uno spray, il Trofodermin. In Italia, a differenza di altri Paesi, il farmaco non necessita di ricetta e tecnicamente viene indicato come farmaco sop, ovvero senza obbligo di prescrizione. Ferrara acquistò lo spray. Sulla confezione è indicato da un pittogramma che può determinare positività ai test antidoping.

 

Naldi lo utilizzò per curarsi una ferita a un dito. Un passaggio diabolico che avrebbe poi provocato la positività del giocatore entrato ovviamente in contatto con i trattamenti del fisioterapista. Fiducia nelle persone scelte, senza mai dimenticare la certificazione delle loro capacità. Giacomo Naldi ha una laurea in osteopatia, Umberto Ferrara una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche. Documenti che fanno cadere di schianto l’eventuale accusa di negligenza nello scegliere i collaboratori.

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