DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
QUI LO STUDIO DELLA QUEEN MARY
http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/14498596.2016.1138246?journalCode=tjss20#.VtgrtrfhC70
Ilaria Betti per www.huffingtonpost.it
Nessuno sa con certezza chi si nasconda dietro quel nome. Banksy, uno dei più popolari artisti di strada del mondo, è sempre riuscito a tenere segreta la sua identità, lasciando solo le sue opere come segni del suo passaggio. Gli scienziati della Queen Mary University di Londra potrebbero, però, averla finalmente scoperta: secondo le loro indagini, il celebre Banksy sarebbe Robin Gunningham, un nome già saltato fuori in un'inchiesta del 2008.
Operai al lavoro per coprire il lavoro di Banksy 6
Gli studiosi si sono serviti del cosiddetto "profilo geografico criminale", una tecnica investigativa che ha lo scopo di scovare l'autore di una serie di reati analizzando i dati geografici ad esso correlati. Il luogo in cui si consuma un crimine, in cui la vittima è stata avvicinata o vista per l'ultima volta, è fondamentale per gli investigatori e può fornire informazioni preziose per la risoluzione di un caso. Allo stesso modo, gli scienziati hanno studiato la "geografia di Banksy", confrontando i posti in cui sono comparsi i suoi graffiti e gli spostamenti di Gunningham, trovando un riscontro effettivo.
BANKSY STUDIO INTERVIEW MID SHOT jpeg
L'area presa in considerazione è stata quella di Londra e di Bristol, probabile luogo di residenza dell'artista. A finire sotto l'occhio degli studiosi sono state 140 opere sparse tra le due città. I graffiti hanno permesso di individuare alcuni "punti chiave" come pub, parchi o indirizzi specifici che sono risultati essere posti frequentati da Gunningham.
Già nel 2008 il Mail on Sunday aveva diffuso la notizia dell'identità di Banksy facendola corrispondere a Robin Gunningham, allora trentaquattrenne di Bristol con la passione del disegno. La voce fu poi smentita. Nel corso degli anni, c'è chi ha ipotizzato che dietro il nome del celebre street artist si celasse una donna o un collettivo di artisti. La ricerca della Queen Mary University potrebbe riaprire il dibattito, accreditando scientificamente la prima ipotesi.
Gli studiosi si sono detti soddisfatti per l'uso fatto della tecnica del profilo geografico criminale. "Il nostro studio dimostra che questo metodo può essere utilizzato come modello per riuscire a collegare piccoli atti di terrorismo ai loro autori - hanno spiegato -. Può applicarsi, dunque, anche ai problemi più complessi del mondo reale".
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO…
URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…