“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
Arrivare sul precipizio, guardare di sotto e provarne le dovute vertigini, eppure sfangarla. Anche se solo ai rigori, anzi all’ultimo rigore, quello di Bonucci. La Juventus è in finale di Coppa Italia, come da universale pronostico, ma la notte di San Siro, in uno stadio quasi a maggioranza juventina, ci racconta che sotto le maglie interiste palpita ancora qualcosa.
Perché la gara finisce 3-0, pareggiando il risultato dell’andata, e nessuno l’avrebbe immaginato, e forse è un piccolo passo per ritrovare una squadra sparita. Gara dai contorni epici, dall’inizio alla fine.
Già il gol che apre la partita, dopo 16’ sotto una pioggia inesorabile, è un piccolo evento. Perché nasce da un contrasto vigoroso e ai limiti dell’irregolarità di Medel su Hernanes al limite dell’area (anche se il Profeta ha già perso palla per un controllo sbagliato), e vedere pressing alto e tackle furenti è una novità per questa Inter; poi la battuta di destro di Brozovic fissa l’1-0, ed è il primo gol interista alla Juve in questa stagione. Ne arriveranno altri due, perché di fatto non c’è partita, non c’è confronto.
La Juve è imbottita di riserve (solo Bonucci titolare e 7 novità rispetto a domenica), ma subisce la gara, è molle, svagata nel tenere le distanze tra le linee e incapace di tenere il pallone, infatti concede seconde e terze giocate all’avversario, che in avvio quasi non si capacita di tanta grazia. Del resto è un’Inter più che convalescente, anzi ancora malaticcia, nella prima parte manovra come camminando sulle uova, attenta a non commettere i soliti erroracci, appoggiandosi a un nuovo tridente ma ancora alla ricerca di sé.
Poi l’1-0 fa saltare tappi e depressioni, regala un’Inter che gioca d’improvviso al calcio, ispirata da Brozovic a tutto campo e dai tre attaccanti che col passare dei minuti trovano giocate, incroci, intesa, osservati da un malinconico Icardi, che Mancini lascia in panca a meditare. Il primo a svegliarsi è Ljajic (traversa al 25’) poi arriva la prima invenzione di Eder in un mese da interista, slalom con assist che Ljajic calcia sull’esterno rete.
Si va al riposo con 7 tiri in porta a 0 per l’Inter e la rumba continua nella ripresa con l’azione mirabile del 2-0: tacco di Eder, palla in corridoio di Ljajic, cross radente di Eder da destra e Perisic sentenzia sul secondo palo (4’). Ora che tutto è possibile l’Inter apre il cuore, ma si distrae e lascia a Morata l’imbucata per Zaza, ma il destro del centravanti squassa il palo (9’), mentre poco dopo un furente Allegri torna alla difesa a 3 inserendo Barzagli.
Serve a poco, perché la ripresa è solo Inter (almeno due occasioni per Ljajic e D’Ambrosio), grazie a un Perisic scatenato che al 36’ inchioda Rugani sulla linea di fondo e guadagna il rigore che Brozovic trasforma per il 3-0 della catarsi.
È addirittura Neto a evitare il quarto, con una deviazione formidabile sulla volée di Perisic al 90’, e nei supplementari, con Pogba in campo, Neto che devia ancora su Perisic (5’ pts), le forze che abbandonano tutti e Mancini che si tiene la terza sostituzione pensando a Handanovic (ma poi dovrà inserire Manaj per l’infortunato Eder), la gara vira verso la Juve. Ma le due conclusioni di Zaza terminano a lato di un soffio, e al 120’ Carrizo blocca due volte su Morata, l’ultima proprio sulla linea. Poi ai rigori l’unico errore è di Palacio, e Bonucci chiude i giochi.
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